‘Not the End of the World: How we can be the First Generation to Build a Sustainable Planet’ è un libro controintuitivo e ottimista che non nega il cambiamento climatico ma se la prende con i titoli apocalittici dei giornali. Lo ha scritto Hannah Ritchie una ricercatrice e data scientist che lavora all’Università di Oxford ed è vice direttrice di Our World in Data, una piattaforma online che pubblica notizia raccontate con i numeri, per usare uno slogan caro anche a questo blog. Hannah Ritchie sostiene che il mondo è in una situazione migliore di quanto molti pensino. Sebbene esistano problemi urgenti da affrontare, come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, Ritchie dimostra con dati e grafici che abbiamo le conoscenze e le tecnologie per risolverli.
Anzi, si spinge un po’ più avanti. Come stile e postura siamo dalle parti di Hans Rosling autore del libro “Factfulness. Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo“. Anzi come scrive Bill Gates che ha recensito il libro (oltre a essere finanziatore di Our World in Data) la Ritchie ha fatto per l’ambiente ciò che Rosling ha fatto per la salute pubblica e lo sviluppo globale. Che è una frase un po’ forte ma giustifica l’entusiasmo verso un libro che guarda in positivo i progressi raggiunti fino ad oggi al netto dell’allarme giusto e giustificato per il climate change. Il punto di partenza è quello di smontare la narrazione del buon mondo antico. Ritchie sostiene, in modo convincente, che il mondo non sia mai stato buono, giusto e sostenibile. Per gran parte della storia umana, metà della popolazione è morta prima dell’età adulta; anche se la statistica è migliorata drasticamente, cinque milioni di bambini ogni anno non arrivano ancora al quinto compleanno. Sul fronte ambientale, invece, che è il cuore del suo ragionamento non c’è negazione di una crisi che ha dimensione globali. Lo ripetiamo. Inquinamento atmosferico, cambiamento climatico, deforestazione, cibo, perdita di biodiversità, plastica negli oceani e pesca eccessiva. Sulla maggior parte di questi fronti, oggi le cose sono peggiori di quanto lo fossero nel lontano passato. Ma su tutti questi temi, recentemente sono stati compiuti progressi, e sostiene l’autrice siamo su una traiettoria migliore di quanto la maggior parte delle persone pensi, anche se questo raramente fa sì che i titoli della fine del mondo dominino le notizie. Ritchie conclude affermando che abbiamo la possibilità di essere la prima generazione a costruire un pianeta sostenibile. Ecco su quest’ultimo punto forse l’ottimismo è un pelo eccessivo.
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