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Internet in classe: in che modo? Qualche dato su cui riflettere

Uno dei grandi dibattiti della scuola oggi è se e come integrare l’uso di internet nel processo formativo dei ragazzi. Se ne parla riguardo all’uso personale – cioè se sia un bene che i ragazzi posseggano e gestiscano in autonomia strumenti che li possono connettere a internet – che in classe: se e come usare internet in classe durante la lezione, o nei compiti a casa. È sufficiente l’uso della ormai storica lavagna interattiva multimediale (la LIM), oppure stiamo parlando di far sì che gli smartphone o i tablet diventino materiale scolastico al pari di libri e quaderni. E in questo caso qual è l’età “giusta” per introdurre questa modalità di apprendimento?

Di fatto una circolare emessa a luglio dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha introdotto per il 2024-2025 il divieto dell’uso dello smartphone a scopo didattico fino alla scuola media compresa. Il motivo sarebbe legato alla distrazione che l’uso di questi strumenti in classe porta ai ragazzi.
Proibire lo smartphone non significa vietare l’uso di internet che invece negli ultimi anni ha visto nutriti investimenti da parte delle scuole. A questo proposito è interessante un recente rapporto pubblicato dal MIUR attraverso l’Osservatorio Scuola Digitale aggiornati all’a.s. 2022-2023, sullo stato dell’arte del ritorno degli investimenti fatti negli strumenti, nelle competenze, nella formazione, e in generale nei fattori abilitanti la didattica digitale in 7.769 scuole italiane su un totale di 8.089, la più alta partecipazione mai ottenuta a un sondaggio di questo tipo.

È emerso che quasi tutte le scuole, il 94%, prevedono progetti per migliorare le competenze digitali nella propria offerta formativa. Solo il 70% di esse tuttavia ha adottato un documento programmatico di e-policy che descrive l’approccio alle competenze digitali, alla sicurezza online e all’utilizzo delle tecnologie digitali nella didattica, le norme comportamentali e le procedure per l’utilizzo delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione in ambiente scolastico, le misure per la prevenzione e la gestione delle problematiche connesse ad un uso non consapevole delle tecnologie digitali.
Oggi le scuole hanno la possibilità di adottare dei Curricula digitali per sviluppare competenze digitali, declinati attraverso modalità di apprendimento pratico e sperimentale, metodologie e contenuti a carattere altamente innovativo. Dalla rilevazione emerge che solo la metà delle scuole oggi ha adottato questo strumento e fra tutte le scuole che non lo hanno fatto meno di un terzo dichiara di aver sviluppato percorsi di Educazione civica digitale, anche in questo caso con una distribuzione non omogenea sule territorio nazionale.

Accanto alla formazione dei ragazzi c’è quella dei docenti. Circa l’80% delle scuole dichiara che in tutte le classi ci sono proiettori, lavagne o monitor interattivi, soltanto in una scuola su mille questi dispositivi non sono presenti in nessuna classe. Eppure circa la metà delle scuole intervistate dichiara che solo una parte dei docenti ha partecipato, negli ultimi tre anni scolastici, a corsi di formazione sull’uso delle tecnologie digitali e di metodologie didattiche innovativa. Una risposta forse non adeguata in un momento storico come questo.
Il 29% delle scuole del primo ciclo e il 13% delle scuole del secondo ciclo è stata assegnataria dei fondi per la formazione dei docenti sull’insegnamento delle discipline STEAM (Science – Technology – Engineering – Art – Mathematic) con l’utilizzo delle tecnologie digitali, ma solo una piccola fetta dei docenti ha partecipato a corsi di formazione sull’insegnamento delle discipline STEAM con l’utilizzo delle tecnologie digitali.

Emerge che nel 40% delle scuole del primo ciclo e nel 12% delle scuole del secondo ciclo nessuno dei docenti ha seguito corsi di formazione all’estero sull’uso responsabile del digitale (anche attraverso progettazioni Erasmus + e/o Twinning); nel 24% delle scuole del primo ciclo e nel 18% delle scuole del secondo ciclo, meno del 33% dei docenti ha seguito corsi di formazione all’estero; nessuna scuola, sia del primo sia del secondo ciclo, indica che più del 67% dei docenti ha partecipato a iniziative di formazione all’estero. Le restanti scuole, di entrambi i cicli scolastici, indicano che la percentuale dei docenti che ha partecipato a corsi di formazione all’estero è compresa fra il 33 e il 67%.
Da un’indagine pubblicata nel 2023 nel documento “Sostegno dell’UE alla digitalizzazione delle scuole” emergeva che solo il 14% degli intervistati riteneva la maggioranza degli insegnanti del proprio istituto scolastico sufficientemente competenti nell’uso efficace delle tecnologie digitali a fini dell’insegnamento e dell’apprendimento.

In media, circa il 23% delle scuole ha attivato almeno un accordo di rete con enti locali per l’innovazione digitale, l’1% delle scuole ha attivato più di cinque accordi di rete con questa finalità; il restante 70% non ha attivato questa forma di collaborazione. La distribuzione geografica della percentuale di attivazione di reti finalizzate all’innovazione digitale è complessivamente omogenea sul territorio nazionale.

Nel complesso una scuola su cinque ritiene che la connessione che ha in dotazione non sia adeguata al carico di lavoro richiesto dalla didattica, in tutti i plessi o in più della metà di essi, con disomogeneità sostanziali a livello nazionale.
Solo il 47% delle scuole italiane è connessa a internet tramite fibra, con percentuali più elevate per le scuole superiori, il 56%, contro il 45% delle scuole medie. Esiste ancora un 26% di scuole italiane, ossia un quarto, che non usano né una né l’altra, bensì connessioni wireless e altro. Questo “altro” sono connessioni satellitari (le usa una scuola su 100), ponti mobili (2 scuole medie e 3 superiori su 100), modem e ponti radio (3 scuole medie e 2 superiori su 100) e wireless mobili (2 scuole medie e 2 superiori su 100).

Per quanto riguarda la velocità di connessione in download solo un plesso su cinque dispone di una velocità di connessione uguale o maggiore di 1 Gbps (gigabit per secondo). Una velocità di 1 Gbps è in grado di scaricare 1 gigabit, cioè 1 miliardo di bit, in un secondo. 1 scuola su 3 lavora con una velocità compresa fra 100 Gbps e 1Mbps, il 24% tra 30 Mbps e100 Mbps, e una su 10 con una velocità inferiore a 30 Mbps, che rende molto più laborioso usare la rete.
Il 15% dei plessi dispone di una velocità di connessione in upload uguale o maggiore di 1 Gbps, il 27% di una velocità compresa fra 100 Gbps e 1Mbps, il 20% tra 30 Mbps e100 Mbps, 22% inferiore a 30 Mbps.

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