Quando si parla dei salari italiani, c’è un mantra che circola costantemente su ogni mezzo di informazione, dal Manzanarre al Reno, dalle Alpi alle Piramidi: gli stipendi italiani in termini reali (quindi parliamo di potere d’acquisto) sono gli unici dell’area OCSE a non essere cresciuti negli ultimi 30 anni e, anzi, mostrano una leggera flessione negli ultimi anni.
Tra i diversi fattori che concorrono a spiegare il dato, emerge il grande tema della produttività, su cui una letteratura vasta e piena di evidenze si è arricchita negli anni.
La produttività misura quanto PIL viene prodotto, tipicamente, in un unità di tempo dal fattore lavoro: il valore aggiunto della produzione.
Non parliamo dunque del PIL prodotto in media da un lavoratore ma dal reddito prodotto per ora lavorata: scegliere l’unità di tempo consente di valutare non soltanto il contributo della persona, ma anche del contesto in cui lavora, dalla struttura organizzativa alla tecnologia impiegata.
Anche in questo caso l’evidenza empirica è impietosa: prendo da un articolo pubblicato qui L’affaire produttività* – Lavoce.info un grafico che elabora i dati Eurostat e in cui appare evidente il caso Italia nel contesto delle economie europee.
Nei tre settori coinvolti, notiamo che l’indice di produttività italiana negli ultimi 20 anni è cresciuto poco e meno dell’area euro nel settore Industria; è calato più che nell’area euro in quello Costruzioni; è praticamente fermo nel settore dei Servizi.
Il tema della produttività è complesso anche perché è complesso misurare la produttività: in classe mi capita di provare a visualizzare l’importanza del problema e spesso ricorro a esempi un po’ iperbolici.
Il bugiardino dunque parte con il disclaimer
ATTENZIONE: LEGGERE BENE LE AVVERTENZE. I NUMERI SEGUENTI NASCONO DA UN RAGIONAMENTO MOLTO SEMPLICE E PER LA STESSA RAGIONE PIENO DI LIMITAZIONI CON L’OBIETTIVO DI AIUTARE A VISUALIZZARE LA DIMENSIONE DI UN PROBLEMA E NON DI FORNIRE STIME ESAUSTIVE
Ma il signor Ivo Produt, un bel giorno, incappa nella classica giornata da incubo.
Proviamo a descrivere cosa gli accade e misuriamo il suo disagio in termini di minuti persi.
Il signor Ivo ogni mattina, quando sorge il Sole, prende l’auto per arrivare alla più vicina stazione dove prenderà il treno regionale che lo conduce a lavoro. Arrivato nei pressi del casello, le corsie sono intasate perché un bel numero di persone usa ancora il pedaggio con i contanti e ciò rallenta il flusso della corsa.
Perdita di tempo stimata: 3min
Arrivato in stazione, Ivo perde il primo treno perché dimentica di fare il check in del biglietto digitale. Mentre si interroga sull’universo e sul senso di una procedura disegnata da un Mefistofele arrabbiato, il convoglio sbuffa via. Perdita stimata: 15 min.
Ivo sale sul successivo treno regionale che arriva a destinazione in ritardo, nella rassegnazione dei suoi compagni pendolari. Perdita di tempo stimata: 10 min (siamo degli ottimisti nonostante tutto).
Ivo non abbassa la guardia del buon umore e decise di fermarsi al bar per fare colazione: il simpatico barista, al momento del pagamento, accenna al mal funzonamento del POS e Ivo è costretto a raggiungere il più vicino Bancomat per recuperare i contanti e pagare la sua deliziosa brioche ai frutti di bosco. Perdita di tempo stimata: 10 min
Ivo inizia la giornata di lavoro con il sorriso, fino a che un improvviso down della connessione gli impedisce di accedere alla rete aziendale. Perdita di tempo stimata: 10 min.
Ivo recupera l’ottimismo insieme alla connessione Internet che ricomincia a funzionare proprio in tempo perché possa partecipare a un meeting di lavoro in cui sono presenti 25 colleghi, molti dei quali con la telecamera spenta. Ivo si chiede se, come lui, altri pensano al perché siano stati invitati a una riunione in cui non possono/devono fare altro che ascoltare qualcun altro che comunica decisioni già prese altrove.
Perdita di tempo stimata: 30 min
Ivo prende lo smartphone e apre Instagram dove invidia con civile dignità il collega che posta le foto del suo viaggio alle Maldive. Ivo ci è andato durante il viaggio di nozze e durante l’intera settimana ha piovuto. Mentre continua a riflettere sull’universo, Ivo rimane colpito da un video che mostra dei gattini sopra dei Roomba coperti da cartoni come se fossero carri armati. Perdita di tempo stimata per uso social: 30 min.
Ivo ha ricevuto la nuova carta bancomat e la lettera della banca lo invita ad attivarla con un semplice clic dal web. Con un leggero disappunto, Ivo entra nell’home banking dal suo telefono per accorgersi che nessuna carta è presente tra quelle associate al conto corrente e decide di chiamare allora il solerte call center. Dopo un incantevole ascolto del Bolero di Ravel che impressiona Ivo e si interrompe proprio sulla progressione finale, Ivo si addentra in un labirinto di selezioni automatiche fino al momento in cui Egest, dall’Albania, gli dice che non può fare altro che recarsi fisicamente in banca per risolvere un problema che è forse legato a un tema di legge sulla privacy. Perdita di tempo stimata per chiamata inutile al call center: 10 min.
