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economia

La crisi degli sfollati in Sudan ha raggiunto livelli senza precedenti

Il conflitto sudanese è scoppiato il 15 aprile 2023 e vede fronteggiarsi le forze armate del Sudan (SAF) guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan e le forze di supporto rapido (RSF) comandate da Mohamed Hamdan Dagalo. I due leader avevano in precedenza condiviso il potere quando, successivamente al colpo di stato nel 2019 ordinato da Burhan, salirono alle redini del governo di transizione che avrebbe dovuto portare la democrazia e la stabilità nel paese nell’arco di due anni.

Gli accordi non vennero mantenuti e la fame di potere che divorava i due comandanti sfociò in uno scontro tra esercito sudanese e forze di supporto rapido. Lo scontro è continuato senza tregua fino a oggi, ha ridotto quasi 25 milioni di persone a livelli di insicurezza alimentare elevati e circa 650.000 a livelli catastrofici: più di metà popolazione sta soffrendo la fame.

I conflitti in Medio Oriente e in Ucraina hanno in parte monopolizzato il dibattito su quello che succede nello stato africano e il silenzio che imperversa a riguardo suona assordante.
Gli scontri avvenuti nel territorio sudanese hanno trasformato il paese nel teatro di una delle crisi di sfollati più gravi della storia: ci sono 12 milioni di “Internal Displacement Persons” e quasi il 70% di loro rientra nella categoria dal 15 aprile 2023, a partire dal tentativo di saziare la sete di potere dei due generali, a partire dallo scoppio del conflitto.

La città che ospita più rifugiati è quella di Al Fasher, capitale del Darfur Settentrionale, che ne accoglie più di 600.000 e, in generale, è il Darfur stesso ad accogliere la maggior parte degli sfollati: un totale di più di 5 milioni.
Subito dopo, c’è la città di Gedaref, parte dell’omonimo Stato, che insieme ospitano rispettivamente 350.000 e più di 1 milione di sfollati interni.

Tra gli sradicati dal proprio paese natio c’è anche chi ha deciso di rifugiarsi nei paesi confinanti e tra di loro ci sono molti individui che non hanno nazionalità sudanese. Infatti, se la quasi totalità – più o meno il 99% – di coloro che si sono rifugiati in Egitto è sudanese, circa il 76% di chi si è rifugiato nel Sud Sudan non lo è ed è, principalmente, sud sudanese.
In totale, si sono rifugiati nei paesi confinanti più di 3 milioni di persone.

 

La crisi degli sfollati in Sudan ha raggiunto livelli senza precedenti nel 2024, con un aumento del 27% del numero totale di sfollati interni durante l’anno. Più del 30% della popolazione sudanese è stata costretta ad abbandonare le proprie case, cercando rifugio all’interno del paese o attraversando i confini verso i paesi vicini.

 

Nel solo mese di novembre 2024, si stima che 393.337 persone – pari a 78.963 famiglie – siano state sfollate a causa di un’escalation dei conflitti nella regione di Aj Jazirah, geograficamente sotto la capitale Khartoum. La situazione umanitaria è drammatica, con il cibo che continua a rappresentare il bisogno più urgente per le comunità colpite in 13 dei 18 stati del Sudan. Si stima che l’84% delle famiglie sfollate necessiti di assistenza alimentare.

 

Oltre al cibo, circa il 78% delle famiglie sfollate ha segnalato la necessità di beni non alimentari, in particolare materiali per costruire ripari e combustibile, fondamentali per affrontare le temperature più rigide. Questa crisi trasforma il Sudan nell’epicentro della più

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