Nel secondo trimestre di quest’anno si è verificata una diminuzione delle nuove imprese pari al 3,7%. Il calo segue la tendenza dei precedenti anni e si estende per la maggior parte dei settori. Gli unici comparti in controtendenza sono l’industria in senso stretto (che si espande in termini di nuove registrazioni con un +2,7%) e il commercio, che risulta stazionario rispetto al trimestre precedente. Le contrazioni più accentuate si riscontrano per il settore delle costruzioni (qui le nuove imprese sono di otto punti percentuali in meno rispetto al primo trimestre) e per il comparto dell’informatica e comunicazione (parliamo, addirittura, di una riduzione del -8,5%).
Questa è la situazione demografica delle aziende italiane secondo i dati Istat. Un fenomeno che va letto tenendo conto del significativo numero di imprese che questo anno sono incorse nella cessazione della propria attività. Infatti, come descritto dall’Istituto: “il numero totale di fallimenti risulta in crescita sia rispetto al primo trimestre dell’anno, sia rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno”. Situazione che era già stata evidenziata dall’Istat in precedenti rilevazioni, dove si esaminava come il tasso di natalità delle imprese italiane fosse costantemente al dì sotto del tasso di mortalità (o almeno fino al 2021, anno di forte ripresa dopo le prime ondate di pandemia da Covid-19). Ed è proprio tenendo in esame la pandemia (e non solo) che il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, si esprime commentando la mortalità delle aziende italiane: “complessivamente, la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima di tali shock. L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione”.
Tutto ciò si conferma nei dati dell’ultimo rapporto di Confcommercio su “città e demografia d’impresa”, arrivato alla sua ottava edizione. Nello studio si legge che in 10 anni (tra il 2012 e il 2022) sono sparite oltre 99 mila attività di commercio al dettaglio e 16 mila imprese di commercio ambulante. Un fenomeno che ha generato una desertificazione commerciale nelle nostre città. Infatti, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi ogni mille abitanti (un calo di quasi il 20% negli ultimi 10 anni). Ma nell’analisi non si leggono solo note negative: guardando agli alberghi, ai bar e ai ristoranti, si registrano numeri in netta crescita nel periodo considerato (+10 mila unità).
Guardando quindi agli studi di settore, posto che il nostro Paese abbia attraversato (nel recente passato con la pandemia, e con la crisi energetica poi) differenti shock economici, si potrebbe immaginare che i dati sulla demografia d’impresa proseguiranno sulla tendenza negativa di questo ultimo trimestre. L’auspicio è che si mettano in atto politiche connaturate al rilancio delle attività commerciali, tenendo d’occhio (allo stesso tempo) il settore delle costruzioni e il comparto relativo a informatica e comunicazioni, che hanno dimostrato il peggior calo in termini di natalità d’impresa.
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