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cronaca

La religione dovrebbe influenzare la legislazione? Ecco cosa pensano gli italiani

Il 31% degli italiani sostiene che i testi religiosi, in particolare la Bibbia, non dovrebbero avere una certa influenza sulle leggi nazionali. Questa percentuale è superiore a quella di paesi come la Francia (25%) e la Germania (20%), ma inferiore rispetto alla Polonia (45%) e alla Grecia (50%). Nel dettaglio, il 9% degli italiani pensa che la Bibbia dovrebbe avere un’influenza decisiva, mentre il 22% sostiene che dovrebbe avere un ruolo marginale.

Questi dati provengono da un’ampia indagine condotta dal Pew Research Center statunitense, che da molto tempo pubblica sondaggi fra le altre cose sulla percezione delle persone intorno al fenomeno religioso. L’obiettivo di questo lavoro era quantificare la prevalenza delle diverse opinioni sul “nazionalismo religioso” nei vari paesi del mondo, sia nelle persone che si considerano credenti che in quelle che si considerano disinteressate alla religione. Il Centro ha intervistato circa 55.000 persone in 36 paesi tra gennaio e maggio 2024, cercando di definire con precisione i contorni di un fenomeno finora sfuggente.

È emerso che in numerosi paesi occidentali la religione continui a plasmare profondamente l’identità nazionale e le scelte politiche e si manifesta in forme diverse ma con dinamiche sorprendentemente simili.
Dai dati emerge che l’Italia si colloca in una posizione intermedia rispetto ad altri paesi europei. È risultata più vicina alla Grecia e alla Polonia per importanza attribuita alla religione nella sfera pubblica, ma più distante dalla Francia e dalla Svezia, dove la secolarizzazione (comunque la si intenda) pare molto più diffusa.Inoltre, rispetto ai paesi latinoamericani, l’Italia mostra una minore propensione a vedere la religione come un elemento essenziale per la leadership politica, ma una maggiore attenzione al ruolo della religione nell’identità nazionale.

Chiaramente tema è delicatissimo per essere affrontato con l’accetta e per ogni affermazione ci sarebbero mille distinguo da fare. Non è detto che tutti i rispondenti a un sondaggio stiano consapevolmente utilizzando il mededimo linguaggio e quindi che condividano lo stesso orizzonte di significati delle parole. È comunque un tentativo di misurare un fenomeno che solitamente sfugge alle misurazioni e per questo a noi di Infodata piace sempre molto parlarne.
La ricerca si è concentrata su quattro domande che esplorano in dettaglio il rapporto tra religione, identità nazionale e politica. La prima è quanto è importante appartenere alla religione storicamente predominante per essere veramente parte della vostra identità nazionale. Per esempio agli americani è stato chiesto quanto è importante essere cristiani per essere “veramente” americani. La seconda domanda chiedeva quanto è importante che il vostro leader nazionale condivida le vostre credenze religiose. Questa domanda misura quanto gli intervistati ritengono fondamentale l’allineamento religioso tra cittadini e classe dirigente.Una terza questione riguardava i testi Sacri e la legislazione: quanto influenti dovrebbero essere i testi sacri della religione storicamente predominante sulle leggi del vostro paese? L’ultima domanda verteva sul conflitto tra testi sacri e volontà popolare: quando i testi sacri sono in conflitto con la volontà del popolo, quale dei due dovrebbe avere maggiore influenza sulle leggi del vostro paese? Questa domanda è stata posta solo a chi aveva risposto che i testi sacri dovrebbero avere “abbastanza” o “molta” influenza sulle leggi.

Per il 65% degli Italiani la religione ha un impatto positivo sulla società

In Italia, il 65% degli intervistati ritiene che la religione abbia un impatto positivo sulla società, una percentuale superiore rispetto a paesi come la Francia (47%) e il Regno Unito (46%), ma inferiore rispetto a Grecia (67%) e Ungheria (73%). Tra coloro che vedono la religione come un fattore positivo, la maggior parte sottolinea il ruolo della religione nel promuovere valori come la solidarietà e l’aiuto reciproco. Tuttavia, solo il 57% degli italiani pensa che la religione non incoraggi la superstizione, un dato più alto rispetto a Germania (34%) e Svezia (29%), ma inferiore a Ungheria (57%).
Interessante notare come i giovani italiani siano più scettici: solo il 48% degli intervistati sotto i 35 anni condivide l’opinione che la religione sia positiva per la società, rispetto al 75% degli over 50.

Ci servono leader legati alla religione?

Solo il 22% degli italiani considera molto importante che un leader nazionale condivida le proprie convinzioni religiose, in linea con la Spagna (22%) ma significativamente inferiore rispetto a paesi come la Polonia (30%). Tuttavia, il 70% degli italiani ritiene importante che un leader difenda le credenze religiose della popolazione, un dato più alto rispetto al 54% della Germania e al 41% del Regno Unito.
L’importanza attribuita alla religione nei leader è particolarmente sentita nelle regioni meridionali del Paese, dove il 35% degli intervistati sostiene che un leader debba avere forti convinzioni religiose, rispetto al 15% delle regioni settentrionali.

Cosa conta per essere veramente italiani?

In Italia, il 43% degli intervistati considera importante seguire la religione storicamente predominante per essere “veramente” italiani. Questo valore è significativamente superiore rispetto a paesi come la Svezia (27%) e i Paesi Bassi (38%), ma inferiore rispetto alla Grecia (54%).
Analizzando i dati per fasce d’età, emerge che il 60% degli over 60 ritiene la religione un fattore chiave dell’identità nazionale, mentre tra i giovani il valore scende al 25%.

La religione favorisce atteggiamenti di tolleranza verso l’altro?

L’indagine di Pew Research ha toccato un ultimo aspetto interessante: la superstizione, tema anch’esso molto articolato e complesso, certamente impossibile da risolvere con un paio di domande poste al telefono. Quello che è emerso è che il 70% degli italiani pensa che la religione promuova la tolleranza e il rispetto reciproco, un dato simile a quello della Spagna (70%) ma più basso rispetto a Grecia (90%) e Turchia (84%). Tuttavia, il 43% ritiene che la religione incoraggi pensieri superstiziosi, con una netta differenza generazionale: solo il 35% degli over 50 ha questa opinione, contro il 55% degli under 35.

Per approfondire. 

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