Nel 2023 sono più di 312 mila le imprese iscritte nelle Camere di commercio. Fanno da contraltare le 270 mila cessate. Numeriche che generano un saldo in timida crescita per la demografia d’impresa, che in Italia è pari al +0,7% rispetto al precedente anno. Questo è quanto emerge dagli ultimi dati di Movimprese, elaborati da Unioncamere sulla base del Registro delle imprese.
Lo scenario economico su cui vengono a svilupparsi questi numeri è caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici. Del resto, sarà pur vero che il saldo 2023 per le imprese italiane resta positivo, ma non per tutte le attività. Infatti, oltre il 70% delle 42 mila imprese in più dell’ultimo anno, opera in soli tre macro-settori. Parliamo delle costruzioni, del turismo e delle attività professionali. Il più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è il comparto delle costruzioni che, nonostante l’incertezza sulle prospettive dei bonus legati al mondo dell’edilizia (che ha caratterizzato il 2023), alla fine degli scorsi dodici mesi ha contato 13,5 mila aziende in maggiorazione rispetto al 2022 (+1,6%). Bene anche le attività professionali, scientifiche e tecniche che a fine 2023 presentano un aumento significativo di 11 mila società. Queste sono trainate da una forte crescita nella consulenza aziendale e amministrativo-gestionale (saldo positivo di oltre seimila attività e una variazione relativa dell’8%). Resta un anno buono anche per il comparto della vacanza, in cui si contano 3,4 mila attività di alloggio aggiuntive (+5,1%) e tremila tra bar e ristoranti rispetto al 2022 (+0,7%). Alla crescita hanno contribuito significativamente anche le attività immobiliari, che a fine 2023 contano più di cinquemila imprese in aumento
rispetto all’anno precedente (+1,7%).
In generale, dunque, i risultati stimolano un cauto ottimismo. Tuttavia, i settori più tradizionali continuano a segnalare un restringimento della platea delle imprese. Per il commercio, il 2023 si è chiuso con una riduzione complessiva di 8,6 mila attività (-0,6% su base annua). Questo fenomeno è però maggiormente riferibile al commercio al dettaglio, che nel 2023 ha perso quasi 7,7 mila unità. Anche nell’agricoltura appare una situazione molto simile. Qui la riduzione complessiva è di 7,5 mila imprese (-1%).
Ma, guardando al territorio italiano, quali aree della penisola hanno avuto una crescita della demografia d’impresa? Partiamo col dire che il tessuto imprenditoriale, da Nord a Sud, ha migliorato le proprie numeriche rispetto al 2022. Nello specifico, con le sue quasi 15 mila imprese in più, il Mezzogiorno ha determinato più di un terzo dell’intero saldo annuale, staccando il Nord-Ovest (+11,2 mila) e il Centro (+10,6 mila). Entrando poi nel particolare dei dati, il bilancio imprenditoriale è in attivo per diciassette delle venti regioni italiane. In termini assoluti, meglio di tutte hanno fatto la Lombardia (+10,6 mila imprese), il Lazio (+9,7 mila) e la Campania (+6,3 mila).
Le evidenze dei dati vengono anche sottolineati da Andrea Prete, presidente di Unioncamere, che commenta: “poter contare su 42 mila imprese in più alla fine di quest’anno, vissuto all’insegna dell’incertezza, mi sembra un buon risultato.” – per poi continuare con – “I settori in cui si concentra la crescita maggiore erano in gran parte prevedibili. Soprattutto l’incremento del turismo, in virtù della ripresa post pandemica, e delle attività di consulenza aziendale, e, più in generale, delle Attività professionali, scientifiche e tecniche, caratterizzate dalla presenza di capitale umano qualificato, capaci di contribuire in misura importante allo sviluppo”.