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politica

Come si misura l’instabilità di governo? Con i dati delle la transizioni dal 1800 al 2018

Nella prima settimana di dicembre l’opposizione siriana ha destituito Bashar al-Assad e, attraverso la conquista di Damasco, segnato la fine del regime assadista iniziato da Hafez al-Assad, padre di Bashar.
La dittatura degli Assad è iniziata nel 1971 e ha visto Bashar succedere al padre nel 2000, dopo la sua morte: più di 50 anni di un regime autoritario che ha privato i cittadini siriani delle loro libertà.

Nel 1979, in Iran, la Rivoluzione islamica, ha mutato l’ordinamento politico teorico del paese, passando da una monarchia alla repubblica – islamica e di fede sciita – ma le libertà dei cittadini non subirono miglioramenti e, anzi, l’applicazione della Sharia ne ridusse ancora di più lo spettro.
La transizione da un regime politico a un altro è un processo delicato, spesso ricco di violenza e che pone molti punti interrogativi su quello che accadrà dopo, specialmente in base a chi ottiene il potere.

The Polity Project, del Center for Systemic Peace, raccoglie tutte la transizioni politiche che sono avvenute nel mondo, dal 1800 al 2018.
La misurazione delle forme di governo viene realizzata attraverso un indice che va da -10 a 10:

  • i valori da -10 a -6 indicano un’autocrazia;
  • i valori da -5 a 5 indicano un’anocrazia;
  • i valori da 5 a 10 indicano una democrazia;
  • i valori pari a -66, -77 e -88 possono essere visti come un’anocrazia, visto che rappresentano i periodi di transizione.

 

Avere un indice pari a -10 significa essere in presenza di una piena autocrazia dove l’intero potere assoluto è in mano a un singolo individuo, mentre un valore uguale a 10 indica invece una piena democrazia.
Conseguentemente, le anocrazie, rappresentate da valori da -5 a 5, rappresentano quelle forme politiche dotate sia di aspetti autocratici che democratici, che però non devono per forza essere interpretati come periodi momentanei precedenti una dittatura o una democrazia. Un’anocrazia può essere chiusa, con valori che andranno da -5 a 0, e rappresentare una regia politica in cui le elezioni non prevedono alcuna concorrenza, oppure aperta, con valori che vanno da 1 a 5, e quindi prevedere una competizione per l’ascesa al potere.

Nel 2018, circa il 60% dei paesi analizzati si trova in una situazione di democrazia o piena democrazia, il 12% in un’anocrazia aperta, il 15% in un’anocrazia chiusa e il restante 13% in un’autocrazia; questo significa che solamente sei paesi su dieci sono esenti da elementi autocratici all’interno della loro forma di governo.
Dal punto di vista geografico, molti paesi che presentano forme più autocratiche di governo sembrano concentrarsi nel continente africano, in Medio Oriente e Oriente.

I dati mostrano che su trentanove paesi che nel corso della storia analizzata hanno costituito una democrazia piena, cioè con un valore di polity pari a 10, dieci di loro hanno vissuto in periodi con indici pari a -10 o a -9, ossia in dittature.
Più generalmente, considerando tutte le trentanove democrazie piene, con indice pari a 10, ben due terzi di loro proviene da dittature o da anocrazie chiuse e solamente nove di queste hanno vissuto sempre in democrazia – con indice superiore a 5.

Prendendo in considerazione l’intero spettro democratico, rappresentato da un indice superiore a 5, allora, dal 1800 in poi, sono state registrate 119 democrazie, delle quali circa il 75% sono nate successivamente a un’autocrazia o un’anocrazia chiusa.
Il passaggio da regime autocratico a democratico non è però a senso unico; infatti, una democrazia può subire variazioni introducendo aspetti di carattere più autoritario, fino a sfociare nella dittatura.

Secondo i dati analizzati, trentotto paesi che si trovavano in una democrazia piena hanno peggiorato il loro indice democratico, passando da un valore pari a 10 a uno più basso; quasi il 50% di loro non solo ha visto diminuire il loro livello democratico, ma lo ha visto crollare arrivando a misure che rappresentano la dittatura.
Uno scarto pari a -5 significa che l’indice relativo al regime politico di quello specifico paese è passato da 10 (piena democrazia) a 5 ed è ottenuto attraverso il calcolo 5 – 10 = -5.

