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Raccolta a quota 3 miliardi di dollari per le startup anti-tumori

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Tra i fronti avanzati della medicina l’oncologia è sicuramente uno di quelli che destano maggiore interesse negli investitori. I finanziamenti in questo campo hanno segnato un fortissimo incremento: sono cresciuti del 153%, passando da 1,1 miliardi di dollari nel 2014 a 2,8 miliardi nel 2015. Almeno cinque operazioni hanno superato i 100 milioni di dollari. Il record è della società biotecnologica britannica Immunocore, le cui terapie per stimolare il sistema immunitario in funzione anticancro hanno fruttato 320 milioni di dollari.
Questo interesse è purtroppo stimolato dalla crescita dell’incidenza dei tumori sulla popolazione: si stima che una persona su due di quelle attualmente in vita contrarrà qualche forma di cancro nel corso della propria esistenza. L’aumento ha svariate origini, ma la motivazione di gran lunga prevalente è il crescere della speranza di vita media: l’età avanzata è infatti uno dei principali fattori di rischio per le malattie oncologiche, e l’aumento del numero di anziani implica inevitabilmente un incremento dei casi di tumore.
Fortunatamente il cancro non è più il male incurabile per antonomasia: il numero di persone che sopravvive all’insorgere di tumori è raddoppiato. Tra il 2011 e il 2015 sono stati lanciati ben 70 nuovi trattamenti oncologici, e la pipeline dei medicinali in fase di studio clinico ha avuto un’espansione del 63% negli ultimi dieci anni. Uno sviluppo particolarmente marcato è stato quello delle terapie mirate, che individuano marcatori nei geni per formulare cure più specifiche o per trovare il modo di stimolare la reazione del sistema immunitario del paziente. Ora il settore più “caldo” per gli investimenti è quello delle immunoterapie, nonostante non lasci intravedere risultati concreti nel breve periodo.
Tutto questo ha purtroppo costi elevati. Il costo dei medicinali oncologici negli ultimi anni ha avuto un tasso di crescita composto del 9,8% (molto più elevato rispetto a quello delle terapie di supporto), e quello globale delle terapie oncologiche è salito del 14,2% nel solo 2015, arrivando a 83,7 miliardi di dollari. Questo lievitare dei costi fa sì che ci si possa attendere che entro il 2020 la spesa per le cure oncologiche superi i 150 miliardi (dati IMS Health).
Oltre al mercato dei medicinali, va considerato anche quello dei device medici, che comprende le radioterapie (5,5-6 miliardi di dollari), sia applicate dall’esterno, sia mediante “semi” radioattivi impiantati o diffusi all’interno del corpo; e i trattamenti loco-regionali (1 miliardo di dollari), che utilizzano tecniche come le microonde o il laser per l’ablazione di alcune specifiche tipologie di tumore.
In Italia sono molto pochi i casi di startup operanti nel campo dei device oncologici. Un’eccezione è Seventeen, di cui parliamo altrove in questa pagina, e che ha appena raccolto 4,2 milioni di finanziamento da parte di Panakès, fondo specializzato nel settore dei device medici. In altri campi la situazione è più rosea, come ci ha spiegato Diana Saraceni, fondatrice e managing partner di Panakès: «La diagnostica oncologica è un settore che in Italia ha parecchio da offrire: ci sono già numerose startup e interessanti progetti di ricerca. Un grande trend che da qualche anno vede tanti bei progetti italiani è quello dello screening dei tumori. È un settore in cui l’Italia ha molto da dire, assai interessante per chi volesse entrarci ora».

Articolo apparso sul Sole 24 Ore del 14 ottobre 2016 a pagina 37