Delle 69 persone uccise dal partner nel corso del 2023, ben 64 erano donne. Si tratta del 92,75% dei casi. Il dato è contenuta nella relazione che Saverio Gazzelloni, direttore della Direzione centrale delle statistiche demografiche e del censimento della popolazione di Istat, ha tenuto lo scorso 23 gennaio di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio.
Un incontro importante innanzitutto perché nella sua relazione Gazzelloni ha fornito dati relativi ai femminicidi e alla violenza di genere aggiornati alla fine del 2023. Ma anche perché ha ribadito quali siano i criteri per i quali l’Istat consideri l’omicidio di una donna un femminicidio. Ovvero se a commetterlo è un partner o un ex partner, se l’autore sia un parente della vittima e infine se l’uccisione avvegna attraverso un contesto legato alla motivazione di genere, a prescindere da chi sia l’autore.
Se si guarda al 2022, l’ultimo anno per cui i dati siano completi, «i femminicidi presunti sono stati 106 su 126 omicidi di donne: in particolare, le donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner, sono 61, gli omicidi a opera di un altro parente sono 43, mentre una donna è stata uccisa da un conoscente con movente passionale e una da sconosciuti, nell’ambito della criminalità organizzata». Nel 2021 i femmicidi sono stati 104 su 119 omicidi di donne, nel 2020 sempre 104 ma su un totale di 116. Per il 2023 sappiamo solo che 64 delle 120 vittime totali sono state uccise dal partner.
Durante il 2023 sono state 51.713 le chiamate al numero antiviolenza 1522, in aumento del 142,9% rispetto alle 21.190 registrate nel corso del 2019. Il grafico qui sopra mostra le chiamate suddivise sia per motivo della telefonata che per trimestre. Di default vengono visualizzate le chiamate con richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenza. Sotto questo profilo, interessante notare che negli ultimi tre mesi del 2023 il numero di contatti abbia superato quelle del secondo trimestre del 2020, quello del primo lockdown, passato alla storia anche per l’aumento delle richieste di aiuto da parte delle donne letteralmente chiuse in casa con un compagno violento.
Nel corso dell’audizione, Gazzelloni ha indicato infine anche alcuni elementi di criticità rispetto alla raccolta dei dati sulla violenza di genere da parte di Istat. Intanto, mancano ancora i decreti attuativi della legge 53 del 2022, norma che disciplina appunto la raccolta questi di dati. La loro approvazione, si legge nella relazione, «permetterà di migliorare la raccolta dei dati sulla violenza contro le donne, soprattutto per quanto attiene quelli amministrativi sulle denunce, le segnalazioni degli autori, i procedimenti, le persone imputate, condannate e in stato di detenzione».
Altra problematica riguarda la mancata adozione, da parte del ministero della Giustizia, di un provvedimento che autorizzi Istat a trattare i dati personali relativi a condanne penali e reati. Informazioni necessarie all’istituto nazionale di statistica per le rilevazioni relative ai delitti denunciati per cui è iniziata l’azione penale e a quella sui condannati con sentenza definitiva. C’è poi un ricorso rispetto all’aggiudicazione del servizio di realizzazione delle interviste che sta bloccando la realizzazione di una rilevazione sulla sicurezza delle donne, finanziata dal dipartimento per le Pari opportunità, che dovrebbe essere svolta nel corso del 2024. I dati, che dovrebbero essere resi noti nel 2025, riguarderanno le interviste a 25.500 donne tra i 16 e i 75 anni, delle quali 4mila straniere e 500 rifugiate nel nostro paese.Gl