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Negozi, servizi e ospedali a 15 minuti di distanza? Milano al primo posto

 

Una ricerca dimostra che vivere in un contesto che permetta di raggiungere a piedi i servizi di primaria necessità può incoraggiare una maggiore attività fisica, riducendo i tassi di obesità e aumentando la felicità dei residenti (dato che in questo modo vengono favoriti i legami sociali). Sulla base di tale consapevolezza si potrebbe dire che vivere in una città che permetta questo genere di spostamenti abbia i suoi vantaggi. E qui entra in gioco lo studio “A universal framework for inclusive 15-minute cities”, condotto da Matteo Bruno insieme ai suoi colleghi del Sony Computer Science Laboratories di Roma e pubblicato su The Economist, dove si è cercato di capire (su scala globale) quali fossero le città più praticabili a livello pedonale. Tra queste primeggia indiscussa un’italiana: Milano.

 

Ma come sono stati raccolti i dati? Come funziona la ricerca? Innanzitutto, le città sono classificate in base a due principali parametri: al tempo medio per raggiungere a piedi i principali servizi e alla percentuale di residenti che si trovano a 15 minuti a piedi da tali attività. I luoghi chiave presi in considerazione sono scuole, ospedali, ristoranti e negozi. La valutazione è avvenuta su un campione di diecimila città, dando degli ottimi risultati in Europa. Infatti, nella classifica dei grandi centri urbani (quelli con più di mezzo milione di abitanti), 45 dei primi 50 posti in classifica appartenevano alle metropoli del vecchio continente. Milano, fra tutte, ha conquistato il primo posto. Questo perché il milanese medio deve camminare all’incirca solo sette minuti per raggiungere i servizi e il 98% della popolazione vive in quartieri dove si possono raggiungere i luoghi chiave della comunità con una media di 15 minuti a piedi.

 

Guardando oltre alle realtà europee ci sono diverse città che dimostrano ottimi risultati. Kyoto, in Giappone, è la città non europea più percorribile della lista, conquistando il ventottesimo posto. Altre città non europee presenti nella top 50 sono: Taipei (trentacinquesimo), Kathmandu (quarantacinquesimo), Taichung (quarantanovesimo) e Tokyo (cinquantesimo).

 

Ovviamente, molto dipende dal modello urbanistico adottato. Per questo fattore le città europee hanno la fortuna di essere state fondate prima dell’avvento delle automobili, in epoche in cui gli spostamenti a piedi erano da valutarsi come la principale soluzione per muoversi. Questo ha portato a centri urbani densi e compatti, con stradine e vicoli, impostati sulla base di una stretta vicinanza tra aree residenziali e spazi pubblici. Molto più recenti sono poi le politiche implementate in Europa, come il Master Plan paneuropeo, per favorire gli spostamenti a piedi. Un modo per dare priorità a questo genere di movimento, sicuramente più sostenibile, attraverso riprogettazioni urbane.

 

Per contro, le città nordamericane, sono tipicamente note per essere state progettate in virtù di una più agevole percorribilità dei tragitti in automobile. Anche per questo motivo sono totalmente assenti dalla classifica delle top 50 su scala globale. Troviamo però Vancouver, la città canadese, al cinquantatreesimo posto nella classifica generale.

Bisogna anche dire che, secondo lo studio, dipende molto dalla concentrazione dei servizi. A Rio de Janeiro, ad esempio, le attività sono prettamente situate nei quartieri costieri. Spostando alcuni di questi servizi nell’entroterra si potrebbe ridurre il tempo medio di percorrenza a piedi dei residenti da 25 a 15 minuti. Nondimeno, circa la metà della popolazione di Melbourne vive in quartieri con un tempo di percorrenza di 15 minuti a piedi, ma i ricercatori hanno calcolato che quasi la totalità della popolazione potrebbe avere questo stesso tempo di accessibilità ai servizi se fossero meglio distribuiti.

 

Ma questi risultati quanto e come sarebbero migliorabili? A riguardo i ricercatori hanno cercato di capire come rendere i luoghi più percorribili a piedi. Parigi, per fare un esempio, si posiziona abbastanza bene: la maggior parte dei parigini impiega in media solo otto minuti per raggiungere a piedi i servizi principali della città e il 93% di loro vive in quartieri con 15 minuti di cammino dai luoghi chiave della comunità. Tali risultati sono ad ogni modo migliorabili. Gli autori dello studio hanno sviluppato un algoritmo che determina in che modo gli attuali servizi della città potrebbero essere spostati per migliorarne ulteriormente la percorribilità, scoprendo che, con un riassetto urbanistico, si potrebbero ridurre di due minuti i tempi medi di percorrenza a piedi e raggiungere un livello pari al 97% delle persone che potrebbero vivere nei quartieri “da 15 minuti a piedi”.

 

Tuttavia, come dimostrato nella ricerca, è alquanto improbabile che alcune città diventino un paradiso per i pedoni. Infatti, nei luoghi caratterizzati da un’ampia espansione suburbana, raggiungere lo status dei “15 minuti a piedi” richiederebbe un gran numero di nuovi servizi. Un esempio può essere Atlanta che per diventare pedonale come una città densamente popolata come Berlino, gli occorrerebbe un numero di servizi chiave di circa dodici volte superiore a quelli attuali. Ma i piccoli cambiamenti potrebbero comunque dare i loro frutti. Anche perché le città pedonali hanno residenti più sani e aria più pulita, senza tralasciare che l’aumento del traffico pedonale incrementa il commercio al dettaglio.

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