“Here’s all the BS that USAID funded with OUR tax dollars. Go ahead and DEFEND it, but it won’t stop us from DEFUNDING IT!” è il tweet dell’account ufficiale della Camera per gli affari esteri della Camera degli Stati Uniti, in aggiunta a un altro tweet che ritrae JD Vance, Donald Trump, Elon Musk e un cane di razza Shiba (simbolo del Doge Meme prima e del Dogecoin dopo) portare sulle proprie spalle la tomba della UsAid, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale.
Entro il primo luglio, alcune attività dell’Agenzia verranno riassorbite dal Dipartimento di Stato, mentre altre, ritenute non necessarie, saranno abbandonate.
Gli aiuti statunitensi forniti dall’Agenzia ammontano al 40% degli aiuti globali, ma non sono mai mancate critiche all’ente, creato nel 1961 per strutturare in maniera più organizzata gli aiuti erogati attraverso il Piano Marshall. Lo scopo dell’Agenzia non era solo quello di sostenere la ricostruzione dei paesi occidentali, bensì anche fornire agli stessi una stabilità politica che avrebbe impedito all’Unione Sovietica di soddisfare le proprie mire espansionistiche.
Con il crollo dell’URSS ci si è spesso domandati se una erogazione di aiuti di quella portata fosse ancora necessaria e, soprattutto, se fosse utile, se portasse benefici alle popolazioni interessate. Le duplici finalità del sostegno statunitense non permettono una risposta immediata e semplice e, infatti, in letteratura si trovano opinioni discordanti: da un lato gli aiuti umanitari non possono prevedere ritorni economici quantificabili direttamente, dall’altro, fornire aiuti instaura una relazione di “dipendenza” tra aiutante e aiutato impossibile da determinare, ma che nello scacchiere delle dinamiche geopolitiche può rivelarsi importante.
Il Centro per lo Sviluppo Globale ha effettuato un’analisi dei paesi che potrebbero essere più impattati dal taglio degli aiuti forniti da UsAid; lo studio si concentra sul settore della sanità, andando a misurare la spesa effettuata dall’Agenzia rispetto a quella assegnata dal governo nazionale.
La relazione evidenzia come ci siano 26 paesi molto vulnerabili ai tagli praticati all’Agenzia e si chiede se altri paesi o organizzazioni possono colmare il divario che si andrà a creare.
L’Afghanistan è il paese più vulnerabile: il sostegno statunitense equivale al 341% della spesa sanitaria stanziata dal governo afgano. Più in dettaglio, la media della spesa sanitaria nazionale nel biennio 2022-2023 è stata di quasi 26 milioni di dollari, mentre UsAid ha fornito aiuti per quasi 88 milioni di dollari. Con un rischio elevato di non riuscire a ripagare il proprio debito e una guerra civile che imperversa nel suo territorio, Kabul, senza gli aiuti statunitensi, farà fatica a trovare fondi sufficienti alle spese che deve fronteggiare per mantenere attivo ed efficiente il proprio sistema sanitario.
Un’altra critica mossa spesso alla UsAid era quella di generare paesi “malati cronici”, i quali, senza gli aiuti della Casa Bianca, non riuscivano ad amministrare correttamente lo stato e quindi a gestirsi in maniera autonoma. Se tale affermazione può effettivamente trovare riscontro nella realtà, un taglio graduale alle spese avrebbe ridotto di molto il disagio provocato da minori fonti di finanziamento e avrebbe permesso una migliore transizione a un governo più nazionalmente gestito.
La breccia aperta dalla chiusura delle attività firmate UsAid apre nuovi scenari e, con l’Unione Europea che dichiara di non poter colmare il vuoto lasciato da altri, la Cina potrebbe tentare di emergere come giocatore decisivo nella geopolitica mondiale, come ha già mostrato di voler fare durante la pandemia, attraverso la diplomazia dei vaccini. Di certo, alcuni paesi si ritroveranno con meno fondi da spendere e con strutture politiche già fragili, andando incontro a maggiori difficoltà. Se, però, i sostenitori dell’abolizione dell’Agenzia hanno ragione, allora gli stessi paesi potrebbero riuscire in futuro a migliorare la loro situazione politica e spezzare la catena della dipendenza che si era precedentemente creata, anche se, nel breve periodo, aiuti esterni saranno senza dubbio necessari.