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Il conflitto a Gaza, il 7 ottobre e i nuovi fronti della guerra. In due mappe e tre grafici

Il conflitto in Medio Oriente, nelle ultime settimane, rischia di giungere a un’escalation ancora più preoccupante. Dal 7 ottobre 2023, il giorno dell’attentato perpetrato da Hamas, le tensioni tra Israele e Libano si sono intensificate sempre di più e già mesi fa si parlava di un possibile nuovo fronte del conflitto, il quale avrebbe interessato il confine tra i due paesi.
In Libano, l’attore militare principale è Hezbollah, autodefinitosi il “partito di Dio”, di natura sciita, supportato dall’Iran e da subito dichiaratosi in difesa dell’intero popolo palestinese: finora la risposta israeliana nei confronti dei palestinesi ha provocato quasi 45.000 vittime, ferito quasi 100.000 persone e reso dispersi circa 10.000 individui.

L’inizio dell’attuale conflitto tra le due organizzazione è da ricercare nell’immediato supporto di Hezbollah all’azione di Hamas; infatti, la mattina dell’8 ottobre, la mattina dopo l’attacco della forza paramilitare palestinese, il gruppo sciita ha lanciato razzi verso il nord di Israele, sradicando circa 60.000 israeliani da quei territori.
Il culmine dell’attrito tra i due paesi è stato l’attacco mirato di Israele nei confronti degli appartenenti al gruppo di Hezbollah: attraverso un’infiltrazione nella catena di approvvigionamento dei dispositivi utilizzati per comunicare dai militanti libanesi, le forze israeliane sono riuscite a far esplodere migliaia di cercapersone, uccidendo 42 persone, tra cui 12 civili, e ferendo quasi 4.000 individui. Israele giustifica gli attacchi dicendo che il suo obiettivo principale è permettere a quelle 60.000 persone di tornare a vivere nelle proprie case.

Il The Economist suggerisce che l’attacco ai dispositivi da parte di Israele potrebbe essere un’anticipazione dell’invasione israeliana dei territori libanesi, mentre altri osservatori ritengono che l’obiettivo sia stato anche quello di instillare terrore tra i membri della forza sciita, al fine di far demordere da azioni più violente da parte loro. Successivamente a questo attacco, Israele ha iniziato a bombardare obiettivi strategici nel Libano provocando in un solo giorno, il 23 settembre 2024, più di 500 vittime.
L’interruzione delle comunicazioni tra i miliziani libanesi ha spinto il leader dell’organizzazione, Nasrallah, ricercato dalle IDF da più di 30 anni a presentarsi fisicamente in una delle sedi e l’esercito israeliano, il 28 settembre, attraverso un raid aereo lo ha ucciso nella capitale libanese, Beirut.

Sebbene l’escalation sia stata raggiunta recentemente, scambi violenti tra le due forze sono sempre stati presenti. Quel che è cambiato è l’intensità e i luoghi attaccati da Israele: se negli ultimi mesi del 2023, gli attacchi sul territorio libanese si limitavano al confine, dal 2024, questi si sono spostati sull’intero territorio, al fine di abbattere obiettivi strategici per destabilizzare la struttura militare e organizzativa di Hezbollah. Nella mappa precedente è possibile avere una visione d’insieme dei bombardamenti che interessano Israele, Libano e Palestina; mentre in quella seguente è possibile distinguere in maniera più precisa le località a confine tra i primi due stati.

La potenza aerea israeliana è notevolmente superiore a quella libanese e i risultati si vedono dal confronto tra gli attacchi di Hezbollah e quelli delle IDF. In circa 10 mesi di conflitto, fino al 13 settembre, ci sono stati circa 8770 attacchi sui territori dei due paesi e lo squilibrio tra esercito israeliano e Hezbollah è visibile.

Gli attacchi principali, come visto nelle mappe, si concentrano principalmente al confine ed entrando nel dettaglio, le zone maggiormente colpite dall’esercito israeliano sono il Sud del Libano e Al Nabatieh, che costituisce la parte più a Est del meridione libanese, rispettivamente con circa 230 e più di 450 attacchi, in media, al mese. Gli attacchi di Hezbollah si sono invece concentrati su HaZafon, l’area più a nord di Israele, dove sono stati registrati 141 raid al mese, in media.
Considerando i colpi nella loro totalità, il numero di attacchi condotti dall’esercito israeliano è stato circa otto volte superiore a quello degli attacchi compiuti da Hezbollah.

Tra i territori colpiti non c’è da stupirsi che Hezbollah risulti aver attaccato anche territori libanesi, infatti sia per dispute interne che per colpire siti militari israeliani presenti nella loro area, gli attacchi vengono indirizzati sul proprio suolo e il database lo raccoglie come un attacco fatto nei confronti del Libano.

 

La potenza e la frequenza degli attacchi si ripercuote sul numero di vittime che questi provocano: il 93% delle vittime è da attribuire agli attacchi effettuati dalle Forze di Tel Aviv.
In 10 mesi, fino al 13/09/24, i raid israeliani in Libano hanno causato la morte di 780 persone.
In un solo giorno, il 23 settembre 2024, gli stessi raid hanno provocato 569 vittime.

Durante questo unico giorno è stato raggiunto circa il 70% di perdite umane avute in 10 mesi di conflitto.

 

 

Dal 13 settembre 2024 al 29 settembre 2024 – l’esplosione dei cercapersone è avvenuta il 17 e il 18 settembre – i bombardamenti si sono concentrati quasi sulle stesse zone viste precedentemente, allargandosi su Beirut e permettondo a Israele di destabilizzare la catena di controllo di Hezbollah: Reuters scrive che le Forze dello stato ebraico quest’anno hanno ucciso 8 dei 9 comandanti del Partito di Dio e la maggior parte nella settimana precedente l’articolo.

Il conflitto in Medio Oriente continua a inasprirsi e un nuovo fronte, quello tra Israele e Libano, è ormai aperto.
Nell’analisi effettuata ad agosto da ACLED lo scontro nei territori israeliani e palestinesi è considerato il primo al mondo per letalità, pericolosità per i civili e diffusione geografica: l’88% della popolazione, più di 4.500.000 individui, è considerata a rischio di esposizione, cioè vive a meno di 5 chilometri dal luogo di un evento violento.

L’attuale allargamento del conflitto, oltre a mutare gli equilibri tra gli attori in Medio Oriente, rischia di aggravare una situazione già di per sé drammatica trascinando con esso gravi ripercussioni sulle popolazioni che abitano quei territori.

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