L’Italia è ai primi posti per autoimprenditorialità e flessibilità, ma resta in ultima posizione per disoccupazione e percorsi di carriera. Il Centro Studi Datagiovani ha posto sotto la lente sei indicatori e ha tracciato i confini di due mercati del lavoro paralleli: quello degli under 30 e degli over 50 nei 28 Paesi europei. I sei indicatori presi in considerazione sono: disoccupazione, contratti a termine inferiori ai 12 mesi, dipendenti di alto livello, part-time involontario, autoimprenditorialità e lavoro “asociale”.
Il nostro Paese si trova in una situazione complicata per quanto riguarda l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Il tasso dei disoccupati under 30 è quattro volte e mezzo quello degli over 50, un gap doppio rispetto alla media Ue. Questa frattura è presente anche in Gran Bretagna dove i giovani disoccupati sono tre volte i senior.
Maglia nera al nostro Paese anche per la carriera: solo un under 30 su tre riveste posizioni di rilievo, contro il 52% dei dipendenti maturi. I giovani occupati a breve termine, poi, pesano sei volte di più rispetto a quanto avviene negli over 50.
Non mancano, però, alcuni segnali positivi. L’Italia è al primo posto per autoimprenditorialità, con un gap tra giovani e adulti che è la metà di quello medio europeo e anche il lavoro “asociale” occupa una buona posizione. I giovani che lavorano durante il weekend o nelle fasce orarie serali sono 1,3 volte i senior. Questo evidenzia la volontà dei giovani a sacrificare tempo libero per avere più opportunità e per riuscire a essere autonomi dalla famiglia.