Articolo pubblicato a febbraio 2023
Il 2022 appena concluso, per gli amanti o semplici appassionati di UFO – ricordiamo la sigla indica Unidentified Flying Object – è stato un anno particolarmente interessante sotto vari punti di vista dato che, ad esempio, si sono tenute le prime audizioni parlamentari pubbliche in mezzo secolo che hanno visto come protagonista una sottocommissione dell’Intelligence Committee della Camera dei deputati della capitale statunitense (link articolo Sole 24 Ore ).
In quella sede, oltre alla politica, si sono appunto scomodati anche la marina militare ed il Pentagono per discutere di un video, fino ad allora secretato, relativo ad un avvistamento di un oggetto sferico che sfreccia di fianco ad un F-18.
Una notizia del genere può aver causato comprensibilmente un certo entusiasmo tra i “believer” e non è così strano che le segnalazioni complessive pervenute sul tavolo del governo americano siano triplicate rispetto al 2021 arrivando a quota 510.
Al di là del numero assoluto, comunque significativo per il picco di crescita, nello scorso report firmato dal direttore dell’intelligence nazionale americana emerge un dettaglio più curioso: la maggior parte delle segnalazioni proviene da piloti dell’Aeronautica e dalla Marina a stelle e strisce, non da comuni civili.
Sebbene buona parte degli avvistamenti vengano spesso definitivi privi di valore trattandosi di volatili, droni o addirittura eventi atmosferici, più della metà del totale rientra in quella categoria per cui non esistono al momento delle spiegazioni plausibili, venendo definite con il nuovo acronimo che sta sostituendo gli UFO, vale a dire UAP: Unidentified Anomalous Phenomena.
La nuova denominazione sposta quindi la connotazione di questi eventi dal solo e classico stereotipo dell’oggetto volante, andando a generalizzare l’anomalia non identificata che trova riscontro anche nel nome dell’organo istituito dal Pentagono con il compito di monitorare tutti i fenomeni registrati anche nell’acqua e nello spazio, noto come All-domain Anomaly Resolution Office (Aaro).
Ad ogni modo, detto che quelle a cui abbiamo fatto riferimento poc’anzi sono le segnalazioni ricevute direttamente dal governo americano, nulla ci vieta di prendere in esame dei dati un po’ meno “seriosi” – ma comunque a tema – come abbiamo fatto già in passato.
Per farlo, questa volta ci siamo serviti dei numeri messi a disposizione da DataWorld con riferimento al National UFO Research Center di cui sono riportate le segnalazioni dal 1969 fino al 2021.
Nell’infografica interattiva che segue (cliccando sui grafici è possibile filtrare gli altri per un’esplorazioni iterativa) sono stati rappresentati tutti gli avvistamenti registrati dal punto di vista dell’anno dell’evento, della forma più comune, del mese dell’anno e dai principali paesi di osservazione.
Mettiamola così: per gli amanti delle serie tv e della materia, si capisce subito dalla progressione temporale che potrebbe esserci un non trascurabile effetto X-Files a partire dai primi anni ’90 come potenziale catalizzatore di interesse per l’argomento, dimostrato dal fattore moltiplicativo di quasi dieci volte tra i 336 avvistamenti del 1990 e i 3102 del 1999.
Gli anni seguenti sono poi stati un continuo crescere fino ad arrivare agli 8761 del 2014 come culmine assoluto, prima di tornare ai 3362 del 2021, su numeri in linea con quelli di inizio millennio, anche se nel 2020 si è registrato il quarto valore più alto con 7299 episodi.
Per chi è familiare con i social media e si interessa dell’argomento in maniera scherzosa, non sarà una sorpresa scoprire che la quasi totalità delle segnalazioni proviene dagli Stati Uniti, un po’ come riportato nella vignetta/meme in cui l’intero globo terrestre viene normalmente rappresentato in un’ipotetica mappa per alieni con i soli USA emersi dall’acqua a differenza di qualunque altra nazione.
Per quanto riguarda invece le forme che vengono osservate c’è sicuramente più eterogeneità anche se al primo posto il generico fascio di luce riscuote sempre un grande successo, forte di oltre 27mila segnalazioni andando di fatto a doppiare la forma circolare che si piazza al secondo posto a quota 14mila, precedendo quella triangolare con poco più di 12mila.
Se invece vi voleste dedicare a questa particolare forma di “watching”, stando ai dati, vi converrebbe puntare all’estate dato che sono i mesi caldi (almeno nel nostro emisfero) quelli più gettonati, con luglio che la fa da padrone dall’alto dei suoi oltre 15mila casi.
Insomma, fra luglio e Stati Uniti, c’è tutto l’occorrente per un altro momento nostalgia – sempre degli anni ’90 – ma in salsa cinematografica che ci riporta all’iconografico Indipendence Day nel quale venivano narrate le vicende di un’immaginaria, e quasi riuscita, invasione aliena della Terra, corredata anche dalla distruzione di parecchi monumenti simbolo americani, sempre per non dimenticarci che se non siamo soli nell’universo, di sicuro non risultiamo tutti interessanti in egual misura.
Restando in tema di fantascienza, ma questa volta letteraria, prima di congedarci non ci resta che segnalarvi un’altra opera molto meno rocambolesca ed esplosiva della precedente che tratta l’avvistamento ed il successivo contatto con un oggetto alieno attraverso una scrittura caratterizzata dall’elevata plausibilità scientifica, tipica dell’autore che l’ha concepita.
Stiamo parlando di “Incontro con Rama” – facente parte di un ciclo noto come la Serie di Rama – scritto da Arthur C. Clarke (molto più noto al grande pubblico per 2001 Odissea nello spazio, e relativa quadrilogia) nel 1972 che rappresenta uno dei, se non il miglior esempio di fantascienza hard intesa come connubio tra argomenti di fantasia abbinati ad un’enfasi per il dettaglio scientifico-tecnico e la relativa accuratezza.
Senza anticipare nulla di significativo della trama, tutta la vicenda prende il via grazie al sistema di guardia spaziale (che sarà in grado di captare l’oggetto non identificato) costruito dall’umanità a seguito alla caduta di un enorme meteorite verificatasi l’11 settembre 2077 portando morte e distruzione nella Pianura Padana, neanche a farlo apposta, a pochi chilometri da chi sta scrivendo questo articolo.