In Italia è in atto una vera a propria “rivoluzione verde”.
Vantiamo innanzitutto importanti risultati sul fronte dell’ambiente a livello europeo. Siamo il secondo Paese tra le cinque grandi economie comunitarie per minori input energetici a parità di prodotto (con 14,3 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro), per minore impiego di materia (con 312 tonnellate per milione di euro) e per minore intensità di emissioni atmosferiche (con 107 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto). Abbiamo anche il primato per contenimento dei rifiuti prodotti: 42 tonnellate ogni milione di euro.
Inoltre, a giugno del 2016 la quota di produzione di energia elettrica da rinnovabili ha superato quella da fonti fossili. E il nostro Paese vanta anche il record mondiale nella quota di fotovoltaico (8%) nel mix elettrico nazionale.
Non sorprende quindi se, in uno scenario nazionale particolarmente reattivo al tema della sostenibilità, anche dal lato dell’industria si sia registrato, negli ultimi anni, un maggiore investimento in tecnologie green: il 26.5% delle imprese dal 2010 lo ha fatto o lo farà quest’anno (2016). Una quota che sale al 33% nel manifatturiero, dove l’orientamento “verde” si conferma un driver strategico per il made in Italy.
I risultati – in termini di innovazione, dinamismo sui mercati esteri e fatturato – sono migliori per le imprese della green Italy: rispettivamente il 22.2% (nel 2015) ha sviluppato nuovi prodotti o servizi contro l’11.4% delle non investitrici, il 18.7% ha esportato (a fronte del 10.9% di quelle non sostenibili) e i ricavi sono aumentati per il 25.9% delle imprese che hanno investito (contro il 16.8% delle altre).
La Lombardia è la regione con il più alto numero di eco-investimenti: 69.390 imprese, quasi un quinto del totale nazionale. Seguono Veneto (37.120 unità) e Lazio (33.630 aziende). A livello provinciale, Roma e Milano guidano la graduatoria staccando nettamente le altre città italiane grazie alla presenza di 25.240 e 22.900 imprese green.