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cronaca

Da Madame ai Maneskin, quanto costa produrre e promuovere un album in Italia?

Un milione per L’amore di Madame, 800 mila euro per Rush! dei Måneskin, 688 mila per Anime parallele della Pausini. Sono questi, secondo i dati diffusi dal Ministero della Cultura, gli album su cui si è investito di più nel 2023. Le informazioni fanno riferimento all’elenco dei beneficiari del Tax Credit Musica, introdotto con il D.D. 29 aprile 2024 rep. 1692, che consiste nel credito d’imposta utilizzabile dalle imprese produttrici di dischi, video e spettacoli dal vivo quale incentivo a investire e far sviluppare l’industria musicale.

 

Come funziona e a quanto ammonterebbe il credito? È pari al 30% dei costi sostenuti per attività di sviluppo, produzione, digitalizzazione e promozione di registrazioni fonografiche o videografiche musicali. Ci sono tuttavia dei tetti di spesa che non possono essere superati, pari a 2 milioni di euro richiedibili nei tre anni d’imposta dalla casa discografica che li ha sostenuti (in precedenza erano 1,2 milioni di euro). Mentre, per singola opera, il massimo richiedibile è di 250 mila euro.

 

Gli album a cui è stato riconosciuto il credito da parte del Ministero sono oltre 260. Alcuni hanno ricevuto un rimborso delle spese anche molto modesto (nell’ordine di mille e duemila euro). Ma, complessivamente, il credito riconosciuto dal governo, per tutte le opere del 2023, è stato pari a poco meno di 5 milioni di euro. Di questo ammontare, il podio degli artisti (che, come detto, è stato raggiunto da Madame, i Måneskin e Laura Pausini), ha ricevuto più della metà di tutto il credito d’imposta attribuibile agli album prodotti nel 2023. Parliamo di circa 2,6 milioni di euro. Gli altri artisti hanno seguito questa scia, con crediti via via inferiori. Molti di questi si aggirano intorno ai 250 mila euro, visto che è la soglia massima di costi eleggibili per singola opera.

 

Questo genere di sostegno all’industria gioca un ruolo rilevante nel suo sviluppo, come ha anche sottolineato Enzo Mazza, CEO della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), affermando che, attraverso lo strumento del Tax Credit Musica, si stia “riconoscendo il rilievo che l’industria ha nella ricerca e sviluppo della musica italiana”. E, visti i numeri, non si può che concordare.

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