Sono 3,88 milioni i bambini nati nei paesi dell’Unione Europea nel corso del 2022, in calo rispetto ai 4,09 milioni del 2021. Più in generale, fa notare Eurostat, è dal 2008 che il numero totale dei nuovi nati nei 27 paesi UE è in calo: allora furono 4,68 milioni. I numeri arrivano dall’aggiornamento dell’istituto europeo di statistica ai dati relativi al tasso di fertilità delle donne.
Si tratta di un indicatore demografico che misura il numero medio di bambini che nascerebbero da una donna durante la sua vita se trascorresse gli anni della sua capacità riproduttiva conformandosi ai tassi di fertilità specifici per età misurati in un dato anno. Il valore è calcolato rispetto alla popolazione femminile tra i 15 e i 49 anni. Se è inferiore a 2,1 figli per donna, che rappresenta la soglia del tasso di mantenimento della popolazione, quest’ultima è in declino. O almeno lo è sotto il profilo numerico, con tutte le conseguenze del caso in termini, ad esempio, di sostenibilità del welfare.
La cattiva notizia è che nel 2022 non c’è una regione europea nella quale sia stato superato il tasso di mantenimento. Si va dallo 0,95 registrato in Sardegna, all’1,96 della regione rumena del Nord-Est. I valori sono rappresentati nella mappa che apre questo pezzo: il colore varia dall’arancione all’azzurro a seconda che il tasso di fertilità sia inferiore o superiore a quello medio europeo, pari a 1,46. Il filtro nella parte bassa (in alto a sinistra per chi leggesse da desk) consente di isolare una singola nazione.
In generale, Islanda, Irlanda, Francia, Bulgaria e Romania presentano tutte un tasso di fertilità superiore alla media europea. In Spagna, Polonia, Lituania, Estonia e Finlandia, invece, tutte le regioni hanno un valore inferiore ad 1,46. L’Italia non appartiene a questo secondo gruppo solo grazie all’Alto Adige, dove nel 2022 il tasso di fertilità è stato pari a 1,64. Un valore sì superiore alla media europea, ma comunque lontano da quello che garantisce il mantenimento della popolazione.