Come ogni fine anno Istat pubblica i dati sulla produzione editoriale e su quanto leggono gli italiani. Nel 2022 si sono prodotti più libri rispetto al 2021, l’1,3% in più, ma la percentuale di italiani che ha letto almeno un libro solo per il piacere di farlo, ossia slegato da scuola o ragioni professionali, è calata dell’1%, passando dal 40,8% al 39,1%. In realtà gli italiani leggono meno libri anche rispetto al 2001. In media, perché in realtà sono aumentati i lettori forti, che significa che è aumentata la polarizzazione fra la popolazione sull’abitudine alla lettura.
Si sono prodotti più libri nonostante il 2022 sia stato un anno nero in termini di costi dell’energia e della carta e alla fine dei conti la metà (il 46%) degli editori a fine anno ha dichiarato un calo del proprio fatturato rispetto all’anno precedente. Tra questi, il 24,6% ha dichiarato una riduzione non superiore a un quarto del fatturato, il 14,2% un calo tra il 25% e il 50% mentre per il 7,3% la riduzione è stata pari o superiore alla metà del fatturato dell’anno precedente.
Per di un terzo degli editori questi aumenti si sono riversati sui prezzi di copertina dei libri, che hanno registrato un +26% per i testi di grandi editori e un +40,2% per i micro editori.
Anche le spese di distribuzione e promozione differiscono sensibilmente in rapporto alla dimensione d’impresa. Per il 30,3% degli editori l’incidenza di tale voce di costo è infatti pari a oltre la metà del prezzo di copertina dei libri cartacei pubblicati, con oscillazioni che vanno dal 38,3% per i piccoli all’8,6% per i grandi editori.
Chi produce i libri
Iniziamo analizzando chi i libri li pensa e prova a venderli. Il primo dato notevole riguarda il self-publishing, ossia i testi pubblicati senza contattare un editore più o meno grande, ma in autonomia, pagando. Il 14% dei libri in commercio oggi è autopubblicato. Questo avviene sia attraverso l’intermediazione di società di servizi per il self-publishing sia direttamente in proprio, mediante l’acquisizione da parte degli stessi autori del codice ISBN.
Talvolta si tratta di testi rifiutati da case editrici, in altri casi di volontà di pubblicare slegandosi da qualsivoglia editore e dalle logiche di mercato, sempre più strette e complesse. Per farsi un’idea su come funziona oggi il mercato editoriale e su come si fa un libro di successo, nel 2021 è uscito Cose spiegate bene. A proposito di libri (Iperborea) che racconta alcuni aspetti spesso non noti ai non addetti ai lavori.
Tornando ai numeri, nel 2022 il comparto della produzione di libri non solo non ha conosciuto flessioni rilevanti rispetto al periodo pre-pandemico, ma ha anche mostrato un’ulteriore crescita: un +7,5% in termini di quantità di opere librarie complessivamente pubblicate rispetto al 2019, e un +5,1% in termini di copie stampate e distribuite.
Nel 2022 sono state pubblicate ben 86.174 opere librarie a stampa, cioè di carta, con una tiratura complessiva di poco più di 198 milioni di copie stampate. Se buttiamo le calderone anche i testi pubblicati solo come e-book e le opere autopubblicate siamo a 102.987 titoli pubblicati, che vuol dire 282 titoli pubblicati ogni giorno, cioè 12 libri l’ora. 1,7 titoli pubblicati ogni 1.000 abitanti.
Un terzo dei titoli sono proposte dai grandi editori, e tre quarti delle copie stampate. Tendenzialmente un piccolo editore pubblica diversi titoli l’anno, ma con bassa tiratura per ognuno. I micro, piccoli e medi editori contribuiscono per il 64,9% all’offerta dei titoli pubblicati e per il 24,2% alla tiratura. In media, i micro editori hanno pubblicato 11 titoli l’anno, i piccoli editori 45 titoli, i medi editori 226 e le grandi case editrici 863.
Sembra che l’editoria per bambini e ragazzi vada alla grande: queste opere sono il 12% del totale pubblicato e addirittura il il 22,1% della tiratura complessiva. L’incremento delle opere riguarda infatti soprattutto la pubblicazione di ristampe (+10,5% sul 2021) e le opere per bambini e ragazzi (+19,7%), mentre risultano in forte diminuzione le edizioni successive (-14,3%).
Interessante è anche il ruolo sempre più preponderante dei fumetti. Rappresentano il 4,7% dei titoli pubblicati, (+3,2 punti percentuali rispetto al 2021) e hanno una forte penetrazione nel mercato in termini di tiratura: l’8,9% delle copie stampate è un fumetto.
Chi li legge
Ogni anno abbiamo tonnellate di libri invenduti, segno di un costante ottimismo del settore editoriale italiano su chi poi effettivamente fruisce le opere prodotte. Sono soprattutto i piccoli a vendere meno, come prevedibile, dal momento che i grandi editori possono godere di una maggiore pubblicità, capacità di controllo delle vendite e di gestione delle tirature in funzione della domanda e di una distribuzione più ramificata e solida. Il 20,8% degli operatori del settore dichiara giacenze e reso per oltre la metà dei titoli pubblicati. Tale quota è maggiore per i micro editori (24,3%) e per i piccoli editori (16,6%) mentre è molto più contenuta per i medi (8,3%) e per i grandi editori (2,9%), Rimane alta la quota di editori che dichiara una percentuale di invenduto compresa tra il 26 e il 59% delle copie distribuite, pari complessivamente al 44,9% del totale (42,9% grandi editori, 42,7% medi, 53,8% piccoli, 41,8% micro editori).
Chi sono i lettori? Anzitutto si riscontra che l’abitudine alla lettura è generalmente più diffusa nel Centro-nord. Nel 2022 ha letto almeno un libro il 46,1% delle persone residenti nel Nord, il 42,4% di chi vive nel Centro e il 27,9% di chi vive nel Mezzogiorno.
7 lettori su 10 leggono solo libri cartacei, e solo lo 0,5% ascolta audiolibri. Anche gli ebook sono in crescita rispetto al 2021: anche se di fatto oggi solo il 45% dei titoli ha anche il corrispettivo in ebook. D’altro canto il 62% degli editori non ha pubblicato nemmeno un ebook nel 2022. La lettura esclusiva di libri cartacei è più elevata tra le donne (71,9% contro il 66,9% degli uomini), mentre quella di e-book/libri online è maggiore tra gli uomini (15,5% contro il 10,1% delle lettrici).
Sul totale dei lettori il rapporto è di quattro lettori laureati per ogni lettore con al massimo la licenza media. La distanza tra titoli di studio alti e titoli di studio bassi si amplifica notevolmente considerando la sola lettura digitale, dove il rapporto sale a circa otto a uno (23,9% contro 3,1%).
Per approfondire.
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