Dopo 16 anni dall’ultimo trionfo, nella notte tra lunedì e martedì italiana, i Boston Celtics sono tornati ad essere i campioni NBA. Rispetto alla squadra del 2008, quella attuale ha un imprinting decisamente più verde – tenendo fede ai colori della franchigia – visto che i due perni della formazione allenata dal giovanissimo coach Mazzulla (per intenderci il centro Horford é più anziano), Jaylen Brown e Jayson Tatum, sono due talenti scelti al draft dai Celtics rispettivamente otto e sette anni fa.
La strada che ha portato Boston al diciottesimo titolo della propria storia, fissando un nuovo primato che fino a questa stagione la vedeva appaiata con gli eterni rivali di Los Angeles (sponda Lakers, ovviamente), é stata piuttosto lineare nella misura in cui – con l’arrivo dei due J’s – si é entrati in un ciclo a tutti gli effetti vincente in termini di bilanci stagionali a cui hanno fatto seguito diverse corse nella post season piuttosto interessanti ma che, per un motivo o per un altro si erano sempre fermate all’ultimo miglio.
Senza andare troppo indietro nel tempo, nel 2022 i Celtics centrarono l’approdo alle Finals dove ad attenderli c’erano i Golden State Warriors di uno Steph Curry destinato a vincere finalmente il suo primo titolo di MVP delle finali, circondato da un nuovo supporting cast oltre al solito duo di alfieri costituito da Klay Thompson e Draymond Green.
Lo scorso anno invece, la strada verso il successo si é interrotta per mano dei Miami Heat guidati da Jimmy Butler che in una memorabile gara 7 delle finali di conference hanno sancito l’ennesimo stop ai biancoverdi, permettendo però alla dirigenza di poter cominciare a sistemare i tasselli mancanti per la stagione che sarebbe partita di lì a qualche mese di distanza.
Come spesso accade, anche dalle sconfitte bisogna sapere cogliere il meglio ed é quello che i Celtics hanno saputo fare a partire da Brad Stevens, con la sua recente veste da numero 1 assoluto dopo i trascorsi sulla panchina della squadra.
Ecco quindi che noi di Info Data abbiamo deciso di dare il nostro consueto contributo numerico dando uno sguardo all’albo dei campioni per vedere quali siano le squadre maggiormente titolate.
Nel grafico che segue, interagendo con le icone delle squadre (ricondotte alle franchigie attuali o indicate con una generica palla da basket per quelle che sono di fatto scomparse) è possibile aggiornare i dettagli della stagione di riferimento rispetto a quelli previsti in apertura per il 2024.
Il percorso di Boston durante i recenti playoff è stato visto da molti come una sorta di passeggiata di salute, specialmente sul fronte Eastern conference avendo – in effetti – affrontato scontri ampiamente alla portata dei biancoverdi, incontrando nell’ordine i Miami Heat lontani parenti di quelli dello scorso anno (4-1), poi i Cleveland Cavaliers (4-1) ed infine gli Indiana Pacers che sono stati sweep-ati (4-0) come si suol dire in gergo.
Archiviando la pratica Est in appena quattordici gare, i Celtics si sono potuti riposare qualche giorno di più rispetto agli altri finalisti che invece hanno avuto un tragitto un po’ più tortuoso per farsi strada ad Ovest.
Infatti i Dallas Mavericks della stella slovena Luka Doncic hanno trovato sul loro cammino i Los Angeles Clippers (4-2), gli Oklahoma City Thunder (4-2) e i sorprendenti Minnesota Timberwolves (4-1) che erano appena riusciti ad eliminare inaspettatamente i campioni in carica di Denver.
Giunti all’ultimo atto della stagione, il fattore campo è stato pienamente rispettato nelle prime due gare delle Finals con Boston che si è portata sul 2-0 anche se in effetti non c’è mai stata una totale sensazione di onnipotenza come dimostrano gli scarti finali sempre entro gli otto punti.
Con la serie spostatasi a Dallas, in gara 3 c’è stato il vero turning point visto che nonostante il vantaggio accumulato nella prima parte di gara, i Celtics si sono visti rimontare fino ad arrivare ad avere un solo possesso pieno di vantaggio sul finale di gara che però ha visto perdere il protagonista più atteso di tutti sul più bello.
Con circa quattro minuti da giocare, Luka Doncic commette il suo sesto fallo che lo toglie dalla fase più calda del match con i Mavericks in piena rincorsa e chiaramente sospinti dal pubblico di casa.
Arrivare con le spalle al muro per gara 4 ha fatto sì che il quarto atto della serie finale fosse un monologo esclusivo firmato Dallas, chiudendo la partita con un prepotente +38 (122-84) che finirà per sancire anche l’unica occasione in cui i futuri campioni non sono riusciti a segnare almeno cento punti e che invece si è rivelata essere l’unica performance sopra la medesima quota per i Doncic & co.
Per l’ultimo capitolo si è andati in scena nuovamente al TD Garden di Boston e, nonostante l’ennesima tripla doppia di Luka Magic (28+12+12), non c’è stata di fatto gara con i padroni di casa già avanti di 21 lunghezze a metà partita, sospinti anche da un Jayson Tatum finalmente sui livelli che gli competono, autore di 31 punti conditi da undici assist e otto rimbalzi.
Sipario quindi sulla stagione e coriandoli bianchi e verdi sul parquet di quella che è tornata ad essere la squadra più vincente della storia della NBA lasciando solo un ultimo interrogativo su chi avrebbe poi ricevuto la nomina di MVP delle Finals.
Degli undici aventi voto per l’assegnazione del premio, la giuria si è divisa in un 7-4 in favore di Jaylen Brown contro l’altro 50% delle J’s, vale a dire il sopracitato Tatum.
Ad inizio stagione questo epilogo sarebbe potuto suonare un po’ strano visto come si era chiusa la scorsa stagione nella poco edificante gara 7 contro i Miami Heat in cui – per usare un eufemismo – Brown non aveva propriamente brillato, unendoci poi che a seguito della firma del maxi-contratto siglato in estate che lo ha reso il giocatore più pagato della lega, tra gli addetti ai lavori erano già partite le prime occhiate sospette.
Ed invece, pur non essendo riuscito a farsi inserire in uno dei primi tre quintetti ideali della stagione regolare (mentre Jayson Tatum è stato nominato nel primo), Brown si è tolto la duplice soddisfazione di farsi attribuire sia il titolo di Mvp delle Finali di conference (premio intitolato, guarda il caso, a Larry Bird) che quello decisamente più ambito di Mvp delle Finals, per merito soprattutto di una maggiore costanza durante tutte le cinque gare di finale.
E se i premi individuali sono importanti, anche se fino ad un certo punto, quello che sembra decisamente indiscutibile è l’unità che ha contraddistinto tutto il roster dei Celtics che – forti della loro coppia di assi decisamente affiatata (si sono scambiati parole al miele durante tutte le interviste) – si trovano tra le mani un potenziale quintetto che non teme confronti con nessuno (specialmente con le addizioni di Holiday e Porzingis nell’ultima off season) già dotato di una cultura che parte dal passato e che con la vittoria di questo anno li vede come favoriti numero uno per il prossimo anno.
Per qualche mese quindi, ci prendiamo un pausa dal basket NBA e ci rivediamo a fine Ottobre ai nastri di partenza per la stagione 2024/25.
Per approfondire.
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