In tempi di inflazione negativa e tassi a zero a muoversi è solo (o quasi) il potere d’aquisto delle famiglie, mentre gli investimenti continuano a viaggiare sulla stessa linea di fine 2015. Il nuovo comunicato Istat congiunto suoi conti trimestrali delle famiglie, delle società e della Pubblica amministrazione ci dice che l’aumento del reddito disponibile nei primi tre mesi dell’anno (+0,8%) non s’è tradotto in maggiori consumi ma in un aumento della propensione al risparmio (+0,8% ora pari all’8,8%). Guardando alle serie storiche (tavola 1.1) si ha l’impressione che quest’ultima resti su livelli piuttosto elevati nonostante i bonus fiscali in circolazione da oltre un anno. Investimenti piatti con tassi a zero e più risparmio in circolazione significano una sola cosa: i canali di trasmissione dei finanziamenti alle imprese (che vogliono investire) restano deboli e probabilmente resta debole il conto economico di troppe società non finanziari, visto che la loro quota di profitti si muove di un decimale appena rispetto ai primi 90 giorni del 2015.
L’Info Data illustra bene l’andamento della propensione al risparmio, in picchiata dal quarto trimestre del 2005 e del tasso di investimento, crollato dopo i picchi del 2008.
Nella seconda Info Data ci siamo concentrati sul reddito lordo disponibile delle famiglie e sulle voci di spesa del reddito: consumi e investimenti. Nel primo trimestre del 2008, come si può apprezzare dalla curva c’è la svolta: relativamente alla spesa, le persone hanno ridotto la componente di investimento mentre quella dei consumi è stata più o meno stabile. Dal quarto trimestre del 2014 però c’è un nuovo trend di crescita degli investimenti fissi lordi