Le donne che arrivano in ospedale entro i 90 minuti dall’infarto sono la metà degli uomini, in alcune aziende territoriali anche molto meno, e in generale nella maggior parte delle ASL/ATS italiane per le donne non si raggiungono gli standard indicati dal Ministero della Salute, che ha stabilito che almeno il 60% dei pazienti ricoverati per infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) dovrebbe essere sottoposto a una procedura di angioplastica entro 90 minuti dall’ingresso in ospedale. Anche per gli uomini in circa un terzo delle realtà territoriali non si raggiunge quota 60%, ma per le donne siamo a oltre due terzi.
Sembrerebbe che le donne chiamino più facilmente un’ambulanza per mariti, padri, fratelli con sintomi di infarto ma meno il viceversa.
Le linee guida raccomandano l’intervento con Angioplastica Coronarica Percutanea Transluminale (PTCA), ossia l’inserimento dei cosiddetti “stent coronarici”, entro 90 minuti dall’arrivo del paziente in ospedale. Effettuare la PTCA nelle fasi iniziali dell’infarto riduce significativamente la mortalità a breve termine.
Un gap fra uomini e donne a svantaggio di queste ultime si riscontra anche nella mortalità a 30 giorni dopo un intervento di bypass aortico-coronarico e in quella a un mese dopo un ricovero per infarto del miocardio.
Questi dati provengono dall’analisi dei dati del Piano Nazionale Esiti (PNE) di Agenas, l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali, che mette in luce i risultati terapeutici di diversi trattamenti ospedalieri. I dati, suddivisi per singola Struttura Ospedaliera e Unità Territoriale (ULSS, ASL, AST, ecc.), offrono una panoramica dettagliata su vari indicatori.
Nella sezione “Equità” offre la possibilità di scaricare i dati in formato aperto anche disaggregati per genere. Ci sarebbe la possibilità di disaggregarli anche per titolo di studio ma le statistiche su questo aspetto sono fortemente influenzate dal fatto che per la metà dei pazienti nel 2023 non è stato raccolto il dato. L’indicatore di cui stiamo parlando è “STEMI: proporzione di trattati con PTCA entro 90 minuti dall’accesso nella struttura di ricovero”, dove STEMI sta per ST-Elevation Myocardial Infarction, ossia l’infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST, una delle due principali tipologie di infarto. La seconda è NSTEMI, infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST.
La tempestività dell’accesso all’angioplastica
Un indicatore chiave nella gestione dell’emergenza cardiologica è la tempestività di accesso alla procedura di angioplastica primaria (PTCA). Questo parametro, calcolato a partire dal 2021, misura la proporzione di interventi eseguiti entro 90 minuti dall’arrivo del paziente con STEMI in ospedale. Nel triennio 2020-2022, la percentuale di PTCA effettuate entro questa finestra temporale è rimasta stabile, ma nel 2023 si è osservato un miglioramento significativo, con un incremento dal 57% nel 2022 al 63%.
Permangono tuttavia forti disparità territoriali, con alcune regioni che mostrano performance migliori rispetto ad altre. Nel 2023, molte realtà locali hanno superato la soglia del 60% fissata dal Decreto Ministeriale 70/2015, ma la variabilità intra-regionale è rimasta marcata in territori come Umbria, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Calabria.
Perché nelle donne gli esiti sono peggiori?
La medicina di genere, negli ultimi vent’anni, ha compiuto notevoli progressi nel riconoscere che i meccanismi fisiopatologici delle malattie cardiovascolari possono differire tra uomini e donne. Un esempio evidente è rappresentato dai sintomi dell’infarto, che possono manifestarsi in modo diverso nei due sessi.
Storicamente, le donne sono state poco coinvolte negli studi clinici in ambito cardiologico. Questa mancanza di rappresentanza ha portato a due conseguenze significative: da un lato, le donne hanno meno familiarità con i segnali della malattia cardiaca e, di conseguenza, tendono a recarsi al pronto soccorso più tardi rispetto agli uomini; dall’altro, le protesi utilizzate in cardiologia, come stent e valvole, non sono state progettate tenendo conto delle specifiche caratteristiche anatomiche femminili.
Infatti, le donne presentano generalmente una massa muscolare cardiaca inferiore, un volume cardiaco più ridotto e arterie di diametro minore rispetto agli uomini, indipendentemente dalla loro massa corporea. Questi elementi evidenziano quanto sia fondamentale una maggiore attenzione alla medicina di genere nella ricerca e nella pratica clinica.
Migliora anche l’esito degli interventi di bypass
Negli ultimi anni, l’attenzione del Programma Nazionale Esiti (PNE) si è concentrata anche sugli interventi di bypass aorto-coronarico (BAC) isolati, considerati un parametro chiave per valutare la qualità dell’assistenza in cardiochirurgia. Da quest’anno, il PNE ha introdotto oltre ai bypass isolati, anche quelli associati ad altri interventi cardiaci, come la chirurgia valvolare o le endoarteriectomie.
Per quanto riguarda la mortalità a 30 giorni dopo gli interventi isolati, si è registrata una riduzione dal 1,9% nel 2022 all’1,5% nel 2023, mantenendosi ben al di sotto della soglia del 4% indicata dal DM 70/2015, ma con disparità fra uomini e donne. Tuttavia, la variabilità tra le diverse strutture ospedaliere rimane significativa, con valori elevati in regioni come Campania, Sicilia e Sardegna, dove la mediana ha superato il 4%. Questi dati suggeriscono la necessità di approfondimenti e audit clinici per identificare le cause di tali differenze e migliorare la qualità dell’assistenza.
I ricoveri per infarto sono tornati ai livelli pre-pandemici
Negli anni che hanno preceduto la pandemia di COVID-19, l’ospedalizzazione per infarto miocardico acuto (IMA) aveva mostrato una progressiva riduzione, passando da 132.896 ricoveri nel 2015 a 123.336 nel 2019. Tuttavia, la crisi sanitaria del 2020 ha determinato una brusca contrazione dei ricoveri, seguita da una ripresa negli anni successivi. Nel 2023, il numero di ricoveri è rimasto inferiore ai livelli prepandemici, registrando circa 900 ricoveri in meno rispetto al 2022 e un calo complessivo del 5,1% rispetto al trend atteso.