Complici i food blogger, i guru della cucina etnica, quelli dell’alimentazione vegetale, o forse le evidenze scientifiche sui benefici dell’uso delle spezie (purché a scapito del sale e di altre sostanze non sane) negli ultimi 10 anni in Europa abbiamo più che raddoppiato le importazioni di spezie quali zenzero, curcuma, pepe, anice, cannella e paprika.
Il peso delle spezie importate dai Paesi extra-UE è aumentato infatti del 57% complessivo. Le importazioni UE di zenzero e curcuma sono cresciute rispettivamente del 149% e del 142%, registrando l’aumento maggiore tra le spezie più commercializzate. Solo le importazioni di noce moscata sono diminuite del -4% rispetto al al 2012.
La spezia più importata è lo zenzero, sia in polvere che “non macinato né tritato” [neither cruched nor ground]. Nel mondo si stima che vengano prodotte circa 3 milioni di tonnellate di zenzero all’anno. Solo nel 2022 ne abbiamo importate in Unione Europea 122.900 tonnellate, seguita dalla paprika (109.800 tonnellate) e dal pepe (62.900 tonnellate). Non a caso dal 2019 lo zenzero è entrato nel paniere Istat insieme ai frutti di bosco la bicicletta elettrica, lo scooter sharing e la cuffia con microfono. Entrambe queste spezie provengono prevalentemente dalla Cina: il 54% dello zenzero e il 72% della paprika, mentre il pepe viene importato principalmente dal Vietnam (56%).
Si prevede che il consumo di queste spezie crescerà nei prossimi anni e anche l’Italia si sta investendo in questa direzione. Nel 2022 è nato il Consorzio Zenzero Italiano che raggruppa alcune aziende che hanno iniziato a coltivare lo zenzero e la curcuma anche nel nostro paese, in particolare al Sud: Del Monte, Valfrutta, Agrintesa e Agritechno.
Eurostat riporta che solo nel 2022 l’UE ha importato 397.000 tonnellate di spezie da Paesi extra-UE ed è la Cina la nostra principale fonte di spezie, rappresentando il 38% delle importazioni totali. In realtà nel 2021 fra i principali esportatori di zenzero non tritato né macinato troviamo anche i Paesi Bassi con un giro stimato pari a 93,2 milioni di dollari. Poco rispetto alla Cina (645 milioni di dollari) e all’India (111 milioni di dollari).
Le importazioni di cannella (16.200 tonnellate) in Unione Europea si sono classificate al quarto posto, con più di un terzo proveniente dall’Indonesia (37%). La curcuma (15.800 tonnellate) occupa la quinta posizione tra le spezie più importate, con la maggior parte delle importazioni provenienti dall’India (77%). Per quanto riguarda l’anice e le spezie correlate (13.600 tonnellate), l’Egitto (34%) è stato il principale fornitore.
I semi di cumino importati (pari a 9.600 tonnellate) provenivano per gran parte dall’India, mentre i semi di coriandolo immessi nel mercato europeo (pari a 9.500 tonnellate), vengono per metà dalla Russia. La noce moscata arrivata in Europa (4.400 tonnellate complessive) viene importata prevalentemente dall’Indonesia.
Il numeri del mercato mondiale delle spezie
Per cercare di uniformare i dati è necessario chiarire quali alimenti includiamo e quali escludiamo dal novero delle spezie. Ci sono le erbe come rosmarino, timo, basilico e peperoncino ed esiste anche il mercato – fiorente in Italia – delle erbe officinali. Nel 2020 in Italia c’erano 6.000 aziende attive e 24mila ettari coltivati a Pamc (Piante aromatiche medicinali e condimenti), rendendoci il quarto Paese UE per superfici coltivate, dopo Polonia, Bulgaria e Francia.
Un rapporto dal titolo Mercato delle spezie 2023-2030 di Industry Research prevede che il mercato raggiungerà una dimensione pari a 8.574,4 milioni di dollari entro il 2029. Stando alle proiezioni di Statista Market Inside il fatturato del mercato delle salse e dei condimenti (si parla genericamente di spices and culinary herbs) ammonterà a 262,30 miliardi di dollari nel 2024, con crescita annua del 6,28% al 2028. Nel confronto globale, la maggior parte dei ricavi è generata in Cina (46 miliardi di dollari nel 2024). In relazione alla popolazione totale, nel 2024 si genereranno ricavi pro capite pari a 33,85 dollari. Nel mercato delle salse e dei condimenti, si prevede che il volume ammonterà a 70,05 miliardi di kg entro il 2028. Il mercato delle salse e dei condimenti dovrebbe registrare una crescita del volume del 3,5% già nel 2025.
I suoi principali attori? Ajinomoto Co Inc., Associated British Foods Plc., Baria Pepper, Kerry Group Plc., The Bart Ingredients Co. Ltd., Dharampal Satyapal Group, Everest Food Products Pvt. Ltd., Dohler Group, McCormick & Company Inc., Frontier Co-op, Colorado Spice, The Watkins Co., Organic Tattva, Organic Spices Inc., Sauer Brands Inc., B&G Foods Inc. e Terana S.A.
Quanti italiani usano le spezie?
Dati “ufficiali” – ad esempio Istat, recenti non ce ne sono. I dati più recenti che riguardano l’Italia provengono da una ricerca privata condotta da AstraRicerche per Cannamela, marchio del Gruppo Montenegro e leader nel settore delle spezie e degli aromi in Italia. Secondo quest rilevazione in media negli ultimi cinque anni l’uso di spezie ed erbe aromatiche fra gli italiani è aumentato: il 65,5% delle persone intervistate ha dichiarato di usarle più di prima, anche se le più utilizzate nel nostro paese sono prodotti tipici della cucina mediterranea: pepe nero, zafferano e peperoncino.
Il 41% degli italiani fa invece già uso di curcuma e oltre il 20% degli intervistati si dice intenzionato a utilizzarla. C’è poi il curry, il noto mix di spezie che viene commercializzato in molte versioni. Il curry “classico” è composto prima di tutto di curcuma a cui si aggiunge il pepe nero, il cumino, il coriandolo, la cannella, i chiodi di garofano, lo zenzero, la noce moscata, il fieno greco, il peperoncino e il cardamomo.
La survey di AstraRicerche stima che il curry sia usato dal 40% degli italiani. Fanalino di coda per l’utilizzo attuale è il cardamomo, anche se un intervistato su quattro dichiara che lo vorrebbe provare in futuro.