Lo Stanford Institute for Human-Centered AI (HAI) ogni anno scatta una fotografia sullo stato dell’intelligenza artificiale, nel suo rapporto AI Index. Giunto alla sua ottava edizione, l’AI Index traccia, riassume e visualizza i dati relativi alle prestazioni tecniche, all’impatto economico, all’istruzione, alla politica e all’IA responsabile. I numeri vanno presi con le molle vista le guerra commerciale innescata dai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che potrebbero cambiare anche sia sul fronte dell’accesso all’harware che su quello dei costi ai servizi di Ai. Ciò premesso, è la premessa è doverosa, ecco in cinque punti tutto quello che c’è da sapete. Trovate anche cinque grafici.
1. L’Ai corre (quasi) come gli umani
Nel 2024 l’intelligenza artificiale ha fatto un nuovo balzo in avanti: modelli sempre più economici, accessibili e capaci. I test su benchmark come MMMU, GPQA e SWE-bench mostrano miglioramenti fino a +67 punti percentuali in un anno. In alcuni casi l’AI ha superato i professionisti, ad esempio nelle diagnosi mediche. Restano però limiti nel ragionamento: i modelli LLM faticano ancora con problemi logici complessi come l’aritmetica avanzata e la pianificazione.
Più Cina, meno divario con gli USA
Gli Stati Uniti restano leader nei modelli AI, ma la Cina sta recuperando terreno. A inizio 2024 il miglior modello USA superava quello cinese del 9,26%; a febbraio 2025 il gap si è ridotto all’1,7%. L’Europa è fanalino di coda: solo tre modelli degni di nota nel 2024, tutti sviluppati in Francia. I dazi USA, secondo alcuni analisti, potrebbero paradossalmente favorire Pechino frenando la crescita delle startup americane.
Costi in calo, ma l’AI resta energivora
L’efficienza dell’AI migliora: il costo per prestazioni equivalenti a GPT-3.5 è crollato di 280 volte tra novembre 2022 e ottobre 2024. I costi hardware -30% annuo, l’efficienza energetica +40%. Ma i supermodelli restano cari: Gemini 1.0 Ultra è costato 192 milioni di dollari. Anche i modelli open source si avvicinano a quelli chiusi: il gap nelle performance si è ridotto dall’8% all’1,7% in un anno.
Boom di adozione, ma i profitti restano modesti
Nel 2024 il 78% delle aziende ha adottato l’AI (erano il 55% nel 2023). Gli investimenti privati USA toccano i 109 miliardi di dollari, 12 volte quelli cinesi. Ma i ritorni sono ancora contenuti: la maggioranza delle imprese ha ridotto i costi di meno del 10% e aumentato i ricavi di meno del 5%. I dazi USA, aumentando i costi di sviluppo, rischiano di raffreddare ulteriormente l’entusiasmo.
Etica e governance, ancora luci e ombre
Gli incidenti legati all’AI aumentano, ma mancano valutazioni standardizzate. Cresce la cooperazione internazionale: UE, ONU, OCSE e Unione Africana hanno proposto linee guida comuni. Nuovi benchmark (HELM Safety, AIR-Bench, FACTS) aiutano a misurare sicurezza e trasparenza. L’ottimismo sull’AI varia: Cina (83%) e Indonesia (80%) sono fiduciose, USA (39%) e Canada (40%) molto meno. L’educazione cresce, ma restano forti disuguaglianze di accesso.
Per approfondire.
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