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finanza

Quali sono i migliori Paesi al mondo per i grandi investitori?

 

 

Non è semplice capire quale Paese offra la migliore combinazione di possibilità, sia in termini lavorativi, sia guardando ai servizi offerti per il benessere della cittadinanza. Tuttavia, a riguardo, viene in nostro aiuto l’Henley Opportunity Index, una misura nata come strumento di confronto tra i vari Paesi, per capire quale ecosistema possa definirsi ottimale ad un tipo di migrazione per investimento.

 

Questo genere di paragone tra i vari Stati ha una maggiore importanza per chi ha intenzione di sfruttare la residenza in un dato luogo per trarne tutto il potenziale imprenditoriale dello stesso. Tuttavia, in generale, è una stima che rende chiara l’idea di quale Paese al mondo sia classificabile come il migliore per viverci e sviluppare una carriera, tanto per noi quanto per la nostra famiglia. Ma prima di guardare ai risultati dell’indice, capiamo come funziona.

 

Innanzitutto, la misura ideata dalla Henley & Partners valuta le 46 principali destinazioni migratorie di investimento del mondo in base a sei parametri chiave: le possibilità di avanzamento di carriera all’interno del Paese, le potenzialità di guadagno, le prospettive di lavoro ad alto livello, le istituzioni, la mobilità economica e la vivibilità del Paese. Tutti vengono convertiti in punteggi che vanno da zero a cento, per poi essere ponderati in una media: una quota totale di opportunità, sempre da zero a cento. Sulla base dei risultati è poi possibile analizzare i vantaggi dati dall’attuale cittadinanza rispetto a quelle offerte dai principali Paesi. I dati presenti nei grafici, ideati dalla redazione di InfoData, sono stati raccolti tra gennaio e febbraio del 2025.

 

Guardando ai risultati si osserva che è la Svizzera il Paese che più di tutti offre le migliori condizioni per i grandi investitori. Grazie all’elevato potenziale di guadagno, alle possibilità di carriere e alla mobilità economica, raggiunge una quota totale dell’indice pari a 84 su 100. Il Paese elvetico, inoltre, ospita anche 7 delle 250 migliori università del mondo, faccenda che porta la Svizzera ad ottenere tra i più alti punteggi sul parametro delle istituzioni educative. Al secondo posto, invece, troviamo Singapore. Anche in questo caso rendono molto le offerte del sistema educativo (reputato all’avanguardia), insieme all’ambiente urbano vivace. Al terzo posto, poi, non potevano mancare gli Stati Uniti. Del resto appartiene alla più recente cronaca l’introduzione  da parte di Donald Trump del visto “carta d’oro” per attrarre investitori facoltosi, concedendo residenza, diritti di lavoro e un percorso verso la cittadinanza in cambio di un investimento di 5 milioni di dollari. Ma questa novità affonda le sue radici nel EB-5 Immigrant Investor Program, il programma per gli investitori di tutto il mondo (e i loro coniugi e figli non sposati di età inferiore ai 21 anni) che possono richiedere la residenza permanente (diventando titolari della “carta verde”) qualora dovessero mettere in atto diverse condizioni, come mettere in campo gli investimenti necessari per creare un’impresa commerciale negli sul territorio americano.

 

Fuori dal podio troviamo l’Australia, grazie al recente lancio del National Innovation Visa. Poi, ancora, il Canada: una delle principali destinazioni per i migranti investitori dell’ultimo decennio. Il Paese si colloca al quinto posto, ma bisogna dire che sono attualmente in fase di rivisitazione le politiche di immigrazione a causa delle preoccupazioni legate alla guerra dei dazi in città come Vancouver e Toronto. Altre realtà meritevoli di nota riguardano Il Regno Unito, che si assicura il sesto posto con l’Innovator Founder Visa, e gli Emirati Arabi Uniti, che offrono il visto Golden Residence (in questo caso viene richiesto un investimento minimo di 550 mila dollari).

 

E l’Italia? Il nostro Paese è al decimo posto, dopo l’Austria e prima di Hong Kong. L’indice è pilotato dagli ottimi risultati riscontrati nel parametro della mobilità economica, che si basa a sua volta sull’Henley Passport Index, una misura di quanto il passaporto di un dato Paese sia autorevole, in base al numero di destinazioni a cui i titolari possono accedere senza un visto preliminare. Il punto dolente, invece, riguarda i risultati ottenuti per le istituzioni educative, evidentemente valutate dagli analisti dell’indice come poco all’altezza, avendo quantificato solo 52 punti su 100. Neanche la sufficienza.

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