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economia

Medicina d’emergenza e assistenza sanitaria territoriale: quali sono le regioni più in difficoltà?

Differenze profonde fra le regioni nei tassi di accesso al pronto soccorso, nelle ospedalizzazioni dopo gli interventi per infarto e ictus, disomogeneità nella percentuale di prestazioni con classe di priorità B e D. E ancora, divari nei tassi di presa in carico di persone che necessitano di assistenza domiciliare integrata e di pazienti oncologici che necessitano di cure palliative.

Per avere il polso delle differenze fra regioni nel soddisfacimento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) è utile spulciare il documento del Ministero della Salute titolato Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia, pubblicato a luglio 2024, all’indomani della scelta del Governo di dare corso all’autonomia differenziata. Rispetto alla sanità la situazione non è delle migliori. Lo stesso problema medico può vedere una risposta anche molto diversa a seconda della regione in cui si vive.

Il rapporto contiene i dati con tutti gli 88 indicatori considerati per l’area prevenzione, distrettuale e ospedaliera, con il loro significato in termini di qualità dell’assistenza sanitaria. Vi si trovano capitoli che riassumono i risultati regione per regioine. I dati disaggregati per ASL e per singola struttura ospedaliera si trovano invece nella piattaforma PNE (Piano Nazionale Esiti) di Agenas.

Abbiamo già parlato della prevenzione nella scorsa puntata. Qui raccontiamo i più interessanti fra i 33 indicatori sull’assistenza distrettuale, dei servizi territoriali, di prossimità.

Ogni indicatore viene valutato con un punteggio da 0 a 100, dove la soglia di “sufficienza” è 60. Nel 2022 se consideriamo la media italiana, complessivamente tutti gli indicatori raggiungono il livello di sufficienza, ma se andiamo a vedere che cosa accade regione per regione le cose sono molto diverse. Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna presentano un punteggio decisamente sotto soglia nel complesso dell’area distrettuale.

Un indicatore sono i ricoveri prevenibili. Ad esempio il tasso di ospedalizzazione standardizzato in età adulta per complicanze per diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e scompenso cardiaco è un indicatore della ridotta accessibilità e funzionalità dei servizi della medicina territoriale, preposti al trattamento delle patologie indicate sia in termini di prevenzione che di cura. La buona notizia è che questo indicatore presenta un tasso ormai sottosoglia, ossia positivo, in tutte le Regioni, ma con differenze territoriali.

L’insorgenza di eventi maggiori cerebrovascolari o cardiovascolari entro 12 mesi dall’evento può essere considerata come un indicatore di ridotta qualità complessiva dell’intero percorso di cura ospedaliero e territoriale. Il tasso di accesso al pronto soccorso segnala l’inappropriatezza nell’utilizzo del servizio, che può essere considerata una proxy delle difficoltà di accesso ai servizi della medicina territoriale.

L’ “Intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso”, che misura la capacità tempestiva di risposta del sistema di emergenza e le performance del sistema, registra un generale miglioramento rispetto agli anni precedenti. Le criticità in particolare sono evidenti nelle Regioni Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, dove il tempo complessivo necessario per essere raggiunti supera i 23 minuti. La quota di prestazioni ambulatoriali in classe di priorità B garantite entro i tempi diminuisce, rispetto all’anno precedente, in 11 Regioni, ma – si legge – su questo indicatore influiscono in maniera determinante il criterio di validità del dato e la fonte informativa, che non consentono di determinarne la misura con reale affidabilità.

Rispetto al consumo di antibiotici, farmaco tracciante dell’iper-prescrizione farmacologica, si evidenzia che nel 2022 il valore più alto si registra in Campania, con oltre 7.100 DDD (Defined Daily Dose, dose definita giornaliera) per 1.000 abitanti e, a seguire, in Abruzzo, con circa 6.900 DDD per 1.000 abitanti.

Una cartina tornasole dell’efficienza di un servizio sanitario è quello della presa in carico in assistenza doimiciliare. Si osservano punteggi sotto la soglia di sufficienza in Calabria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Con riferimento specifico all’assistenza per gli anziani non autosufficienti in strutture residenziali la tendenza è al miglioramento rispetto al 2021, ma con un significativo gradiente geografico Nord-Sud e valori critici in particolare in Campania e in Basilicata. Lo stesso gradiente nord-sud emerge nella proporzione di tagli cesarei primari in strutture con meno di mille parti/anno.

E ancora, il numero di deceduti per causa di tumore assistiti dalla Rete di cure palliative registra, nel 2022, un generale miglioramento del valore che era rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni: si evidenzia, tuttavia, che solo 8 Regioni hanno ottenuto punteggi al di sopra della soglia di sufficienza.

Con riferimento all’indicatore relativo ai ricoveri in Hospice di malati con patologia oncologica, provenienti da ricovero ospedaliero o da domicilio non assistito nei quali il periodo di ricovero in hospice è inferiore o uguale a 7 giorni, indicatore tendente a valutare la congruità del ricovero in hospice, risulta sostanzialmente stabile a livello nazionale; i valori più critici si registrano in Valle d’Aosta, P.A. di Bolzano, Toscana e Abruzzo (con valori superiori al 33%).

Un altro indicatore di appropriatezza organizzativa è la proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza postoperatoria inferiore a tre giorni. In tutte le Regioni, con l’eccezione di Valle d’Aosta e Calabria, il punteggio dell’indicatore supera la soglia di sufficienza. La percentuale di pazienti con più di 65 anni con diagnosi di frattura del collo del femore operati entro 2 giorni in regime ordinario è complessivamente stabile, ma occorre evidenziare che 10 Regioni registrano un peggioramento rispetto all’anno 2021 e 9 si posizionano al di sotto della soglia dell’indicatore. Le situazioni più critiche risultano in Molise, Calabria e Sardegna.

Infine, il tasso di rinuncia a prestazioni sanitarie per inappropriatezza organizzativa nell’offerta dei servizi e/o per ragioni economiche appare in riduzione nel periodo osservato, ma anche qui le discrepanze territoriali sono notevoli. I valori più alti si registrano in Piemonte, Basilicata e Marche, i valori più bassi in Valle d’Aosta e Puglia.

Per approfondire. 

Autonomia differenziata. I numeri per farsi un’idea della situazione di partenza – Prima parte