A 20 anni dalla pubblicazione del genoma del topo, sono 240 le mappe del Dna di mammiferi pubblicate finora e raccolte nel progetto internazionale Zoonomia.
I risultati sono pubblicati sulla rivista Science in ben 11 studi completati nell’ambito del progetto coordinato da Elinor Karlsson, del Broad Institute del Massachusetts Institute of Technology e dell’Università di Harvard, e Kerstin Lindblad-Toh, dell’Università svedese di Uppsala.
La missione è quella di studiare il codice genetico umano partendo da quello che sappiamo su quello degli animali. Vuole dire sequenziare e poi mettere a confronto l’intera sequenza di Dna dei mammiferi, dai pipistrelli alle balene, per individuare le caratteristiche che li accomunano accanto alle peculiarità delle singole specie, e per capire cosa rende speciali sia gli umani, sia gli animali dotati di incredibili poteri, come un fiuto super sviluppato o la capacità di ibernarsi.
ra gli 11 sturi, quello guidato Matthew Christmas, dell’Universita’ di Uppsala, e Irene Kaplow, dell’Universita’ americana Carnegie Mellon, ha scoperto che almeno il 10% del genoma umano e’ comune agli altri mammiferi e che 4.500 pozioni di Dna sono quasi perfettamente conservate in oltre il 98% delle specie studiate.
“Abbiamo prodotto una tale quantita’ di dati – ha detto Lindblad-Toh – che potranno essere utilizzati per studi sull’evoluzione e ricerche mediche per molti anni a venire”.
Lo studio stima che almeno il 10,7% del genoma umano sia evolutivamente conservato rispetto alle ripetizioni che si evolvono in modo neutro. Vuole dire che almeno il 10% del genoma umano è comune agli altri mammiferi e che 4.500 pozioni di Dna sono quasi perfettamente conservate in oltre il 98% delle specie studiate.
Le ricerche hanno permesso di determinare che la grande diversificazione dei mammiferi è avvenuta molto prima dell’estinzione dei dinosauri e di identificare alcune mutazioni specifiche presenti nell’uomo.
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