L’Italia occupa il quart’ultimo posto (dopo la Polonia, prima dell’Ungheria) nella classifica dei Paesi d’Europa per equilibrio vita-lavoro. Questo è quanto rivela lo studio di Remote, piattaforma che tratta tematiche e servizi attinenti al capitale umano su scala globale. L’analisi elabora quello che viene definito come European Life-Work Balance Index e si concentra a livello geografico sui Paesi del vecchio continente, classificando la qualità del lavoro in ogni nazione in ragione di una serie di fattori, che vanno dal numero di giorni spendibili in ferie, all’assistenza sanitaria, senza tralasciare l’eventuale presenza di un salario minimo, gli orari di lavoro medi, i congedi a disposizione, la retribuzione in caso di malattia, i livelli di inclusività LGBTQ+ e i livelli di felicità espressi dai lavoratori e dalle lavoratrici.
Sulla base di tali numeriche, quali sono le nazioni europee che offrono il miglior equilibrio vita-lavoro?
Sul gradino più alto del podio troviamo il Lussemburgo, con un indice pari a 85,26. Primo posto di netta superiorità rispetto alla lunga scia delle trenta nazioni che lo seguono. Il Paese ha ottenuti buoni risultati in tutte le metriche chiave dello studio, in particolare per quanto riguarda al congedo di maternità obbligatorio (100% del salario del dipendente per 20 settimane) e le ferie annuali obbligatorie (26 giorni). Con un punteggio di felicità di 7,4, il Lussemburgo è anche una delle nazioni più felici d’Europa. Un gradino più in basso troviamo la Spagna, distaccata di quasi sette punti rispetto al granducato, avendo quantificato un ottimo 78,63. Il Paese iberico dispone di un sistema sanitario universale finanziato dallo Stato e di un salario minimo significativo (l’equivalente di 9,02 dollari l’ora). Questo dato, secondo l’analisi, è particolarmente impressionante se si considera che la Spagna ha una popolazione molto più numerosa rispetto agli altri Paesi della top 10. E, al terzo posto, ecco la Francia, dove i cugini d’oltralpe hanno registrato un indice pari a 77,19. I fattori degni di nota, qui, riguardano il gran numero generoso di ferie disponibili annualmente (ben 36 giorni) assieme all’elevato salario minimo disponibile per i lavoratori e le lavoratrici francesi.
Bisogna dire, inoltre, che il Lussemburgo e la Spagna rimangono stabili al primo e al secondo posto rispetto alle edizioni precedenti dell’analisi. Sono le uniche nazioni europee nella top 10 a farlo. Mentre, tra i cambiamenti chiave di questa edizione, troviamo che la Francia accede al podio rispetto al quinto posto dello scorso anno e la Danimarca (che quantifica il migliore indice di felicità tra i vari Paesi) sale tra i primi cinque rispetto alla decima posizione del 2022. Ma non è questo il salto di qualità più evidente, che viene invece fatto dal Regno Unito, passando dalla 28esima posizione del 2022 all’interno della top 10 di questo anno. Notevole.
E l’Italia? Il nostro Paese è al 27esimo posto della classifica (su 30 nazioni europee). Una pecca che pesa in termini numerici sull’indice è la totale assenza del salario minimo (si ricorda che su 27 Paesi dell’Unione Europea, 22 applicano questa istituzione e noi siamo tra i 5 a non farlo). Nondimeno, anche l’indice di inclusività non è dei migliori, trovandoci per questo criterio al 19esimo posto. L’auspicio è che queste numeriche non tardino a migliorare, perché l’equilibrio vita-lavoro non è soltanto un monito di miglioramento delle condizioni lavorative di una data nazione, ma è anche un metro di misura di benessere ed equità attribuibili alla civiltà che la abita.