Cop28, tre grafici da cui ripartire per ribadire per l’ennesima volta l’allarme sul clima

Il Copernicus Arctic Regional Reanalysis (CARRA) è una  rianalisi all’avanguardia basata sui dati del Copernicus Climate Change Service (C3S*) che consente un nuovo esame del clima artico, viene ora aggiornata mensilmente, offrendo dati di dettaglio e precisione senza precedenti con una latenza di tre mesi o meno.

L’Artico si sta riscaldando a un ritmo allarmante, ma le conseguenze di tale riscaldamento non sono solo locali. Colpiscono parti remote del mondo con impatti sia sugli ecosistemi che sulle attività umane. Gli scienziati del C3S hanno osservato importanti cambiamenti nelle precipitazioni artiche, nella temperatura dell’aria e nella copertura del ghiaccio marino che hanno avuto luogo negli ultimi tre decenni.

Gli scienziati del C3S hanno scoperto che le precipitazioni nell’Artico stanno aumentando per due ragioni principali. L’aumento della temperatura aumenta il contenuto di acqua nell’atmosfera, e quindi le precipitazioni, ma la temperatura più calda aumenta anche la probabilità che queste precipitazioni siano pioggia anziché neve. Esponendo l’oceano più scuro, la perdita di ghiaccio rappresenta un importante feedback amplificante al cambiamento della temperatura locale e contribuisce all’amplificazione dell’Artico, esacerbando ulteriormente i cambiamenti osservati. Per monitorare e analizzare questi cambiamenti, C3S ha sviluppato CARRA, un nuovo strumento efficace per monitorare l’evoluzione degli estremi meteorologici e le tendenze climatiche in alcune parti dell’Artico.

Il terzo grafico arriva dai servizi dedicati al monitoraggio del clima della Nasa. Anche se il clima della Terra è cambiato nel corso della sua storia , il riscaldamento attuale si sta verificando a un ritmo mai visto negli ultimi 10.000 anni. Secondo il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ( IPCC ), “da quando sono iniziate le valutazioni scientifiche sistematiche negli anni ’70, l’influenza dell’attività umana sul riscaldamento del sistema climatico si è evoluta da teoria a fatto accertato”. Le informazioni scientifiche prese da fonti naturali (come il carotaggio del ghiaccio, rocce e anelli di alberi) e da apparecchiature moderne (come satelliti e strumenti) mostrano tutte i segni di un cambiamento climatico.

Come si legge sotto solo negli ultimi 800.000 anni, ci sono stati otto cicli di ere glaciali e periodi più caldi, con la fine dell’ultima era glaciale circa 11.700 anni fa che segna l’inizio dell’era climatica moderna – e della civiltà umana. La maggior parte di questi cambiamenti climatici sono attribuiti a variazioni molto piccole nell’orbita terrestre che modificano la quantità di energia solare ricevuta dal nostro pianeta.