Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
politica

Perché non è più possibile con ChatGpt trasformare immagini, scene di film e meme nello stile dello studio Ghibli?

Un milione di nuovi utenti in un’ora, 700 milioni di utenti attivi al mese. Sono questi i nuovi numeri di ChatGpt resi noti da Sam Altman, il Ceo di OpenAI, la società capofila dell’intelligenza artificiale che in queste ore ha raccolto 40 miliardi di nuovi investimenti.


 

Cosa è successo? 

Venerdì 14 marzo con il rilascio dell’ultimo generatore di immagini su ChatGPT di OpenAI si è scatenata un’ondata di meme online senza precedenti con immagini realizzate nello stile dello Studio Ghibli, lo studio giapponese autore di classici film d’animazione come “Il mio vicino Totoro” e “La principessa Mononoke”.

Come spesso abbiamo visto accadere sul web la facilità d’uso dei chatbot da una parte e l’ego da social dall’altra convergendo hanno prodotto su X, Instagram e WhatsApp una sorta di remake in chiave Ghibli di spezzoni di film, foto famose e personali.

Va detto che il nuovo generatore di immagini non è specializzato in anime giapponesi. E’ in grado di creare immagini di livello professionale, con testo e contenuti visivi accurati, basati sulla richiesta fornita, la cronologia delle conversazioni ed eventuali file caricati. È possibile fornire istruzioni precise con dettagli tecnici da rispettare come le proporzioni dell’immagine finale, i colori da utilizzare espressi con i codici esadecimali, lo sfondo da applicare e molto altro ancora, e si può decidere di creare un’immagine da zero oppure apportare modifiche e trasformazioni a un’immagine già esistente. Qui una breve guida sul Sole 24 Ore.com. 

Sono per esempio nate delle copertine di Gta a tema Games of Thrones, Harry Potter iper-realistici e locandine di capolavori del cinema con stile di artisti del passato. Tuttavia, per qualche insondabile mistero del distino la Ghiblification della realtà ha preso più piede.

Non tutti i fan dello Studio Ghibli però hanno apprezzato questi copia-incolla dello stile inconfondibile del disegnatore e regista Hayao Miyazaki.

Alcuni fan e studi di sviluppo hanno per esempio reagito al fenomeno pubblicando video e citazioni di del fondatore dello studio di animazione giapponese che nel lontano 2016 durante una riunone si era detto “disgustato” del risultato di una animazione prodotta con una versione di prova di un programma di intelligenza artificiale.

Chi è sicuramente rimasto spiazzato è stato il fondatore Sam Altman che probabilmente però un po’ se lo aspettava. Il giorno del rilasciato del nuovo tool così scriveva su X.

“Il nostro obiettivo è dare agli utenti la massima libertà creativa possibile”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda. “Continuiamo a impedire le generazioni nello stile dei singoli artisti viventi, ma consentiamo stili di studio più ampi, che le persone hanno utilizzato per generare e condividere alcune creazioni originali dei fan davvero deliziose e ispirate”, ha aggiunto.

“Stiamo sempre imparando dall’uso e dal feedback del mondo reale e continueremo a perfezionare le nostre politiche”.

Colto dall’entusiasmo ha persino cambiato la sua immagine del profilo sul social X con un ritratto in stile Ghibli.

Poi è iniziata la Ghibli-mania. le Gpu hanno iniziato a “fondere” per il troppo traffico.  E la reazione di Atmana è stata questa:

Traduzione: essere me > correre per un decennio cercando di aiutare a realizzare la superintelligenza per curare il cancro o qualsiasi altra cosa > per lo più a nessuno importa per i primi 7 anni e mezzo, poi per 2 anni e mezzo tutti ti odiano per tutto > svegliarsi un giorno e trovare centinaia di messaggi: “guarda, ti ho trasformato in un twink in stile ghibli haha”

E infine l’epilogo.

In un documento tecnico pubblicato martedì, l’azienda ha dichiarato che il nuovo strumento adotterà un “approccio conservativo” nel replicare l’estetica di artisti individuali.

«Abbiamo inserito un filtro che impedisce agli utenti di generare immagini nello stile di artisti viventi», ha dichiarato OpenAI. Tuttavia, ha aggiunto che «sono consentiti stili più ampi di studi — che le persone hanno utilizzato per creare e condividere creazioni originali di fan davvero ispirate e deliziose».

La vicenda solleva preoccupazioni in termini di violazione del diritto d’autore. Sono centinaia le cause chiamate a decidere se i Big dell’Ai nell’allenare i propri charbot hanno copiato senza pagare. In discussione, almeno negli Stati Uniti sono i confini delle regole del fair use e quindi dell’uso legittimo dei contenuti da parte dei chatbot.

Josh Weigensberg, avvocato dello studio legale Pryor Cashman, ha sottolineato che la vera questione sollevata da queste immagini AI in stile Ghibli è se il modello di IA sia stato addestrato usando opere di Miyazaki o dello Studio Ghibli. E questo «solleva la domanda: hanno avuto una licenza o un permesso per addestrare il modello?».

In ballo non c’è solo lo sfruttamento di contenuti protetti da diritti d’autore ma anche un modo di dare un valore all’arte, allo stile e alla creatività.

Cosa è Ai Stories? Storie lunghe su fatti, accadimenti e personaggi della rivoluzione Ai Gen.

Le altre puntate di Ai Stories 

La prova di Sora e una breve guida su come generare video con l’aiuto dell’Ai

Imagen 3 vs Dall-E3: lo scontro educato dei generatori di immagini #AIStories

Le elezioni Usa, i deepfake più assurdi di Kamala Harris e la strategia della non verosimiglianza #AiStories

Il rapporto psicologicamente scorretto di Elon Musk con l’intelligenza artificiale #AiStories

Helen Toner, il superallineamento e quello che sappiamo sul licenziamento lampo di Sam Altman #AiStories

Apple Intelligence, il laboratorio “segreto” di Zurigo e l’intelligenza artificiale migliore di sempre #AiStories