Nel Regno Unito ha appena preso il via uno studio molto ampio che mira a sequenziare tutto il genoma di almeno 100 mila neonati, per screenarli su diverse centinaia di malattie rare potenzialmente curabili che potrebbero manifestarsi entro l’età di 5 anni. Il programma si chiama Newborn Genomes – recentemente ribattezzato Generation Study – ed integrato nel servizio sanitario nazionale britannico (NHS) anche se al momento l’offerta di questo screening dipenderà dal consenso dei genitori al collegamento del genoma del bambino e alle loro stesse cartelle cliniche per consentire la ricerca sui collegamenti genetici ereditari. Genomics England è una società britannica costituita e di proprietà del Dipartimento della salute e dell’assistenza sociale del Regno Unito nel 2013 per il 100,000 Genomes Project che si era posto l’obiettivo di sequenziare 100.000 genomi di pazienti NHS con una malattia rara e delle loro famiglie e pazienti con cancro. Con Newborn Genomes ci si approccia invece al genoma neonatale.
Generation Study è stato sviluppato, si legge nel sito, dopo un’ampia consultazione con il pubblico, i genitori e le famiglie affette da patologie rare, nonché con operatori sanitari, responsabili politici e scienziati. Coinvolgerà bambini nati in diversi ospedali in Inghilterra e durerà fino a marzo 2025. I risultati si aggiungeranno alle prove che informeranno le decisioni future sull’uso del sequenziamento dell’intero genoma per supportare lo screening neonatale.
Ogni anno nel Regno Unito nascono centinaia di bambini affetti da malattie genetiche rare. Un intervento precoce può migliorare la salute e la qualità della vita di molti di questi bambini. Ma queste condizioni possono essere difficili da diagnosticare, portando a ritardi nelle cure.
Un articolo apparso sul British Medical Journal a firma di alcuni esperti si chiede a che cosa serva sequenziare l’intero genoma di un neonato, dal momento che dare un senso alla variazione genomica nei neonati è difficile, e pertanto il Generation Study si prevede potrà analizzare solo una piccola parte del genoma. “Perché allora raccogliere interi genomi?” si chiedono gli autori.
Stiamo di fatto parlando di raccogliere enormi quantità di dati personali, genetici appunto, di neonati, con un obiettivo duplice. Il consenso da parte dei genitori permetterà sia di eseguire il test sul proprio figlio, che ai ricercatori “approvati” di accedere ai genomi e ai dati sanitari dei bambini per una ricerca più ampia sui geni e sulla salute, in modo da poter studiare nuovi test e trattamenti per le condizioni genetiche in futuro.Il protocollo del Generation Study è disponibile sul sito web del programma.
Nell’aspirare a raggiungere entrambi gli obiettivi contemporaneamente, il Generation Study fonde infatti elementi separati: lo screening neonatale per le patologie rare e la ricerca di come il codice genetico di un neonato è correlato con la sua traiettoria di vita futura: se svilupperà malattie particolari, se è più portato a manifestare abitudini non sane come la sedentarietà, e via dicendo. Poiché questi due elementi vengono eseguiti nell’ambito dello stesso studio, l’aspetto dello screening neonatale non può considerare quale test sarebbe migliore solo per quello scopo. In questo senso dunque è necessario sequenziare l’intero genoma, spiegano gli autori su BMJ, anche se lo screening proposto potrebbe essere ottenuto da test genetici più mirati. È anche probabile – scrivono gli autori – che l’offerta di screening “extra” attiri i genitori e oscuri le considerazioni sui pro e contro dell’iscrizione, nonostante si precisi che i ricercatori approvati possono accedere a questi dati in un database sicuro chiamato National Genomic Research Library senza conoscere l’identità dei bambini. Verranno anonimizzati i risultati dei test medici, le copie elettroniche delle cartelle cliniche del servizio sanitario nazionale, del propriomedico di famiglia e di altre organizzazioni (come NHS Digital e Public Health England), informazioni su eventuali malattie o ricoveri ospedalieri, inclusa la diagnosi primaria e qualsiasi diagnosi storica risalente per quanto consentito dalle cartelle cliniche, copie di cartelle cliniche o ospedaliere, note mediche, assistenza sociale e registri delle malattie locali o nazionali, dati di imaging rilevanti dai registri del servizio sanitario nazionale, come scansioni MRI, radiografie o immagini patologiche.
Lo studio solleva grosse questioni etiche e attualmente, precisano gli scienziati, è a scopo di ricerca, quindi è facoltativo e separato dall’assistenza standard del servizio sanitario nazionale. A tutti i bambini nel Regno Unito viene attualmente offerto lo screening delle macchie di sangue neonatale (il “test della puntura del tallone”) per la ricerca di 9 condizioni di salute rare, gravi ma curabili.
In realtà non è il primo esperimento di questo tipo. A settembre 2023 è stato pubblicato su JAMA un articolo che racconta uno studio condotto in Cina su 30 mila neonati che sono stati sottoposti a sequenziamento del genoma come approccio di screening di primo livello per 128 condizioni. I risultati sono stati interessanti: 59 casi non rilevati dallo screening neonatale biochimico tradizionale sono stati invece identificati mediante sequenziamento del genoma, il che significa che 1 neonato su 500 potrebbe beneficiare di questa tecnologia. Lo studio ha dimostrato che lo screening genomico neonatale integrava lo screening neonatale biochimico tradizionale migliorando la capacità di rilevamento e selezionando più pazienti.
Come funziona lo screening neonatale oggi in Italia
Nel Regno Unito, così come in Italia, lo screening neonatale viene offerto sotto la supervisione del National Screening Committee. Le macchie di sangue prelevate dal tallone vengono attualmente testate biochimicamente per nove condizioni per le quali il trattamento precoce, prima dei sintomi, migliora i risultati.
In Italia lo screening neonatale è gratuito e obbligatorio dal dal 1992. Inizialmente era effettuato per tre malattie soltanto – ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria, mentre dal 2016 lo Screening Neonatale Esteso – SNE comprende comprende oltre 40 malattie metaboliche ereditarie per le quali sono, ad oggi, disponibili trattamenti specifici che, se iniziati tempestivamente, che possono quindi migliorare la prognosi e gli esiti della malattia. Si esegue con una puntura al tallone del neonato per prelevare poche gocce di sangue da analizzare. Rientrano nel novero alcune malattie neuromuscolari genetiche, immunodeficienze congenite severe, malattie da accumulo lisosomiale. L’Italia è il paese europeo con la politica di screening neonatale più avanzata, come definito ai sensi della Legge 167/2016 che ha stabilito anche l’aggiornamento periodico dell’elenco delle malattie da sottoporre a screening.
Per approfondire.
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