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cronaca

Il Signore degli Anelli, il patriarcato e la diversity nell’esercito di Sauron. Il politicamente corretto nell’universo di Tolkien

Forti del divertissement nel mondo di Hogwarts e fiduciosi che la comunità nerd avesse prestato la medesima attenzione ai fantasy di Tolkien e del Signore degli Anelli, ci siamo presi la briga di analizzare un altro dataset, con riferimento appunto alla saga di Frodo e della sua Compagnia.

Occorre fare una premessa: di questi tempi si fa difficile pulire un dataset rispettando le giuste istanze di minoranze o gruppi vari. Per esempio, trovandomi ad analizzare la distribuzione di genere per razza, al momento della categorizzazione confesso di avere sudato copiosamente, e non per il caldo agostano, nel classificare “maschi e femmine” i generi di specie (o razze) la cui conoscenza lato mio non va più in là appunto di quella offertami dai romanzi tolkeniani.

Ammetto insomma di essermi più volte fermato di fronte al dubbio insolubile: ma come è organizzata la società degli orchi?

Il microdataset raccoglie due sezioni: in una vengono riportati i personaggi menzionati nel Signore degli Anelli, con relative informazioni socio-demografiche (nascita, morte, scelta di campo tra Sauron e la Compagnia, genere e colore dei capelli) e nell’altro, invece, con riferimento ai film di Peter Jackson, compaiono il numero di battute che spetta a ciascuno dei personaggi principali nei diversi episodi.

Un po’ come accadeva per il mondo di Hogwarts, anche nella Terra di Mezzo o, più precisamente, in come la si racconta, c’è una sovra – rappresentanza dei buoni che spoilera statisticamente il finale della saga: tra uomini, hobbit ed elfi, infatti, c’è un’abbondanza di personaggioni e personaggiucci, con buona pace di Sauron, costretto negli ultimi giorni di mercato ad arruolare maghi a fine carriera (Saruman) o parametri zero nel mondo degli orchi.

Ma andiamo oltre con serenità perché il dato sul quale vorremmo spendere due parole concerne, non sorprendentemente, la parità di genere. O per maggiore onestà intellettuale, la sua assoluta mancanza nel mondo di Tolkien.

Non sorprende che, nell’universo di personaggi descritti, una stragrande maggioranza (quasi l’83%) sia di sesso maschile.

E la distribuzione di genere è uniformemente distorta all’interno di ciascuna razza:

Spiccano in particolare l’en-plein di maschi nel mondo degli orchi e in quello dei nani, ma i più virtuosi (gli hobbit o mezzuomini) si fermano solo a un 30% scarso di quote rosa.

Insomma, è una sagra della salsiccia bella e buona. Non c’è da sorprendersi se la Compagnia dell’Anello non arruoli tra le sue file alcuna signora.

Passando a considerare lo stato civile dei personaggi (ove menzionato, è un’informzione disponibile nel dataset), anche qui il grafico fornisce informazioni preziose:

Il mondo di Tolkien è, come da attese, piuttosto tradizionalista.

La percentuale di sposati nei vari gruppi fa tuttavia legittimamente pensare che il mondo femminile, più che non esistere, possa essere semplicemente ghostato.

Un piccolo sussulto: nel mondo dei nani e in quello degli orchi ci sono molti più single ma la proporzione di coniugati è tale da aprire comunque una breccia alla speranza o a un’altra linea di ricerca: che ci sia, proprio dove non ti aspetti, una bella quota di coppie omosessuali e matrimoni gay?

L’esercito di Sauron è insomma più arcobaleno di quanto si pensi e ai cancelli di Mordor si raduna un mondo di orchi che vogliono celebrare il loro pride?

Questa lentiggine di ottimismo è subito bloccata da un’evidenza schiacciante: abbiamo considerato i 15 personaggi che, nei film del Signore degli Anelli, hanno a disposizione più battute e l’esito della analisi è impietoso:

Non c’è un ma che tenga: dopo Frodo e Sam che riempiono dialoghi interi alle pendici del monte Fato, travolti dalla resistenza dell’anello prima di essere gettato nel cratere del vulcano, ci sono Gandalf e Aragorn a maramaldeggiare con le parole.

L’unica presenza femminile in classifica è quella di Eowyin, un dato che ahimè rafforza la tesi della profonda discriminazione: la donna trova spazio infatti solo travestendosi da uomo per partecipare alla battaglia dei campi del Pelennor, non vista dal padre Theoden. A lei viene assegnato lo stesso numero di battute del prode Legolas, elfo silenzioso che passa più tempo a lucidare frecce che a confrontare la sua visione del mondo con quella dei nani.

Addirittura, trova quasi lo stesso spazio di lei Smeagol, cioè Gollum prima di impazzire dalla cupidigia e di cui vengono presentati in un flashback i giorni da caro vecchio hobbit.

Non c’è traccia di Galadriel né di Arwen, protagoniste del mondo elfico, e questo nonostante entrambe abbiano un peso specifico fondamentale nell’opera di Tolkien e, soprattutto, nell’evolvere dell’intreccio.

Ahimè, tanto resta da lavorare nella Terra di Mezzo dove le donne non trovano spazi di rappresentanza: come pensare a una transizione democratica con tutto questo livore maschile che riempie di sé il campo di battaglia?

Il gender gap incombe come un macigno sulle sorti del mondo femminile di Tolkien e i maschi non sembrano voler cedere ilmiotessoro!

 

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