Solo il 22% delle mediazioni va a buon fine e riesce a risolvere le controversie al di fuori delle aule dei tribunali. Il 78% delle liti torna, invece, di fronte al giudice.
Nella metà dei casi, una delle parti non si presenta nemmeno al primo incontro in cui il mediatore spiega gli obiettivi e le modalità di svolgimento della procedura extragiudiziale. E questo nonostante la partecipazione sia obbligatoria. Il timore delle sanzioni evidentemente non basta a ridurre le assenze: nel secondo trimestre 2016, il tasso di comparizione al primo incontro è stato del 48% – in crescita se consideriamo il 32,4% del 2013, il 40,5% del 2014 e il 44,9% dell’anno scorso.
La percentuale di successo è invece stabile. Dal 2014 al primo semestre 2016 la quota di accordi sul totale delle procedure ha sempre oscillato tra il 21 e il 23% con un picco del 23,8% nell’ultimo trimestre. Quando si “prova davvero” la mediazione, in quattro casi su dieci ci si accorda.
Il bilancio della procedura getta un’ombra sulla reale capacità della mediazione di alleggerire i carichi giudiziari. «Sono processi lenti che richiedono un adeguamento culturale che sta avvenendo. Nel futuro il trend dovrebbe migliorare moltissimo», dice con fiducia Guido Alpa, presidente della commissione incaricata di elaborare una riforma organica. L’obiettivo è quello di elaborare dei provvedimenti legislativi entro settembre 2017, data in cui scade il periodo di sperimentazione dell’obbligatorietà della mediazione.
Articolo tratto dal Sole 24 Ore del 3 ottobre 2016 a pagina 3