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politica

Gli obiettivi della decarbonizzazione sono ancora lontani e l’Italia non brilla certo

Gli obiettivi della decarbonizzazione sono ancora lontani e l’Italia, nel confronto con gli altri paesi europei non brilla certo. In questo paragone si “salvano” solamente i risultati dell’industria mentre sono ancora negativi quelli relativi ai trasporti e agli edifici.

È quanto emerge dalla terza parte del rapporto  elaborato dal Centro studi Italy for Climate (Fondazione sviluppo sostenibile) intitolato “Europa, un voto per il clima” e realizzato prima delle elezioni europee.

Il documento  analizza aspetti rilevanti del rapporto tra presente e futuro dell’Unione europea e transizione energetica e per verificare da un lato come si posiziona l’UE a livello globale in termini di performance energetiche e climatiche e, dall’altra, quali sono di contributi dei diversi Stati membri (tra cui ovviamente anche quello dell’Italia) a queste performance.

 

Le tematiche che riguardano emissioni di gas serra, fonti rinnovabili, consumi ed efficienza energetica sono contenute nella terza parte del documento che presenta un segno di riferimento tra i 27 Stati membri dell’UE, tramite un set di circa trenta indicatori articolati in otto aree tematiche.

Sul fronte Emissioni viene analizzata la variazione di quelle nazionali di gas serra tra il 1990 e 2022.

L’indicatore misura uno dei parametri fondamentali per conoscere il progresso di ciascun Paese verso l’obiettivo delle zero emissioni nette, ovvero la riduzione (o l’aumento, in alcuni casi) delle emissioni totali di gas serra conseguito fino ad oggi rispetto al 1990. La performance dell’Italia con un -20% è peggiore della media dell’Unione Europea con un-29% e delle altre grandi economie, ad eccezione della Spagna.

Sul fronte relativo alla variazione delle emissioni di gas serra nei settori Esr  tra il 2005 e il 2022 l’Indicatore misura le emissioni di gas serra derivanti dai settori sotto Regolamento Effort Sharing (Edifici, Trasporti, Agricoltura e gestione dei rifiuti). Tra il 2005 e il 2022 l’Italia ha ridotto queste emissioni del 19%, un po’ meglio della media EU ma peggio di Francia, Spagna e Germania. Inoltre, è l’unico grande Paese europeo a non aver rispettato il limite target annuale del 2022. C’è poi l’aspetto relativo alle emissioni di gas serra procapite, ossia tonnellate di CO2 equivalente per abitante. La performance dell’Italia (7,1 tCO2eq/ab) è migliore della media UE (7,8) ma peggiore di Francia e Spagna. Sul versante dei consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili, la performance dell’Italia (19%) nello scorso decennio era molto positiva, mentre oggi è peggiore della media UE (23%) e di tutte le grandi economie, con l’eccezione della Polonia.

Un altro aspetto riguarda la quota di consumi elettrici da rinnovabili. E l’indicatore misura quanto dei consumi di elettricità di un Paese è stato soddisfatto dalle fonti rinnovabili che comprendono idroelettrico, eolico, solare, bioenergie, geotermoelettrico. La performance dell’Italia (37%) è inferiore alla media UE (41%) e a tutte l e al tre grandi economie, con l’eccezione di Polonia e Francia. Quanto ai nuovi impianti installati nel 2023, emerge che la Germania guida la classifica con un record di +18 GW, mentre l’Italia è ferma a +5,7 GW, dopo Spagna e Olanda. Sul fronte del risparmio energetico conseguito tra il 2000 e il 2021  (l’indicatore è frutto di un indice elaborato da Odysee-Mure per misurare i progressi di risparmio energetico conseguito nell’ultimo ventennio), la performance dell’Italia, con il 19% è fra le più basse dei 27 Paesi ed è leggermente peggiore della media UE che si attesta al 20%. «Sino al 2014 l’Italia era tra i leader mondiali nelle rinnovabili, a cominciare dal  fotovoltaico, e anche grazie a questo le emissioni si stavano riducendo – sottolinea Andrea Barbadella, responsabile scientifico di Italy for Climate -. Poi, a causa di una serie di tagli ai meccanismi di incentivazione, la crescita delle rinnovabili si è fermata e le emissioni hanno quasi smesso di diminuire. Negli ultimi dieci anni, mentre gli altri grandi paesi europei installavano diversi Gigawtt di rinnovabili, l’Italia non arrivava a uno e ancora oggi siamo indietro». La performance dell’Italia migliora nella classifica relativa ai consumi di energia procapite per la cui stima contribuiscono il riscaldamento degli edifici, le attività industriali, i trasporti e, in minima parte, i consumi di energia del settore agricolo. La performance dell’Italia (1,9 tep/ab) è leggermente migliore della media UE (2) e delle altre grandi economie, ad eccezione della Spagna. Infine, per quanto riguarda la quota di consumi elettrici, l’indicatore misura quanto dei consumi finali di energia nazionali è stato soddisfatto da energia elettrica. La performance dell’Italia (22%) è leggermente inferiore alla media UE (23%).

«Guardando al contributo dei singoli settori alla riduzione delle emissioni – conclude -, l’Industria è quella che in Italia ha fatto più di tutto ed è anche tra le migliori in Europa. Su trasporti ed edifici, invece, i progressi sono stati praticamente nulli».