Nel 2022 sono stati spesi 352 miliardi di euro in ricerca e sviluppo (R&S). Un balzo in aumento di +6,3 punti percentuali rispetto al precedente anno (dove erano stati investiti 331 miliardi). Sono dunque positivi i dati dell’ultimo rapporto Eurostat, ma vanno guardati con attenzione. Questo perché, se si considera l’intensità di R&S, ossia la spesa percentuale della ricerca rispetto al PIL dei Paesi membri UE, i risultati mostrano una leggera diminuzione (dal 2,3% nel 2021 al 2,2% nel 2022).
Ma, in Unione Europea, dove si spende di più per fare ricerca? Ebbene, tra i membri comunitari, quattro Paesi UE hanno registrato nel 2022 un’intensità di R&S superiore al 3%. Quella più alta è stata registrata in Belgio (3,44%), seguita da Svezia (3,40%), Austria (3,20%) e Germania (3,13%). Dall’altra parte della classifica, dove possiamo leggere le percentuali più basse, ci sono cinque Paesi dell’UE che hanno registrato un’intensità di R&S inferiore all’1%. Parliamo della Romania (0,46%), di Malta (0,65%), della Lettonia (0,75%), di Cipro e della Bulgaria (entrambi 0,77%). Questo sono le quote minori, ma è anche vero che molti Paesi si aggirano attorno all’1%. È il caso dell’Irlanda, della Slovacchia e del Lussemburgo. Dov’è l’Italia? Anche il nostro Paese si avvicina alla quota dell’1%, con 1,3 punti percentuali nel 2022. L’anno prima, nel 2021, investivamo l’1,4% del nostro PIL. Ma non siamo i soli ad aver speso meno (e, anzi, alcuni membri dell’UE hanno tagliato i fondi per la ricerca in maniera netta). Si pensi all’Irlanda che ha registrato un calo di -0,6 punti percentuali. Viene poi la Finlandia (-0,45%), come anche l’Estonia (-0,35%), la Slovenia (-0,30 %), il Lussemburgo (-0,23 %), la Danimarca (-0,22 %), ancora Malta (-0,15 %) e la Francia (-0,13%). Tuttavia, tra il 2012 e il 2022, l’intensità di R&S del vecchio continente è aumentata (in generale) di 0,14 punti percentuali. Gli incrementi maggiori sono stati registrati in Belgio (1,16%), in Grecia (0,77%) e in Croazia (0,69%).
Ma chi è maggiormente coinvolto, a livello europeo, negli investimenti in R&S? Si può dire che il settore delle imprese ha continuato a rappresentare la quota maggiore della spesa per R&S. Nel 2022, il 66% della spesa di R&S dell’UE, è stata messa in campo dalle società private. A quanto ammonta? A 233 miliardi di euro. Seguono le università (22%; 76 miliardi), il settore pubblico (11%, 37 miliardi di euro) e il settore privato del non profit, anche se parliamo di una quota di molto ridotta rispetto al totale (l’1%; 5 miliardi di euro).
Alcune numeriche, anche qui, sono migliorate rispetto al 2021. Le imprese, infatti, investivano 218 miliardi di euro (l’incremento è di circa 15 miliardi). Stessa cosa si può dire per le università (che hanno speso circa 4 miliardi di euro in più) e per gli enti non profit (3 miliardi). Chi ha invece diminuito la quota investita in ricerca sono i governi dei Paesi UE. Parliamo di poco più di un miliardo in meno, ma considerando i continui richiami politici, sul piano comunitario, su quanto (ad esempio) la scienza possa salvarci dallo stravolgimento dei fattori climatici (la climate change), sembra paradossale quanto ci dimostrano questi dati.
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