Sei aziende europee su dieci hanno raggiunto nel 2023 il livello base di intensità digitale. Questo è quanto viene definito all’interno dell’ultimo rapporto Eurostat che elenca i risultati del Digital Intensity Index (DII), l’indice che misura il livello di digitalizzazione delle imprese operanti nei Paesi UE. Ma come viene elaborato il suo calcolo?
L’intensità digitale di base implica l’utilizzo di almeno 4 delle 12 tecnologie digitali, come l’AI, i social media, il cloud computing, il Customer Relationship Management (CRM) o la presenza di vendite su e-commerce (per almeno l’1% del fatturato). Sulla base di questi parametri sono state definite le numeriche dello studio, che tuttavia hanno rilevato evidenti margini di miglioramento per molti dei Paesi appartenenti all’Unione.
Innanzitutto, solo il 4,4% delle piccole e medie imprese (le PMI) operanti nel vecchio continente hanno raggiunto un livello molto elevato di intensità digitale, mentre il 19,6% ha raggiunto un livello elevato. La maggior parte delle PMI ha registrato, invece, i livelli di intensità digitale bassi (33,8%) o molto bassi (42,3%).
Numeriche da migliorare, visti gli obiettivi UE relativi alla Digital Decade, da raggiungere entro il 2030. Infatti, secondo tale ambiziosa aspirazione, il 90% delle PMI operanti nei Paesi UE dovrebbe raggiungere almeno il livello base di intensità digitale. E, secondo gli ultimi dati, l’Unione Europea è lontana ben 32 punti percentuali rispetto all’obiettivo prefissato. Inoltre, a tal riguardo, l’Italia segue la scia della media europea, con solo il 61,3% di aziende (con almeno 10 dipendenti) che hanno rilevato il livello base di digitalizzazione.
Entrando poi nel merito dei diversi Paesi, la percentuale maggiore di imprese che hanno raggiunto un livello molto alto di DII è stata registrata in Finlandia (con un 13%), a Malta (11,4%) e nei Paesi Bassi (11%). Allo stesso tempo, i Paesi con il maggior numero di imprese caratterizzate da un’intensità digitale molto bassa sono stati la Romania (72,1%), la Bulgaria (70,6%) e la Grecia (56,2%). Nella nostra penisola non si registrano buone numeriche né per i livelli molto alti dell’indice (ottenuti per appena il 3,2% delle aziende peninsulari), né per i livelli molto bassi (comunque relativi al 38,7% delle imprese). Inoltre, rispetto alle ultime rilevazioni dell’indice (avvenute due anni fa, nel 2021), il nostro Paese ha aumentato la propria percentuale di appena lo 0,5%. Non un ottimo andamento, visti gli obiettivi Ue per il 2030.
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