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cronaca

Scappare dalle città. Quanto costa a una famiglia vivere in una metropoli e in piccoli centri. Naviga i dati

A guardare questi dati viene da chiedersi che cosa ci si sta a fare in una grande metropoli, inquinata e troppo costosa per giovani e famiglie. Istat ha rilasciato il nuovo calcolatore della soglia di povertà assoluta, che prova a misurare quanto reddito è necessario per vivere a seconda del tipo di nucleo, di area geografica e di tipo di città, più o meno grande, stimando una soglia – appunto – di spesa familiare mensile necessaria per vivere in quella zona. Le famiglie che non riescono a spendere questa cifra sono considerati nuclei in povertà assoluta.

Noi di Infodata abbiamo giocato con il calcolatore immaginando alcune tipologie di realtà familiari: nuclei composti da due adulti (30-59 enni) e due bambini con meno di 11 anni, persone con meno di 30 anni che vivono sole, nuclei composti da due giovani (con meno di 30 anni) con un bambino e di coppie giovani con meno di 30 anni senza figli. Per ognuna di queste categorie siamo andati a vedere che cosa cambia a seconda che si viva in una grande città o in un piccolo centro. Si può interrogare il calcolatore liberamente qui.

Una famiglia con due figli

Risultato: forse è decisamente meglio scappare dalle grandi metropoli. Una famiglia di due adulti e due bambini che vive nelle grandi aree metropolitane lombarde deve spendere quasi 2000 euro al mese per vivere, altrimenti vive in povertà. Una famiglia analoga lombarda che però vive in un piccolo comune necessita di 1600 euro per fare la stessa vita, e lo stesso vale per le famiglie che vivono in Veneto, in Toscana e in Piemonte, anche se le vette dei 2000 euro al mese si sfiorano solo in Lombardia. Chiaramente è difficile comparare un piccolo comune in regioni diverse: in Trentino Alto Adige per vivere in un piccolo comune sono necessari 1700 euro mensili, in Basilicata 1200. Resta il fatto che nelle regioni più popolose d’Italia, quelle con le aree metropolitane maggiori, il gap fra vivere in area metropolitana e non è evidente.
Spese ancora maggiori se i figli sono adolescenti: si arriva a oltre 2100 euro mensili nei grandi centri lombardi ed emiliani, ma si sfiora questa cifra anche in Veneto, Lazio e Toscana.

Come sono calcolate queste soglie di povertà

Queste soglie di povertà assoluta proposte da Istat sono ottenute attraverso la nuova metodologia di calcolo messa a punto nell’ambito di una apposita Commissione nazionale di studio, e rappresentano il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia per evitare gravi forme di esclusione sociale nel contesto di riferimento. Non si tratta quindi di un’unica soglia, ma di tante soglie di povertà assoluta quante sono le combinazioni tra tipologia familiare (ottenuta come combinazione tra numero ed età dei componenti), regione e tipo di comune di residenza. In particolare, in base alla tipologia del comune di residenza si distingue tra, area metropolitana, grandi comuni ossia Comuni periferia di area metropolitana e comuni con più di 50.000 abitanti e piccoli comuni, cioè comuni fino a 50.000 abitanti diversi dai comuni periferia di area metropolitana.

La casa costa troppo

Si stima che sia il costo della casa a pesare, unito a quello per gli spostamenti. Ne parlavamo qualche mese fa esaminando i dati della nota piattaforma immobiliare Idealista: il costo delle case in città continua a crescere in tutta Europa e a rimetterci sono le persone più fragili e i giovani. A gennaio 2023 comprare casa a Milano è costato in media 4.971 euro al metro quadro: +1% rispetto a ottobre 2022 e +7,3% rispetto a gennaio 2022. Un affitto costa in media 21,4 euro al metro quadro: +2% rispetto a dicembre 2022 e + 10% in confronto a gennaio 2022. Un record mai visto. A Roma città siamo sui 14,1 euro al metro quadro, in media, per l’affitto a gennaio 2023, il 7,3% in più rispetto a gennaio 2022; e a 3000 euro per l’acquisto, cifra rimasta grosso modo stabile.

Le giovani coppie

Per le giovani coppie con meno di trent’anni senza figli, il gap è ancora più evidente. A Milano se non si è in grado di spendere 2100 euro al mese per vivere non ce la si fa, ma anche nei piccoli centri siamo sui 1800 euro mensili. Lo stesso nelle altre regioni del nord. Osserviamo che le cifre sono più elevate rispetto alle coppie più adulte e con figli. Non sono precisate le ragioni di questi numeri.

I giovani che vogliono uscire di casa

E chi vuole andare a vivere da solo prima dei 30 anni? A Milano e nelle altre grandi aree metropolitane lombarde sono necessari 1800 euro, contro i 1500 dei piccoli centri. In Emilia 1700 euro contro 1500 euro, a Roma 1600 contro 1300.

Nel complesso si osserva che nei piccoli comuni i “giovani” – categoria che oggi abbraccia fino quasi al prepensionamento – riescono ancora a respirare, a godersi un cinema, una serata in pizzeria.

Al nord costa di più vivere, ma non è vero che si guadagna proporzionalmente

Nelle regioni del Sud vivere costa di meno, praticamente ovunque, ma il gap non rispecchia sempre il differenziale di reddito fra le fasce meno abbienti. È vero che in media chi lavora nelle regioni del sud a parità di lavoro percepisce un reddito inferiore. Il rapporto del 2024 sulle retribuzioni di Odm consulting ha analizzato le retribuzioni dei primi 9 mesi del 2023, utilizzando per l’analisi i dati di 900 aziende e riportando le informazioni raccolte a un universo costituito da quasi 8 milioni di lavoratori dipendenti di imprese private, determinato utilizzando i dati Inps.
Ma in realtà più si scende quanto a mansione, minore è il gap fra nord e sud. In media nel 2023 i dirigenti hanno avuto una retribuzione annua base lorda (Rba) di 119.603 euro, i quadri di 61.829, gli impiegati di 34.809 e gli operai di 27.716. Se prendiamo i dirigenti, al nordovest hanno guardagno il 5% in più della media, al nordest il 3% in meno, al centro il 4% in meno e al sud il 9% in meno, pari a oltre 10mila euro (108.839). Tra i quadri, nel nordovest si guadagna il 4% in più, nel nordest lo 0,1% in più, al centro il 3,5% in meno e al sud l’11,5% in meno. Gli impiegati del nordovest hanno una Rba del 3,1% in più, quelli del nordest dell’1,8%, mentre al centro dello 0,6% in meno e al sud del 9,3% in meno. Tra gli operai la situazione è più equilibrata: a nordovest guadagnano il 2,9% in più, a nordest il 3,8%, mentre al centro il 3,4% in meno e al sud il 6,3% in meno.

Nel pubblico poi le cose non vanno meglio: un insegnante in Lombardia percepisce un reddito simile a quello di un docente che vive nel meridione.