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Gli scienziati non madrelingua inglese vivono o hanno vissuto svantaggi tangibili durante la loro carriera

Monsignore, mi permetta, lei dovrebbe curare un po’ di più il suo inglese, è essenziale.
Non credo! Non mi pare che Gesù Cristo sapesse l’inglese!
Mi perdoni la libertà monsignore… ma lei non è nostro Signore Gesù Cristo.
No, su questo siamo d’accordo. Ma allora, figliolo, perché lei insiste a mettermi in croce di continuo con i suoi rimproveri?

Epica scena di Don Camillo, monsignore ma non troppo, ma c’è poco da riderne oggi. Uno studio pubblicato su Plos Biology e condotto da un team dell’Università del Queensland e dell’Università della California su circa novecento ricercatori di diversa nazionalità ha evidenziato che gli scienziati non madrelingua inglese vivono o hanno vissuto, degli svantaggi tangibili durante la loro carriera. I loro articoli scientifici vengono rifiutati più di frequente dalle riviste importanti e che spesso questi ricercatori non partecipano o non fanno presentazioni orali a conferenze internazionali condotte in inglese proprio per un tema di lingua.

Fino a oggi pochi studi avevano quantificato le conseguenze delle barriere linguistiche sullo sviluppo della carriera dei ricercatori che non sono di madrelingua inglese. Questa survey ha invece esaminato 908 ricercatori nell’ambito delle scienze ambientali, per stimare e confrontare la quantità di sforzo richiesto per condurre attività scientifiche in inglese tra ricercatori provenienti da otto paesi molto diversi dal punto di vista economico. Nel dettaglio veniva chiesto loro di rispondere a un sondaggio online dove si chiedeva di quantificare l’impegno nello svolgere cinque categorie di attività scientifiche: lettura, scrittura, e pubblicazione di articoli scientifici, divulgazione dei risultati e partecipazione a conferenze internazionali. I paesi di provenienza degli scienziati erano Bangladesh, Bolivia, Regno Unito, Giappone, Nepal, Nigeria, Spagna e Ucraina. Bangladesh e Nepal rappresentavano i paesi con una bassa conoscenza dell’inglese e con reddito nazionale medio-basso, il Giappone era il paese con una scarsa conoscenza media dell’inglese ma con un reddito alto; la Bolivia e l’Ucraina sono stati scelti perché paesi con una moderata conoscenza dell’inglese e un reddito medio-basso, la Spagna per la moderata conoscenza dell’inglese e un reddito alto, e infine la Nigeria e il Regno Unito come paesi madrelingua inglese, ma dversi per livello di ricchezza medio della popolazione.

Risultato: gli scienziati non madrelingua inglesi, soprattutto all’inizio della loro carriera, devono dedicare sforzi molto maggiori rispetto ai madrelingua nella conduzione di attività scientifiche, dalla semplice lettura di articoli, alla preparazione di presentazioni in inglese, alla scrittura dei propri paper, alla diffusione dei propri risultati in più lingue. Il 38-39% dei ricercatori provenienti da uno di questi paesi dove la conoscenza dell’inglese fra la popolazione (che significa anche il livello di inglese impartito nelle scuole) è molto basso, ha ricevuto un rifiuto di pubblicazione per problemi linguistici, contro il 14% dei madrelingua. Anche chi non viene subto rifiutato deve comunque sottoporsi a una revisione ulteriore: i non madrelingua hanno 12,5 volte la probabilità di ricevere una richiesta di revisione, solo per questioni di forma.

La metà dei non madrelingua inglese decide spesso di non presentare oralmente i propri risultati in una conferenza, mentre un altro 30% non ci va proprio al convegno. I non nativi ci mettono quasi il doppio del tempo a leggere e capire bene un paper scientifico, e il 50% di tempo in più per scrivere i propri risultati in un articolo.

Nei grafici sopra sono riportati a seconda del livello di conoscenza della lingua inglese (madrelingua, conoscenza moderata e conoscenza scarsa):

– i minuti impiegati per leggere e comprendere il contenuto dell’articolo di ricerca in lingua inglese più recente letto da ciascun partecipante nel proprio campo;
– i minuti necessari per leggere e comprendere completamente lo stesso documento nella propria lingua madre;
– il numero di giorni (presupponendo che siano trascorse 7 ore al giorno) impiegati per scrivere la prima bozza dell’ultimo articolo di primo autore di ciascun partecipante in inglese;
– il numero di giorni che sarebbero necessari per scrivere la prima bozza dello stesso documento nella loro lingua madre;
– la percentuale di paper scritti in inglese la cuiforma linguistica è stata verificata da qualcuno come favore personale prima di sottoporli a una revisione o a una conferenza;
– la percentuale di paper in cui la scrittura è stata verificata da un servizio professionale;
– la percentuale di ricercatori che hanno sperimentato il rifiuto di un paper in lingua inglese scritto per la prima volta a causa della scrittura;
– la frequenza della richiesta di migliorare la scrittura in inglese durante la revisione di articoli in lingua inglese;
– la percentuale di ricercatori che hanno fornito abstract non in lingua inglese di paper in lingua inglese;
– la percentuale di ricercatori che hanno diffuso articoli in lingua inglese in altre lingue:
– la frequenza del non partecipare a una conferenza in lingua inglese;
– la frequenza dell’evitare presentazioni orali a una conferenza in lingua inglese a causa della mancanza di fiducia nella comunicazione. Un ECR (ricercatore a inizio carriera) è stato definito come qualcuno con 5 o meno paper pubblicati in lingua inglese. I numeri a destra di ciascuna barra rappresentano la dimensione del campione.