Un ragazzo su tre dichiara di aver paura del futuro e il 34% di loro, una volta grandi, vorrebbero vivere all’estero. Questo è lo scenario che si delinea nell’ultimo rapporto dell’Istituto di statistica italiano, l’Istat, che ha indagato su bisogni, aspirazioni e necessità dei giovani italiani (appartenenti alla generazione dei nativi digitali) aventi dagli 11 ai 19 anni. Ma, in un’Italia che invecchia, cosa significa che molti ragazzi e ragazze pensano in futuro di andar via dalla penisola?
Partiamo da alcuni dati demografici: come si legge nel rapporto dell’Istituto, la nostra popolazione residente è caratterizzata da un progressivo invecchiamento – il cosiddetto inverno demografico – e, come tale, i giovani rappresentano una preziosa risorsa demografica in diminuzione. Noi di Info Data avevamo trattato l’argomento qui. Tornando ai numeri, nel nostro Paese, al 1° gennaio 2024, i residenti tra gli 11 e i 19 anni sono poco più che 5 milioni (in una stima provvisoria) e rappresentano l’8,7% della popolazione residente. In base ai dati diffusi da Eurostat per l’Ue27, al 1° gennaio 2023, la quota di giovanissimi europei in questa fascia di età ha un peso relativo sulla popolazione del 9,5%. Siamo dunque sotto la media dei Paesi UE. Tuttavia, guardando la situazione del vecchio continente, Paesi come la Germani sono anche messi peggio (di poco). Per fare un paragone con i tedeschi, lì si registra per questa classe di età un’incidenza più bassa (8,3%) di quella rilevata in Italia. Francia e Spagna presentano invece un peso relativo maggiore, rispettivamente di 11,3% e 9,6%. I giovanissimi in questa classe di età, che 30 anni fa, nel nostro Paese, erano circa 6,4 milioni (e rappresentavano l’11,2% della popolazione), sono destinati, nel prossimo futuro, a diminuire ulteriormente. Infatti, in base allo scenario mediano delle previsioni Istat, tra 30 anni i giovanissimi residenti in Italia saranno poco più di 3,8 milioni e rappresenteranno solo il 7,2% della popolazione complessiva.
Nei riguardi di questo fenomeno, un importante punto di attenzione è dato dall’immigrazione straniera. Negli ultimi decenni, infatti, i flussi migratori stazionatosi in Italia hanno rinfoltito le fila della popolazione residente, producendo significativi effetti (specialmente tra le fasce giovanili della popolazione, alle quali hanno oltremodo contribuito anche i discendenti degli immigrati nati in Italia). Per capirci, i giovanissimi stranieri residenti tra gli 11 e i 19 anni al 1° gennaio 2024 sono quasi 500 mila (anche questa è una stima provvisoria dell’Istituto) e rappresentano il 9,7% dei ragazzi in questa fascia di età, con un’incidenza più elevata di quella che si rileva per il totale degli stranieri (in età più adulta) sull’insieme della popolazione (9%). E questo aiuta a capire una particolare caratteristica della popolazione futura del nostro Paese, che come descritto nel rapporto Istat, oltre ad essere sempre più digitale, sarà anche multiculturale.
In questa prospettiva di progressiva diminuzione dei ragazzi residenti italiani, pesa molto il dato del 34% dei giovanissimi che immagina un futuro all’estero. Inoltre, su questa indagine, è possibile evidenziare importanti differenze di genere. Tra le ragazze, sia italiane sia straniere, la quota di coloro che vogliono vivere all’estero da grandi è più elevata di quella riscontrata per i loro coetanei maschi. Parliamo, rispettivamente, del 37,9% per le italiane contro il 30,7% dei maschi e il 42,7% per le straniere contro il 34,6% dei ragazzi. Nei riguardi della destinazione, invece, si può dire che i ragazzi nel 2023 sognano ancora l’America. Infatti, il 32% di coloro che da grandi si vedono all’estero, vorrebbe vivere negli Stati Uniti, seguiti, ma a lunga distanza, dalla Spagna (12,4%) e dalla Gran Bretagna (11,5%).
Un ultimo dato degno di nota è la paura del futuro. Se infatti, in generale, il 41,3% dei giovanissimi dice che il futuro lo affascina, il 32,3% ne ha paura (inoltre, il 26,5% ha risposto che non sa o non pensa al futuro). Facendo un confronto, rispetto all’indagine condotta nel 2021, la quota di coloro che si sentono affascinati dal futuro è diminuita di quasi 5 punti percentuali, mentre è cresciuta di 5 punti e mezzo la quota di chi ha paura. Ciò che desta sgomento è ancora una volta una faccenda di genere. Del resto, in linea con quanto emerso già nel 2021, le ragazze evidenziano un maggiore timore per quello che potrà avvenire: la quota di chi ha paura del futuro (42,1%) è ampiamente superiore a quella di coloro che ne sente il fascino (35,9%).