Una proiezione della società McCrindle ci fa riflettere: in appena 10 anni, nel 2035, la fascia degli under 30 sarà molto più esigua rispetto a oggi. Ma non è colpa del fatto che facciamo meno figli.
L’anno 2025 segna l’inizio della Generazione Beta, che secondo le statistiche dovrebbe includere i nati nel corso dei prossimi 14 anni, ossia fino al 2039. Stando a un’elaborazione statistica basata sui dati della società McCrindle aggiornati a maggio 2024, la Generazione Beta raggiungerà il 16% della Popolazione entro il 2035, che significa che i bambini e i ragazzi con meno di 15 anni saranno solo il 16% della popolazione mondiale. Oggi, nel 2024, gli under 15 sono il 23% del totale degli esseri umani abitanti il pianeta.
Il grafico mostra quanto peseranno le varie “generazioni” fra 10 anni rispetto a oggi. Notiamo per esempio che nel 2035 gli under 15 – rappresentati dalla Generazione Beta – saranno il 16% mentre oggi gli under 15 – rappresentati dalla generazione Alpha – sono il 23%. In generale si vede chiaramente che la percentuali di under 30 in soli 10 anni diminuirà sensibilmente. La generazione Beta sarà anche di meno di quella dei loro fratelli maggiori, la generazione Alpha, i nati tra il 2010 e il 2024.
Siamo andati ad analizzare i dati Istat per avere un focus sull’Italia. Oggi gli under 15 sono ancora di meno: il 13% della popolazione, mentre gli over 60 sono il 30%. In particolare i 61-79 enni – i baby boomers – sono il 22,7% del totale e buona parte di loro, come ci si augura, sarà ancora su questa Terra nel 2035.
Non ci cimentiamo in tentativi di previsioni statistiche per l’Italia, dal momento che sono necessari strumenti statistici usati dagli addetti ai lavori che considerano molte variabili. Ci basti sapere che rispetto alle previsioni di McCrindle partiamo già svantaggiati quanto a giovinezza della popolazione.
È che facciamo meno figli?
Si tende a usare questo come mantra per spiegare l’invecchiamento della popolazione, al netto del fatto che nel corso degli ultimi decenni la medicina ha fatto passi in avanti significativi per trattare le malattie, con la conseguenza che si tende a invecchiare di più, sebbene non sempre in salute.
La realtà è che non è vero che oggi facciamo meno figli, ma che ci sono meno donne in età fertile perché a un certo punto, decenni fa, abbiamo iniziato a fare meno figli. Ne parlavamo mesi fa: in Italia si contano 1,24 figli per donna e in nessuna provincia oggi si raggiungono i 2 figli per donna, anche se a ben vedere è dal 1975 che non si registra un tasso di fecondità superiore a 2. Bisogna considerare infatti che il calo della natalità è iniziato fra il 1976 e il 1995, che significa che oggi ‘mancano all’appello’ le madri potenziali, cioè quelle donne che nel 2020 avrebbero fra i 25 e i 44 anni. Non è un tema solo italiano, ma che riguarda quasi tutti i paesi occidentali europei, con minor vigore per quelli che hanno sistemi di welfare sulla famiglia più forti.
Come stanno le cose oggi
Attualmente, la generazione con la percentuale più bassa di popolazione è la Generazione Silenziosa (Silent Generation), che comprende le persone nate prima del 1946 (oggi over 80), con una presenza del 3% della popolazione totale, ma si prevede che questa quota scenda drasticamente al 0,4% entro il 2035.
I famigerati Baby Boomers, che comprendono i nati tra il 1946 e il 1964, costituiscono oggi il 13% della popolazione globale. Nei prossimi dieci anni, però, questa percentuale è destinata a calare all’8%, poiché la maggior parte di loro entrerà nella fascia di età oltre i 70 anni. In Italia, la fascia 61-79 anni rappresenta una porzione ancora più significativa, pari al 22,37% della popolazione. Sebbene l’allungamento della vita grazie ai progressi medici permetta a questa generazione di vivere più a lungo, le implicazioni sul sistema sanitario e previdenziale sono evidenti. Il crescente numero di pensionati pone una sfida alle risorse pubbliche, ma offre anche l’opportunità di valorizzare l’esperienza e il contributo che gli anziani possono ancora fornire alla società, a condizione che vengano adottate politiche sociali mirate.
La Generazione X (nati tra il 1965 e il 1979), che oggi rappresenta il 17% della popolazione, vedrà una lieve contrazione nel corso dei prossimi anni, passando al 14% entro il 2035. Questo gruppo, che si trova nel pieno della carriera o sta avvicinandosi alla pensione, rappresenta una parte fondamentale della forza lavoro, sebbene il suo progressivo invecchiamento sollevi interrogativi sul futuro del mercato del lavoro. In Italia, la fascia 46-60 anni è la più numerosa, rappresentando il 23,92% della popolazione, e un numero sempre maggiore di persone si troverà ad affrontare una transizione verso la pensione. L’aumento dell’età media della forza lavoro e il relativo allungamento dell’età pensionabile pongono interrogativi su come garantire una pensione adeguata e come incentivare la permanenza dei lavoratori in attività più a lungo, soprattutto per coloro che ricoprono ruoli che richiedono esperienza piuttosto che impegno fisico.
I Millennials, i nati tra il 1980 e il 1994, oggi rappresentano il 21% della popolazione mondiale, ma questa quota è destinata a ridursi leggermente al 19% entro il 2035. In Italia, però, questa generazione è meno numerosa, rappresentando solo il 17,71% della popolazione. Si tratta di un gruppo che sta consolidando la propria carriera e, per molti, sta formando una famiglia. Nonostante non siano la generazione più numerosa, i Millennials sono fondamentali per la produttività economica del paese. Una delle principali sfide è garantire che questa fascia di età invecchi in salute, anche per evitare il pesante carico sulle generazioni future. La loro capacità di contribuire alla crescita economica dipende dalla loro salute fisica e mentale, così come dalle opportunità professionali che il sistema sarà in grado di offrire.
La Generazione Z, comprendente i nati tra il 1995 e il 2009 (tra i 16 e i 30 anni), costituisce oggi il 23% della popolazione globale, ma si prevede una leggera contrazione al 20% nei prossimi anni. In Italia, questa generazione rappresenta solo il 15,13% della popolazione, ma resta cruciale per l’economia, poiché è quella destinata a entrare nel mondo del lavoro nei prossimi anni. La loro transizione dall’istruzione al lavoro è un tema centrale, e la disoccupazione giovanile, ancora alta, potrebbe diventare un problema serio se non accompagnata da politiche efficaci di inserimento nel mercato del lavoro.
Per approfondire
L’Italia è quarta in Europa per speranza di vita
Demografia d’impresa, sempre più comuni a natalità zero
Demografia, per ogni 1.000 residenti in Italia sono nati poco più di sei bambini.