La Commissione europea ha pubblicato il rapporto annuale sull’innovazione dell’Unione; si basa su 25 diversi indicatori che vengono distinti in tre grandi gruppi. Il primo riguarda tutti i fattori che aiutano l’innovazione, cioè risorse umane, centri di ricerca e sostegno finanziario. Il secondo gruppo riflette parametri quali investimenti societari, imprenditorialità e bagaglio intellettuale. Il terzo verifica l’impatto sulla produzione.
La media europea è situata nel gruppo degli «innovatori forti», tra la Slovenia e la Francia. La capacità dell’Italia di innovare è aumentata costantemente fino al 2011, per poi scendere nel 2012 e tornare a salire nel 2013-2014, per poi scendere nuovamente nel 2015.
Nonostante la lunga recessione il nostro Paese ha compiuto dei progressi, ma è ritenuto ancora un Paese che innova moderatamente, in ritardo rispetto ai suoi concorrenti europei.
I 28 Paesi dell’Unione sono stati suddivisi in quattro gruppi. I Paesi «leader» nel campo dell’innovazione: Svezia, Danimarca, Finlandia, Germania e Olanda. I Paesi «innovatori forti» tra cui Francia, Regno Unito, Belgio e Lussemburgo. Gli «innovatori moderati», il gruppo a cui appartiene l’Italia, insieme a molti Paesi dell’est come Estonia, Repubblica Ceca, Polonia, Turchia e Croazia e, infine, gli «innovatori modesti», vale a dire Bulgaria, Macedonia, Romania e Ucraina.
La Svezia è il leader indiscusso dell’innovazione e la Lettonia è il Paese dove l’innovazione cresce di più. L’Italia risulta essere meno innovativo di Malta e Cipro.
Inoltre, vi sono differenze regionali nei singoli Paesi. In Italia, Piemonte e Friuli sono le regioni che si distinguono dalle altre del territorio nazionale. In Spagna sono i Paesi Baschi e in Slovacchia la regione di Bratislava.