Nel grafico sopra, ogni squadra riporta le quote attribuite per la conquista del titolo (gradiente che vira dal giallo verso il viola), affiancate dal monte salari 2024/25 (gradiente che vira dal rosso per gli scenari più costosi al verde delle situazioni meno opprimenti dal punto di vista degli esborsi).
Da notare che le quote delle “odds” americane sono da intendersi come il guadagno che si potrebbe fare con una scommessa ideale da 100 dollari.
Dallas Mavericks
La finale persa contro i Celtics ha fatto meno male i quanto si potrebbe credere perchè, diciamocelo, anche se hai in squadra il wonder boy della lega, non è automatico vincere tre turni di playoff ad ovest, men che meno se la sinergia con l’altra stella della franchigia è sbocciata da poco ed il resto del roster non è di primissimo livello in fatto di nomi come potrebbe essere invece quello dei rivali.
Detto questo, si ripartirà ovviamente da Doncic ed Irving che si alternano in cabina di regia che però quest’anno troveranno sull’arco dei tre punti e negli angoli del campo uno dei tiratori migliori della storia, con la speranza di migliorare le percentuali di tiro che nelle scorse Finals sono risultate sotto le aspettative.
Ci sarà quindi Klay Thompson a ricevere gli scarichi delle penetrazioni del duo in regia e sarà chiamato a rinvigorire il suo status dopo le ultime stagioni altalenanti tra le fila dei Warriors che lo hanno visto al centro delle critiche dei media, spingendolo ad allontanarsi dalla franchigia che lo aveva scelto al draft per abbinarlo al tiratore più forte di sempre (Steph Curry) dando origine al famigerato duo degli Splash Brothers.
Minnesota Timberwolves
Con un uomo solo al comando, non tanto per mancanze altrui, quanto per strapotenza atletica che è seconda sola alla fiducia nei propri mezzi, la squadra di Minneapolis si affida ad Anthony Edwards per vendicare la cocente sconfitta subita in finale di conference da parte dei Mavericks anche se ci sarà da scoprire un nuovo assetto tattico dopo la partenza di KAT per far spazio a Julius Randle (che meglio si presta ad affiancare Gobert nel quintetto di partenza) e al tanto compianto Donte DiVincenzo da parte dei tifosi newyorkesi.
Aver vinto l’oro olimpico sarà stato di certo galvanizzante e a giudicare dalle performance in pre-seaseson non è da escludere che Ant Man possa diventare ufficialmente il cosiddetto “dark horse” nella corsa al titolo di MVP se i T-Wolves dovessero riuscire a migliorare quanto dimostrato lo scorso anno.
Dai, non giriamoci attorno.
Quest’anno sarà anche l’anno di LeBron James… sì, ma non “quello” grande; parliamo della versione junior, detto Bronny.
Ormai se ne parla da ancora prima del draft di giugno e se è vero che con un cognome del genere, unito ai vari assist che il padre ha lanciato alla dirigenza dei Lakers perchè la cosa si potesse concludere con un momentaneo happy ending, è anche vero che un padre ed un figlio non si erano mai visti sullo stesso campo da gioco contemporaneamente.
Il fatto che uno dei due sia tra i miglior 3-4 giocatori di sempre non aiuterà di certo il figlio, ma dal punto di vista storico siamo di fronte ad una prima volta che sa molto anche di quasi unica, con buona pace degli hater che stanno già massacrando Bronny, ma a noi piace pensare che sia più un testamento alla grandezza ed ala longevità di LBJ.
In conclusione, occhio di riguardo e sempre attento anche per i Bucks che ripartiranno da un Giannis sano chiamato insieme a Lillard ad un anno-2 più convincente della scorsa stagione, senza dimenticare i Phoenix Suns di Kevin Durant e Devin Booker, compagni di squadra anche alle Olimpiadi, che con il monte stipendi più alto della lega vorrebbero provare a far splendere più sole in quel dell’Arizona dove lo scorso anno sono state più le nuove che i raggi di speranza verso il titolo.
Non ci resta quindi che augurare a tutti buona stagione e ci si vede tra qualche mese per tirare i primi bilanci.
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