Dal grafico seguente si nota come negli anni più recenti la diminuzione del livello democratico ha interessato un numero maggiore di paesi rispetto al passato; anche se nella maggioranza dei casi non si è giunti a una dittatura, si è comunque assistito a un peggioramento delle condizioni democratiche in svariate aree del mondo.

Un regime politico può subire variazioni a causa di una molteplicità di fattori. In generale, le democrazie sembrano forme di governo più stabili rispetto ad autocrazie o simili, ma sono comunque anch’esse soggette a cambiamenti.
Attraverso la misurazione del regime democratico è possibile individuare, per ciascun paese, gli anni di stabilità, siano essi dettati da un’autocrazia, da una democrazia o da forme miste di governo.

In Italia, dalla nascita dell’omonimo Regno a oggi, è possibile notare tre principali forme di governo: un’anocrazia chiusa, un’autocrazia e una democrazia.
L’anocrazia chiusa ha i suoi inizi con la dichiarazione dell’Unità d’Italia nel 1861 e prosegue fino al 1925, con un intensificarsi degli elementi più democratici e liberali dal 1901, quando la guida del paese fu affidata a Giovanni Giolitti.

Dal 1921, il Partito Nazionale Fascista iniziò a ottenere molto consenso, decretando l’inizio del regime dittatoriale fascista in Italia; infatti, dopo la marcia di Roma nel 1922, Mussolini viene dichiarato primo ministro dal re Vittorio Emanuele III, con la speranza che la violenza esercitata dai fascisti non degenerasse ulteriormente.
Mussolini comandò fino al 1943, quando, in seguito alla Resistenza dei partigiani e alla richiesta al Re di riprendere il potere, venne arrestato; il Regime fascista si concluse definitivamente nel 1945, con la morte del dittatore.
Nel 1946, al popolo italiano venne chiesto di scegliere tra monarchia e repubblica e, con la vittoria di quest’ultima, iniziò il periodo democratico che dura fino a oggi.

Tale interpretazione può essere realizzata per ogni tipo di paese; ad esempio, concentrandoci nel Medio Oriente, è possibile studiare cosa è avvenuto nella storia della Siria, dell’Iran, del Libano e dell’Afghanistan.

I paesi visti sopra presentano una instabilità elevata che può essere notata dai numerosi cambi di regime e dalla scarsa durata media di ciascuno, ma soprattutto dal fatto che spesso i cambiamenti non sono migliorativi, ma volti ad incrementare aspetti autocratici nella forma di governo del paese.
Considerando tutti i paesi e tutte le possibili forme di governo, una tipologia di regime dura, in media, 18.6 anni, ma questo valore non fornisce alcuna informazione; infatti determinati paesi hanno una stabilità molto più elevata dagli altri, anche a causa della presenza di più elementi democratici rispetto ai paesi meno stabili. Inoltre, c’è da considerare che molti paesi sono nati più recentemente; ad esempio, l’Ucraina riuscì a dichiararsi indipendente solamente nel 1991, quindi i dati partono da quell’anno.

Per quanto riguarda i paesi visti sopra, la Siria presenta una durata media di ciascun regime pari a circa 8 anni, mentre l’Iran a quasi 30 anni – ma solamente a causa dell’egemonia dell’Impero ottomano che la controllò dal 1517 al 1920. Come detto sopra, anche utilizzando una media per singolo paese si rischia di fornire informazioni fuorvianti, viste le singolarità di ciascun singolo paese che rendono difficile un confronto tra paesi.

I dati del Polity Project permettono di analizzare le forme di governo di ciascun paese e di comprendere l’instabilità politica che li caratterizza, investigando la durata di un particolare regime e, più nello specifico, i periodi in cui la forma politica non subisce variazioni significative, né positive né negative.

La storia dei regimi politici dimostra come l’instabilità sia una condizione fisiologica degli stati e come, anche una volta ottenuta la democrazia, non vi sia alcuna garanzia che non si possa tornare a forme di governo più autoritarie e liberticide.

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