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economia

Le 30 enni libere professioniste fatturano ancora la metà dei coetanei

Già a meno di 30 anni una giovane professionista donna guadagna il 25% in meno dei colleghi uomini, fra i 30 e i 40 anni – l’età in cui si mette su famiglia – le ragazze fatturano quasi la metà dei loro compagni. Eppure le libere professioniste sono sempre di più, anzi questo fatto sballa le statistiche.
Se si vanno a leggere i dati sulla libera professione in Italia si nota una diminuzione del reddito medio complessivo. In realtà i redditi degli uomini crescono: il calo apparente è dovuto all’aumento della componente femminile tra i professionisti. In 17 anni, dal 2007 al 2023, le donne sono passate dal rappresentare il 30% degli iscritti al 41% del totale. Ma dal momento che hanno mediamente redditi inferiori rispetto ai colleghi uomini, il loro crescente peso percentuale nella professione ha un impatto significativo sulle statistiche aggregate.

Il dato complessivo, al 2023, fa registrare una differenza di reddito complessivo pari a circa il 47%. Le commericialiste guadagnano la metà dei commercialisti, le avvocate la metà degli avvocati, le ingegnere e le architette poco più della metà degli ingegneri e degli architetti Questo divario, significativo, è in parte spiegato dalla maggiore concentrazione di donne nelle fasce di età più giovani, come evidenziato dalle analisi precedenti. L’età media delle donne è di circa 46 anni, contro i 52 degli uomini e le professioniste under 40 sono circa il 14,6% del totale degli iscritti contro il 12,5% degli uomini.

Inoltre il reddito medio delle libere professioniste si aggira intorno ai 29.000 euro, ma ben il 50% di esse guadagna meno di 16.000 euro. Un fenomeno simile si verifica anche per gli uomini: il reddito medio è di circa 54.000 euro, ma il 50% dei professionisti maschi ha un reddito inferiore ai 29.000 euro, ma da 16 a 29 mila euro c’è una grande differenza. Questi risultati sono influenzati dalla presenza di una ristretta minoranza di professionisti con redditi molto elevati, che spingono il valore medio verso l’alto.

Questi dati provengono dall’ultimo rapporto annuale di ADEPP (dicembre 2024) la Federazione degli Ordini a cui fanno capo le professioni con Ordine professionale, ha pubblicato il suo rapporto annuale, che anche questa volta ha il pregio di evidenziare i dati disaggregati insieme per genere e fascia d’età.
Stiamo parlando di professionisti e professioniste iscritte a casse di previdenza diverse da INPS Gestione Separata, in quanto appartenenti a un ordine professionale (giornalisti, avvocati, medici, psicologi…). Tecnicamente insomma, i più “fortunati”. È importante precisare che nel computo di Adepp rientrano anche i professionisti con albo e con contratto di lavoro dipendente. Per confronto, il rapporto mostra anche i redditi dei professionisti rientranti nelle categorie delle professioni non ordinistiche differenziate per settore di attività.

I dati INPS Gestione Separata confermano che non è cambiato nulla

È interessante fare un paragone con chi invece svolge – o è costretto a svolgere – attività libero professionale senza iscrizione all’albo: collaboratori a progetti, venditori, collaboratori occasionali di vario genere, medici in formazione specialistica, dottorandi o assegnisti di ricerca. Questi professionisti rientrano nella Gestione Separata di INPS e sono i più vessati perché non hanno alcun ordine professionale di categoria e hanno un’aliquota previdenziale molto più elevata. Anche qui il gap di genere è notevole e non cala negli anni. Secondo i dati dell’ Osservatorio sui lavoratori parasubordinati (ultimo aggiornamento ottobre 2024) fra collaboratori e professionisti il numero di lavoratori parasubordinati contribuenti nel 2023 è pari a 1.594.776 (oltre 900 mila uomini e più di 600 mila donne) con un reddito medio di 26.084 euro (i collaboratori) e 17.626 euro (i professionisti): una media di 17.134 euro per le donne e e 31.510 per gli uomini.
L’Osservatorio delle libere professioni a inizio 2025 ha pubblicato un rapporto di sintesi che confronta i dati dalla Gestione Separata di INPS dal 2014 al 2023 (qui a pagina 10) Risultato: si conferma che non è cambiato nulla.

Dietro queste differenze c’è una realtà sociale che va oltre le statistiche: il lavoro di cura. Le donne, infatti, continuano a farsi carico in misura maggiore delle responsabilità domestiche e familiari, un carico invisibile che limita la loro capacità di dedicarsi pienamente alla carriera professionale.
Un’indagine condotta dal Centro Studi AdEPP nel 2022, su un campione di 100 mila liberi professionisti, ha rilevato che le donne, in media, dedicano meno ore all’attività professionale rispetto ai colleghi uomini. Questo elemento rappresenta senza dubbio un fattore che contribuisce alla differenza di reddito tra i due generi, rimarcando le diverse dinamiche di conciliazione tra vita lavorativa e personale.

Questo fenomeno contribuisce a spiegare perché le libere professioniste guadagnano meno: non solo a causa di un mercato del lavoro che non riconosce adeguatamente il loro contributo, ma anche per la difficoltà di conciliare impegni lavorativi e familiari. Mentre gli uomini, spesso, possono dedicare più tempo e risorse alla crescita professionale, le donne si trovano a fare i conti con un sistema che non supporta adeguatamente il loro doppio ruolo, limitando così le loro opportunità di reddito. È quindi fondamentale ripensare le politiche di conciliazione vita-lavoro e riconoscere il valore del lavoro di cura per abbattere questo divario.

Un fatto che merita attenzione riguarda il rapporto tra fatturato e reddito ai fini previdenziali. In particolare, si osserva come questo rapporto tenda a diminuire con l’avanzare dell’età, con una differenza più marcata tra reddito e fatturato tra i professionisti maschi rispetto alle donne. Questa discrepanza può essere attribuita a diversi fattori, tra cui il fatto che molti professionisti, in particolare uomini, vedono la loro attività come un lavoro che supporta altri professionisti, rendendo il loro fatturato quasi equivalente al reddito. Questo fenomeno appare più evidente tra i giovani e le donne, per le quali, spesso, la professione viene adattata a esigenze di conciliazione tra vita familiare e lavoro, portando a scelte di specializzazioni che, pur garantendo flessibilità, potrebbero comportare un fatturato più contenuto.

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