New York, martedì scorso, ha superato New Delhi in quanto a contaminazione dell’aria. È così diventata, almeno temporaneamente, la città più inquinata al mondo. Questo è quanto esprime IQAir, società svizzera che studia i livelli atmosferici di inquinamento, registrando per New York una quota di PM2,5 medio pari a 213 μg/m³, successivamente all’arrivo delle nubi di fumo provenienti dal Canada.
Ma la situazione, in quanto ad aria salubre respirata in tutto il mondo, non è delle migliori. Il 99% dell’intera popolazione globale respira aria che supera i limiti di qualità definiti dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). Questo è quanto si legge nel rapporto dell’organismo internazionale, risultato del monitoraggio di più di 6 mila città in 117 Paesi.
I dati sostengono che le persone residenti nelle zone a basso e medio reddito subiscono le esposizioni più elevate al PM2,5 , particolato in grado di penetrare nei polmoni e nel flusso sanguigno, causando impatti cardiovascolari, cerebrovascolari (come gli ictus) e respiratori.
I livelli più elevati di PM2,5 sono stati registrati nelle regioni dell’Africa e dell’Asia centrale e meridionale. Questo si rispecchia nella classifica globale dei Paesi con l’aria più inquinata nel 2022, dove troviamo in prima posizione il Ciad, con quasi 90 μg/m³ medie annuali di PM2,5, 18 volte il limite definito dall’OMS (pari a 5 μg/m³). Viene seguita dall’Iraq (con 80,1 μg/m³) e dal Pakistan (70 μg/m³).
Quanti sono i Paesi europei che rispettano le linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria? Sono solo tre. E no, in questi non c’è l’Italia, che invece la ritroviamo tra le prime in classifica per inquinamento, precisamente al settimo posto, con una concentrazione di PM2,5 pari a 18,9 μg/m3 (quasi 4 volte i limiti di qualità dell’OMS). Siamo dopo la Grecia e prima della Bulgaria. Mentre il Paese più inquinato del vecchio continente è la Bosnia-Erzegovina (con quasi 34 μg/m3).
Nel report, inoltre, si legge che dei 41 Paesi europei che hanno riportato dati nel 2021, 15 hanno registrato un aumento delle concentrazioni medie annuali di PM2,5. Ma non è tutto in salita, ci sono delle zone in cui si è verificata una riduzione. Quella più significativa è stata in Montenegro, passato da 35,2 μg/m3 del 2021 a 15,7 μg/m3 nel 2022 (con una diminuzione di 19,5 μg/m3). Inoltre, in Finlandia, si è registrato il maggior numero di città (20 in tutto) che hanno rispettato il valore delle linee guida OMS. Il Paese baltico viene seguito dal Regno Unito (con 13 città) e dalla Spagna (con 8). Tuttavia, come sottolinea lo studio, nel 2022 la qualità dell’aria in Europa ha beneficiato di un inverno mite che ha ridotto la domanda energetica (tra le responsabili dell’inquinamento aereo).
Ed è proprio su questo punto che si esprime l’OMS. I risultati dello studio, infatti, hanno spinto l’organizzazione mondiale a sottolineare l’importanza di limitare l’uso di combustibili fossili (per carburanti, riscaldamenti, etc.) e nell’adottare altre misure tangibili per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico. L’auspicio è che tali raccomandazioni seguano la scia della transizione ecologica. In Europa, certamente, ma anche nel resto del mondo.
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