Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
sport

E’ la notte del draft Nba: dove andrà il figlio di LeBron James?

La notte del draft NBA è quel momento dell’anno in cui, certe volte, si decidono i destini delle stagioni a venire cavalcando l’onda di talenti generazionali che – quando disponibili – fanno gravitare attorno ad essi le fortune delle quadre che li riescono a scegliere o le cosiddette “rosicate” di chi accarezza il sogno con un dito senza poterlo assaporare per davvero.
Alla base di questo meccanismo, al netto di scambi intercorsi nel passato, in virtù dei risultati del campionato, ogni squadra riceve una percentuale di assicurarsi la prima scelta assoluta inversamente proporzionale al bilancio vittorie-sconfitte così da permettere alle franchigie più in difficoltà di assicurarsi giovani talenti, con l’obiettivo di avere un costante bilanciamento tra tutte e trenta le attuali squadre della lega americana.
Succede quindi che prima di ogni draft ci sia normalmente un’attenzione – a tratti – spasmodica verso la prima scelta assoluta o – in alcuni anni – anche per quelle successive, proprio perché i talenti conclamati sono già circondati da un hype incredibile e non sempre giustificato che finiscono per cannibalizzare gran parte dell’attenzione mediatica.
Però non tutti gli anni sono uguali e non in tutti gli anni capita che al draft NBA si possa presentare il figlio di un attuale giocatore ancora in attività, men che meno se si tratta di uno dei migliori di sempre ad aver calcato un campo in parquet; a dire il vero non è proprio mai capitato.
Eh già; per la prima volta nella storia probabilmente, la notte delle scelte di quest’anno ci racconterà non tanto di quale giocatore verrà chiamato per primo dal commissioner Adam Silver, bensì da quale squadra selezionerà (verosimilmente al secondo giro) il figlio di LeBron James, ossia l’omonimo LeBron James Jr, detto Bronny.
Con tutto il rispetto per il ragazzo – che tra l’altro la scorsa estate è stato vittima di un arresto cardiaco che lo ha tenuto lontano dai campi per buona parte della stagione – è più che evidente come il cognome che si ritrova è destinato a governare buona parte della sua carriera, rendendolo quindi un asset per una possibile discussione con il padre negli ultimi anni di carriera visto che non ha mai fatto mistero di voler realizzare il sogno di poter giocare col proprio figlio.
E siccome questo sarà l’anno in cui Bronny dovrebbe essere scelto, diventando con LeBron la prima coppia padre-figlio di colleghi, specialmente considerando che “The King” è ormai diventato un sinonimo universale di longevità, noi di Info Data abbiamo deciso di dedicare una piccola serie di considerazioni su quanto è successo in fatto di draft partendo proprio dall’anno in cui venne selezionato “The Chosen One”, fino all’estate del 2023, tra certezze inamovibili, sorprese impensabili e – chiaramente – cantonate colossali.

Detto che il draft, spesso, risulta essere una delle scienze meno esatte che esistano, per farlo ci siamo serviti dei numeri di Basketball Reference con i quali abbiamo confrontato l’ordine di chiamata con quello rivisitato basato su alcune metriche avanzate calcolate sulla base dell’intera carriera dei giocatori in esame.
Nel grafico che segue, selezionando anno e metrica su cui fare il focus, è possibile vedere come cambia l’ordinamento dei giocatori rispetto a quello con cui sono stati selezionati (sulla sinistra), colorando la linea che collega il “cosa avevamo intravisto” al “cosa abbiamo ottenuto” in base alla differenza di posizioni che vira dal blu nei casi di giocatori che hanno over performato rispetto alle attese, fino al rosso dei cosiddetti “bust”, ossia i bidoni.

 2003 – L’anno di LeBron (Sr)
Mai nessuno aveva ricevuto un’attenzione così vasta come James che – come la storia continua a ricordare – ha saputo confermarsi come numero uno assoluto, capitanando un’annata di talenti incredibili tra cui ricordiamo Carmelo Anthony (preferito di chi scrive, per distacco), Chris Bosh e Dwyane Wade che li posizionata tra le miglior classi di sempre, potendo però vantare anche un discreto abbaglio come Darko Milicic, selezionata con la seconda chiamata assoluta prima dei talenti di cui sopra che hanno svoltato le sorti delle squadre che li hanno scelti.
2004 – Dwight e Iggy
Riletto a fine di tutte le carriere, anno che presenta un solo nome di primissimo piano, senza però arrivare alle altissime sfere, quello di Dwight Howard, capace di dominare il pitturato delle aree come non si vedeva da qualche tempo anche per via di un nuovo modo di giocare.
Iguodala verrà ricordato come il più vincente di un “lotto” senza particolari estremi in un senso o nell’altro.
2005 – CP3 finisce alla 4
Uno dei migliori playmaker della storia scivola “fino” alla quarta posizione prediligendo nomi più solidi o preferenze di altro genere, senza comunque gridare necessariamente allo scandolo ai tempi della scelta.
Un paio (abbondante) di scelte nella top 15 finiscono nel dimenticatoio, così come qualche nome dal basso risale la china, senza però gridare al disastro o al miracolo.
2006 – With the first pick the Toronto Raptors select Andrea Bar-Gna-nee
Annata storica per l’Italia che vede il primo giocatore selezionato nella storia del paese essere anche la primissima chiamata assolta in un pool di talenti tutto sommato equilibrato e che – col senno del poi – non riuscirà a produrre una superstar propriamente detta, anche se ci sono stati un paio di giocatori capaci di produrre grandi stagioni.
Per quanto alcuni abbiano etichettato Bargnani come un “mezzo bidone”, vorremmo ricordare che “il Mago” 15 anni fa faceva già cose che i nuovi lunghi NBA hanno cominciato a fare solo recentemente e, tra un infortunio e un altro, si è tolto lo sfizio di chiudere una stagione oltre i 21 punti di media.
Criticabile certo, come tutti del resto, ma non perdiamo di vista l’oggettività.

Nell’attesa di scoprire dove/quando verrà chiamato Bronny, per ora ci fermiamo qua con il recap, ma i dati sono nelle vostre mani, quindi… buona esplorazione!

….segue