Il clima cambia, e gli episodi di inondazioni stanno già aumentando e sono destinati ad aumentare sempre di più, con effetti significativi sulla mortalità che vanno ben al di là delle conseguenze dirette dell’alluvione, cioè dei decessi per annegamenti o crolli.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che oggi fra l’80 e il 90% di tutti i disastri documentati derivanti da rischi naturali negli ultimi 10 anni siano stati causati da inondazioni, siccità, cicloni tropicali, ondate di caldo e forti tempeste. Le inondazioni sono i disastri naturali più comuni a livello mondiale, rappresentando ben il 43% degli eventi. Si stima che oggi 1,81 miliardi di persone, ossia un quarto della popolazione mondiale, siano esposte a probabili inondazioni almeno una volta ogni 100 anni.
2025, 2055, 2085
Un’analisi pubblicata nel 2023 ha valutato il rischio su larga scala delle inondazioni fluviali in Europa per gli anni 2025, 2055 e 2085, per stimare le perdite causate dalle inondazioni alle abitazioni. Gli scenari climatici utilizzati sono stati i Representative Concentration Pathways (RCP) 4.5 e 8.5 – le traiettorie della presenza dei gas serra nel 2100, sviluppate dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) – rispettivamente dalla più alta alla più moderata. Nel 2025 il livello di rischio è simile per i due percorsi, mentre col passare dei decenni il rischio diventa più elevato. distinti, con perdite che raddoppieranno tra il 2025 e il 2055. I ricercatori hanno calcolato che la Germania sarà il paese con il rischio più alto di alluvioni per gli edifici residenziali, seguita da Francia, Italia e Spagna. Più specificamente, Amburgo alla foce del fiume Elba, Parigi alla confluenza della Senna e della Marna, Firenze, Saragozza, Londra, Ginevra, Gand e Linz saranno le città con le perdite complessive stimate più elevate.
La mortalità cresce per due mesi dopo l’evento
Un altro studio, apparso sul British Medical Journal ha esaminato gli effetti delle inondazioni sulla mortalità, per tutte le cause, cardiovascolare e respiratoria, in ben 761 comunità di 35 paesi o territori in tutto al mondo che hanno vissuto almeno un evento alluvionale. Si è osservato che gli effetti sulla mortalità erano presenti anche due mesi dopo l’evento: aumentavano nei 25 giorni successivi all’inondazione e tornavano a valori normali intorno al sessantesmo giorno. La ricerca ha analizzato un totale di 47,6 milioni di decessi per tutte le cause, 11,1 milioni di decessi cardiovascolari e 4,9 milioni di decessi respiratori, dal 2000 al 2019. Nelle comunità colpite dalle inondazioni, è attribuito alle inondazioni un decesso su 1000 se consideriamo le morti per tutte le cause nei mesi successivi, 1,8 su 1000 se consideriamo i morti per malattie cardiovascolari e 4 morti per mille fra i decessi per malattie respiratorie.
Gli impatti negativi riguardano l’ambiente, l’economia e la salute umana. Come spiega un documento dell’ECDC, lo straripamento delle acque reflue causate dalle inondazioni aumenta il rischio di malattie infettive, in particolare nei bambini. Le inondazioni aumentano inoltre il rischio di infezioni virali come norovirus, epatite A e rotavirus, infezioni causate da parassiti Cryptosporidium spp. e Giardi e infezioni batteriche dovute ad esempo Campylobacter spp., Escherichia coli, Salmonella enterica e, in misura minore, Shigella spp.
Vivere in abitazioni colpite da inondazioni può portare a infezioni fungine polmonari e sistemiche (ad esempio da Aspergillus nell’aria) e all’esposizione alle micotossine. L’acqua stagnante che rimane dopo le inondazioni (ad esempio in scantinati, giardini, parchi, campi agricoli) può creare siti adatti per l’allevamento di zanzare, aumentando il rischio di malattie trasmesse da questi vettori.
Gli effetti indiretti degli eventi alluvionali, sia durante che dopo le inondazioni, includono problemi di salute causati dall’interruzione dei trattamenti medici; dal carico di lavoro fisico associato alla pulizia e alla ricostruzione; da unacarenza di assistenza medica, elettricità o acqua potabile. Ma anche da problemi con le catene di approvvigionamento di alimenti, elettricità o servizi igienico-sanitari.
Le inondazioni possono anche portare alla perdita di posti di lavoro, alla mancanza di accesso all’assistenza all’infanzia e ai servizi scolastici e all’aumento della violenza domestica. Fino al 75 % delle persone colpite da inondazioni inoltre soffre di problemi di salute mentale: disturbo da stress post-traumatico (PTSD), ansia, insonnia, psicosi e depressione come ampiamente dimostrato già dieci anni fa dall’OMS nel documento Floods in the WHO European Region: health effects and their prevention.
Chi sta subendo gli effetti peggiori
Le comunità con il maggior numero di giorni di inondazioni all’anno erano situate nelle aree lungo il Mississippi negli Stati Uniti, la costa del Pacifico dell’America Latina, il Lago Vittoria e il Volta in Africa, il Sud-est asiatico, le aree costiere della Cina continentale , e la costa orientale dell’Australia.
I dati confermano l’adagio che piove sempre sul bagnato: le comunità più svantaggiate hanno effetti a lungo termini peggiori. Le associazioni inondazioni-mortalità per tutte le cause erano più forte nei paesi a basso reddito, l’associazione con la mortalità cardiovascolare e respiratoria era più forte nelle comunità con un basso indice di sviluppo umano; mentre l’associazione con la mortalità respiratoria era più forte nelle comunità con un’elevata percentuale di anziani. I tassi di decessi più elevati sono stati osservati in particolare in Messico (per mortalità per tutte le cause), Canada e Brasile (per la mortalità cardiovascolare) e Brasile, Australia, Nuova Zelanda e Portogallo (per la mortalità respiratoria).