Ivo col sorriso sul volto e una breve consultazione del calendario di Frate Indovino, per scoprire il santo del giorno, si reca in banca onde attivare la sua tessera bancomat. Con un comodo clic spinge il portone e saluta l’impiegata che risponde con uno sbuffo arrabbiato e senza mai guardare Ivo in faccia.
Perdita di tempo stimata per inatteso viaggio in banca: 30 min.
Bonus track scortesia dell’impiegata: 5 min.
Ivo torna in ufficio dove si dedica a burocrazia spiccia per preparare l’audit della sua unità. Una nuova procedura richiede la compilazione di una modulistica in .pdf che va rigorosamente stampata su carta, scannerizzata e inviata via mail a un’anonima casella che raccoglie i documenti. Ivo si è sempre chiesto che razza di digitalizzazione sia quella di processi in cui l’attivazione digitale duplica un processo che avviene nella realtà fisica. Ma continua a riflettere sull’universo.
Perdita tempo stimata: 20 min.
Ivo è felice perché è l’ora della pausa pranzo. Esce per andare a mangiare in quel posto che fa le poke buonissime con gli edamame tostati. Invocando Sant’Albino (beato del giorno), realizza che deve avere smarrito il portafoglio. O forse ha subito un furto. In ogni caso, Ivo si reca con un volto leggermente provato dalla delusione presso la più vicina caserma dei carabinieri, dove attende di essere ricevuto dall’incaricato di raccogliere le denunce. Quando la porta si apre perché è arrivato il suo turno, Ivo pensa che anche l’Uomo Invisibile quel giorno deve avere subito un furto, perché non vede passare nessuno dalla porta. Il gentile carabiniere chiede gli estremi del bancomat che Ivo mostra dallo smartphone con uno screenshot. Il gentile carabiniere chiede una versione cartacea della schermata e Ivo propone di inviare lo screenshot via mail perché possa stamparlo. Il carabiniere accenna a un taglio budget ma afferma che a soli 200 m dalla caserma una copisteria è in grado si stampare il file e a costi molto ragionevoli. Ivo pensa a Sant’Albino, all’universo e dopo una lunga peregrinazone riesce a completare la procedura di denuncia.
Perdita tempo stimata: 30 min
Ivo torna in ufficio ma quel giorno ha prenotato una visita medica dal cardiologo. Si reca puntualmente nell’ambulatorio, dove si accorge che il calendario delle visite è compromesso. La cosa gli suscita una leggera tachicardia ma è nel posto giusto: 3 persone sono davanti a lui allo scoccare dell’ora stabilita per l’appuntamento.
Perdita di tempo stimata: 30 min.
Ivo vuole dimenticare la sua giornata da incubo e decide di premiarsi con una cena romantica con sua moglie. Accede allo smartphone per prenotare un tavolo ma si accorge che il servizio non è attivo e deve dunque chiamare telefonicamente per effettuare la prenotazione stessa. Perdita tempo stimata: 3 min
Ivo passa la serata al ristorante dove la brigata in sala è ridotta all’osso perché 2 camerieri sono ammalati, uno è in viaggio di nozze. E in cucina un forno è fuori uso. Il caposala si scusa per il disservizio ma Ivo condivide con la moglie che oggi è il giorno di Sant’Albino. Perdita di tempo stimata: 20 min
Ivo arriva alla fine della sua giornata da incubo e, mentre riflette sull’universo, pensa che la risposta alla domanda fondamentale sia 42. Sommando però i minuti persi nelle diverse situazioni descritte, il numero è 253.
253 min sono più di 4 ore di tempo, ma noi come il signor Ivo Produt siamo inguaribili ottimisti e riteniamo che la giornata descritta sia eccezionalmente sfortunata. Ciascuno di noi può riconoscersi in qualcuno degli episodi, ma immaginiamo una probabilità molto bassa di vivere un incubo simile.
Qualcuno sostiene che con una probabilità del 90% o superiore le persone comincino a dare un evento per certo.
E allora diamo peso 10% alle sventure del signor Ivo (evento molto improbabile), il che ci porta a una perdita di tempo media al giorno di 25 min.
Lavorando con stime del tutto conservative, cerchiamo di visualizzare il costo dell’improduttività avanzando un semplice ragionamento.
Assumiamo che ogni lavoratore in media in Italia perda 25 minuti al giorno.
Assumiamo un anno di 260 giorni lavorativi (escludiamo sabato e domenica) e possiamo sottrarre a questo numero 40 giorni tra ferie e giorni festivi. Arriviamo a 220 giorni.
Se moltiplichiamo 25 min per 220, otteniamo 5500 min, che costituiscono 91 ore di lavoro perse.
Sempre con un ragionamento conservativo, ipotizziamo un salario orario molto basso: 10 euro.
Un lavoratore dunque perde 910 euro all’anno e, considerando un numero di persone occupate che, secondo gli ultimi dati ISTAT; raggiunge la cifra di 23,7 milioni, arriviamo a una stima (conservativa, lo ripeto) di 21,5 miliardi di euro l’anno.
Sono due terzi di una legge finanziaria.
Il signor Produt Ivo si sveglia la mattina e, quando sorge il Sole, prima di bloccarsi nel traffico della tangenziale per correre a prendere un treno che finirà la sua corsa in ritardo, ascolta alla radio Paolo Conte “… e il treno dei miei pensieri all’incontrario va”.
Il signor Ivo pensa di scrivere all’ISTAT per introdurre l’indicatore statistico del valore sottratto per ora lavorata.
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