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Che cos’è la trappola del reddito medio?

La “middle-income trap” si verifica quando un paese che ha raggiunto un livello di reddito medio non riesce a progredire ulteriormente verso uno status di reddito alto. Questo accade perché il paese perde la competitività rispetto alle economie a basso reddito nei settori a basso costo, mentre non riesce a competere con le economie ad alto reddito in termini di innovazione e valore aggiunto.

Nel 2007, un rapporto della Banca Mondiale coniò il termine “middle-income trap” (trappola del reddito medio) per descrivere paesi, per lo più in America Latina e Medio Oriente, che non riuscivano a raggiungere lo status di paesi ad alto reddito nonostante la crescita economica e la riduzione della povertà. Oggi, secondo il World Development Report 2024 della Banca Mondiale, oltre 100 paesi nel mondo rimangono intrappolati in questa condizione. Ma come possono i paesi sfuggirle o evitarla del tutto?

 

Cosa sappiamo finora.

Alla fine del 2023, la Banca Mondiale ha definito i paesi a reddito medio come economie con un reddito nazionale lordo (RNL) pro capite compreso tra 1.136 e 13.845 dollari. All’interno di questo gruppo, si distinguono i paesi a reddito medio-basso (RNL pro capite tra 1.136 e 4.465 dollari) e quelli a reddito medio-alto (RNL pro capite tra 4.466 e 13.845 dollari).

Oggi, circa il 75% della popolazione mondiale vive in paesi a reddito medio, inclusi circa il 66% delle persone che vivono in povertà estrema, secondo il rapporto. Questi paesi, tra cui economie importanti come Cina, Brasile, Turchia e India, rappresentano il 40% della produzione economica globale, ma sono ancora bloccati nella trappola del reddito medio.

Le sfide strutturali della trappola

Un rapporto del Fondo Monetario Internazionale, segnalato in un articolo di World Economic Forum, sottolinea che i paesi intrappolati nel reddito medio si trovano “schiacciati tra la tecnologia avanzata in rapida evoluzione dei paesi ricchi e la competizione nei prodotti maturi da parte dei paesi poveri con salari bassi.” Il rapporto della Banca Mondiale aggiunge che le prospettive di crescita per i paesi a reddito medio dipendono dalla loro capacità di aumentare la produzione attraverso l’innovazione, un’impresa difficile per molte economie su vasta scala. Per molti di questi paesi, raggiungere lo status di reddito alto potrebbe richiedere diverse generazioni se i tassi di crescita economica attuali persistono.

Molti paesi a reddito medio rimangono legati a un approccio del secolo scorso: politiche fortemente orientate ad attrarre investimenti,” ha dichiarato Indermit Gill, Capo Economista della Banca Mondiale, al Forum economico mondiale. “È come guidare un’auto sempre in prima marcia: ci vorrà un’eternità per arrivare a destinazione.”

L’aumento del reddito nei Paesi Ocse. 

l reddito reale delle famiglie pro capite nei Paesi Ocse è aumentato dello 0,9% nel primo trimestre del 2024, rispetto al +0,3% del trimestre precedente.

“Tutte le economie del G7 hanno registrato un aumento.

L’Italia ha visto l’aumento più forte (3,4%), trainato da un aumento delle retribuzioni dei dipendenti e dei trasferimenti sociali in natura, invertendo il calo registrato nel trimestre precedente”. Nell’ultimo trimestre del 2023 a fronte di una crescita nei Paesi Ocse dello 0,5% il dato italiano era risultato in calo dello 0,4%.

La strategia per uscire dalla trappola: il modello 3i

Nel corso degli ultimi decenni, solo poche dozzine di paesi sono riusciti a passare da reddito medio a reddito alto. Tra questi, Arabia Saudita, Lettonia, Bulgaria e Corea del Sud. La Banca Mondiale, nel suo rapporto, delinea un approccio a tre pilastri per evitare la “middle-income trap”, noto come strategia 3i: investimento, infusione e innovazione. Qualche esempio?  Negli anni ’70 e ’80, la Corea del Sud ha adottato riforme per incoraggiare gli investimenti privati e politiche industriali che hanno aumentato l’uso della tecnologia e l’efficienza produttiva. La crescita economica successiva è stata straordinaria: il reddito pro capite della Corea del Sud è passato da 1.200 dollari nel 1960 a 33.000 dollari nel 2023, secondo la Banca Mondiale.

Per approfondire. 

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