Nel 2023 cresce la preoccupazione per i cambiamenti climatici. Parliamo del 58,8% della popolazione di 14 anni e più. Dieci anni fa questa quota di cittadini si aggirava intorno al 40% del totale, ed è quindi cresciuta di quasi 20 punti percentuali. Questo è il quadro delineato dall’indagine dell’Istituto di statistica italiano, l’Istat, che nel contesto dello studio (condotto dal 1998 ad oggi) rileva la percezione dei cittadini rispetto alle tematiche ambientali.
Secondo i dati più aggiornati, le preoccupazioni legate al clima sono da tempo al centro dell’interesse delle persone di 14 anni e più. Tra queste, tuttavia, i timori per l’effetto serra, che nel 1998 coinvolgevano quasi 6 persone su 10, calano rispetto al primo anno di rilevazione di circa 25 punti percentuali. L’inquinamento dell’aria rappresenta, invece, una preoccupazione costante per un cittadino su due da oltre 20 anni. Segue poi l’attenzione al dissesto idrogeologico, che sebbene come paura si sia ridimensionata molto negli ultimi 25 anni (dal 34,3% nel 1998 al 26,5% nel 2023), registra un aumento di oltre 4 punti percentuali solo nell’ultimo anno. Il che è un’evidente conseguenza delle alluvioni avvenute nelle Marche e in Toscana del maggio 2023. A confermare questa chiave di lettura ci sono le rilevazioni avvenute nelle Marche, dove si riscontra un aumento sul 2022 pari a 11 punti percentuali.
Tuttavia, i timori hanno diversa intensità lungo tutto lo stivale. Infatti, nel 2023, si evidenzia una polarizzazione delle preoccupazioni ambientali al Nord Italia. Ad esempio, si rileva una differenza di circa 10 punti percentuali rispetto al tema dei cambiamenti climatici che preoccupa il 61,2% degli abitanti del Nord rispetto al 51,9% di quelli del Mezzogiorno. Anche l’inquinamento delle acque rientra tra i temi particolarmente sentiti dagli abitanti delle regioni settentrionali (40,9%) e molto meno da quelli delle regioni meridionali (34,0%). All’opposto, richiamano l’attenzione soprattutto dei residenti del Centro e del Mezzogiorno le tematiche legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (41,3% nel Mezzogiorno, 43,5% nel Centro e 35,2% nel Nord).
Bisogna poi guardare al fattore età. Secondo lo studio, i giovani fino a 24 anni sono più sensibili delle persone più adulte per quanto riguarda la perdita della biodiversità (quasi il 40% tra i 14 e i 24 anni contro il 18,5% degli ultracinquantacinquenni). Ma il confronto si potrebbe fare anche per la distruzione delle foreste (24,6% contro 18,4%) e l’esaurimento delle risorse naturali (29,2% contro 21,3%). In generale, nel 2023, gli ultracinquantacinquenni si confermano più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (29,8% contro 21,5%) e l’inquinamento del suolo (21,9% contro 18,3%).
In questo identikit non poteva mancare un’attenzione al genere degli intervistati. Anche perché, secondo l’indagine dell’Istituto: “le relazioni tra genere e ambiente sono importanti, sia perché i problemi ambientali possono avere effetti differenziati su uomini e donne, sia perché i diversi stili di vita di uomini e donne possono dare luogo a un diverso impatto ambientale”. E secondo quanto registrato lungo tutta la penisola, tra i giovani sono le donne ad essere maggiormente preoccupate per l’ambiente. Infatti, le ragazze sotto i 24 anni, hanno più timori dei loro coetanei per i cambiamenti climatici (+5,8 punti percentuali rispetto ai ragazzi), per la perdita di biodiversità (+8,8
punti) e per la distruzione delle foreste (+3,8 punti).
Come risposta a queste preoccupazioni ambientali, gli italiani cercano di fare la loro parte. Lo studio cerca di capire, infatti, quali comportamenti eco-sostenibili vengono messi in atto dai cittadini e dalle cittadine peninsulari come risposta alle paure per l’ambiente. E, a quanto pare, viene dedicata sempre maggiore attenzione a comportamenti finalizzati alla conservazione delle risorse naturali. Infatti, nel 2023, sale al 72,8% la quota di quanti fanno abitualmente attenzione a non sprecare energia (rispetto al 69,8% del 2022), mentre il 69,8% presta attenzione a non sprecare l’acqua e il 50% a non adottare mai comportamenti di guida rumorosa al fine di limitare l’inquinamento acustico. Mostrano attenzione ai temi della sostenibilità ambientale anche il 35,8% della popolazione che legge le etichette degli ingredienti e il 23,5% che acquista prodotti a chilometro zero.
L’auspicio è che tali percentuali di comportamenti virtuosi non tardino ad aumentare con il tempo, contrastando le paure per l’ambiente, che purtroppo appaiono sempre più stagnanti. Perché i piccoli gesti, quelli di tutti i giorni, che possiamo fare collettivamente, fanno la differenza per la salute del nostro pianeta.
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