All’incirca in questa tornata elettorale il 50% dell’elettorato ha cambiato voto.
Milano: Giuseppe Sala 41,7%, Stefano Parisi 40,8%.
Secondo il Cise, che ha stilato i flussi elettorali delle amministrative 2016, un quinto degli elettori che nel 2011 diede la propria fiducia alla Moratti (centrodestra), ora ha votato per Giuseppe Sala (centrosinistra), il quale si è aggiudicato anche i voti dell’allora candidato di centro Palmeri. Sala ha perso più del 50% dei voti del centrosinistra del 2011. Il 63% dei voti guadagnati da Stefano Parisi proviene, invece, dall’elettorato della Moratti del 2011 e una piccola parte da quelli di Calise (M5s) e Palmeri (centro). I voti del candidato penta stellato Corrado provengono per oltre la metà dagli elettori di Pisapia e circa un quinto dagli astenuti del 2011.
Torino: Piero Fassino 41,9%, Chiara Appendino 31%
Anche a Torino, il candidato di centrosinistra Fassino è riuscito a raccogliere una grande quantità di consensi da parte degli elettori del centrodestra del 2011 anche se, come Sala, ha perso una buona quota dei suoi elettori di allora.
Bologna: Virginio Merola 39,5%, Lucia Borgonzoni 22,3%
Merola conferma il 52% dei suoi elettori del 2011, mentre uno su cinque si astiene e una piccolissima parte passa al candidato cinque stelle Bugani. Lucia Borgonzoni (centrodestra) è la seconda candidata al ballottaggio del 19 giugno e un terzo dell’elettorato di centrodestra del 2011 è rimasto fedele alla coalizione (Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e due liste civiche); solamente il 13% è rimasto fedele all’allora candidato di destra Bernardini.
Napoli: Luigi De Magistris 43%, Giovanni Lettieri 24%
I due terzi degli elettori di De Magistris del 2011 ha riconfermato la propria scelta, ma uno su cinque non si è recato alle urne; inoltre ha guadagnato un quarto degli elettori dal centrodestra e una quota uguale dal centrosinistra. Circa il 7% dei suoi voti proviene da quelli di Lettieri e dagli astenuti del 2011. Per quanto riguarda quest’ultimo, il 40% dei suoi elettori del 2011 non torna alle urne e il 30% gli riconferma il proprio voto.
In conclusione, è possibile affermare che, a distanza di cinque anni, metà dell’elettorato ha cambiato voto; anche il Movimento 5 Stelle, pur crescendo, ha perso quote rilevanti del suo bottino originario. Nonostante la vastità dei candidati e la grande offerta, la scelta più frequente, purtroppo, è stata l’astensionismo.