Italia al quinto posto con la Cina nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Lo dicono i dati Ocse del 2023, che certificano come, in quasi tutti i Paesi del mondo, la disoccupazione giovanile è molto più alta rispetto a quella che riguarda tutta la popolazione dei lavoratori.
Chi è in cima alla classifica?
La Spagna, con un tasso di disoccupazione giovanile pari al 27,4% (il più alto dell’Ocse, i paesi più ricchi del mondo). Il motivo per cui il Paese iberico registri un giovane adulto su tre senza un’occupazione può essere rintracciato nella mancata corrispondenza tra le qualifiche scolastiche e il mercato del lavoro. Inoltre, la dipendenza da contratti temporanei e da settori stagionali (come il turismo) fanno da volano al persistente alto tasso di disoccupazione registrato nei vari gruppi demografici del Paese. Una faccenda che del resto accade anche nella nostra penisola. Difatti, seppur distanziati da sei punti percentuali, l’Italia, al seguito della Spagna, si attesta tra le peggiori nella classifica di giovani adulti non occupati. Una posizione del resto condivisa con la Cina, che a giugno di questo anno ha annunciato il tasso di disoccupazione giovanile al 21,3%. Pochi anni prima, a maggio del 2018, era inferiore al 10%. Un aumento vertiginoso, spiegabile con una complessa fase di rallentamento dell’economia cinese.
Collegato a questo fenomeno – come se non bastasse – c’è anche un’aggravante di genere. Infatti, nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE, è comune che le giovani donne abbiano un tasso di disoccupazione più alto rispetto ai giovani uomini. Una tendenza che riguarda tutte le fasce d’età, dove la quota di non occupate è del 6,3% per le donne e del 6% per gli uomini.
Oltre alle motivazioni già citate, guardando agli ultimi anni, avvenimenti come la pandemia da Covid-19, la guerra tra Russia e Ucraina e la successiva crisi energetica, hanno solo aggravato la situazione. Ed inoltre, sotto un profilo socioculturale, bisogna tenere a mente che tali vicende storiche sono state concomitanti con il periodo cruciale per la carriera di quei lavoratori e lavoratrici che si avvicinavano per la prima volta al mercato del lavoro, esplorando il mondo delle aziende. Essere stati esclusi dalle loro occupazioni iniziali potrebbe aver smorzato la loro capacità di acquisire esperienza lavorativa. Questo, inoltre, potrebbe aver annichilito le loro possibilità di guadagni a lungo termine.